Torino, 17/01/2017
Ritorno sull’argomento. Era inevitabile che, l’editoriale di Martedì scorso “Ingresso 5 Euro”, avrebbe creato non poche attenzioni e molte discussioni. Avevo accennato che non era mia intenzione accusare nessuno nè tantomeno creare ulteriori lacerazioni, in un calcio già lacerato e schizofrenico per conto suo. Mi sono preso, proprio dai rappresentanti di questo sport, (e la cosa mi ha sorpreso), del demagogo e uno che scrive cose verosimili che devo vendere qualcosa. Premesso che io non devo “vendere” nulla, che non devo fare iscritti o proseliti, ne tantomeno sono un demagogo. Non fa parte della mia cultura. Ho solo voluto evidenziare un fatto molto sentito dai genitori. Quanto costa caro vedere giocare, seppur per pochi minuti il proprio ragazzo, senza dare colpe a nessuno tantomeno alle società di calcio. Probabilmente l'articolo non è stato letto con attenzione sino alla fine.
In un momento sociale difficile, dove milioni di famiglie fanno fatica ad arrivare, non a fine mese, ma già alla prima settimana, dove milioni di persone perdono il lavoro, dove vi sono intere sacche di povertà che per dignità molti non confessano, dove è sempre più difficile mantenere i propri figli alla scuola diventata sempre più cara, mi sembra un’offesa dare del demagogo e mettere al di sopra di tutti i problemi sociali veri: il pallone. Siamo alle solite: il calcio è al di sopra di tutto e di tutti, una equazione che trova sempre più difficoltà nella sua applicazione, in quanto i “danè” sono sempre di meno e ci sono problemi più urgenti per le famiglie che spendere tanti euro per vedere il proprio figlio giocare dieci minuti: quello di sopravvivere e vivere. Magari comprando non scarpette da calcio, ma un maglione, un paio di pantaloni e magari l’agognata “bistecca”, cibo sconosciuto al mondo del calcio. Molti addetti al mondo del calcio, sembrano vivano in un altro pianeta disconoscono guerre, povertà, immigrazione, problemi sociali, e tutto ciò che questo mondo ogni giorno ci porta addosso. Ecco perché questo mondo del calcio è sempre meno “umano” e sempre più “affaristico e utilitaristico”.
Molti, la stragrande maggioranza dei lettori, è sono stati tanti, hanno convenuto con il mio articolo magari con commenti piccanti, ma sentiti e veri come lo possono essere le tasche già mezze vuote degli Italiani. Ho scritto che bisogna affrontare il problema a tutto campo, bisogna che Coni, Federazione e tutti gli enti interessati, prendano delle decisioni per sopperire al caro biglietti, cercando nel contempo di aiutare le scuole calcio a sopperire i mancati introiti con delle formule diverse, che risanino i già magri forzieri delle stesse. Ma tant’è tutto rimane come prima, quando tocchi argomenti che riguardano le tasche e come dicono dalle mie parti i “piccioli”. Se ne riparlerà prossimamente.
Come tutti i weekend, sono andato a vedere partite dei tornei dedicate alle scuole calcio, pieni zeppe di questi periodi, e in particolare due: sabato e domenica in due campi diversi. Sabato pomeriggio, mi presento al botteghino di una scuola calcio di Torino, l’addetto forse mi riconosce, dico che sono lì per vedere una partita e, forza della “stampa”, mi rifila un biglietto “ridotto” di importo 4 Euro. Il caffè rimane pagato. Entro dentro e subito vengo attorniato di Papà, Mamme, Nonni, ecc. che, riconosciutomi mi fanno i complimenti per l’editoriale sul caro biglietti, dicendo che non è giusto, che bisogna trovare una soluzione. Mi prendo i complimenti e mi metto a guardare la partita dei ragazzini, che sordi a questi tipi di problemi delegati ai genitori (e ci mancherebbe altro che a 7 o 9 anni, un bambino si preoccupi del caro biglietti), corrono e si dannano dietro a quel pallone sempre più sgonfio e pieno di ipocrisie. L’unica cosa che possa ripagare un costo, e non di 5 Euro ma anche di più, è vedere i bambini e ragazzi giocare e divertirsi con una partita di pallone. Basterebbe questo, e non le critiche di alcuni addetti ai lavori a difendere a tutti i costi il prezzo del biglietto di ingresso, invece di cercare di trovare delle soluzioni come per esempio, hanno fatto tanti altri dirigenti di scuole calcio che mi hanno testimoniato la loro vicinanza sull’articolo e che sono d’accordo ad interessare le federazioni per abbassare il costo di ingresso. Verrebbe voglia di dire alla fine: Ok il prezzo è giusto come una vecchia trasmissione televisiva.
Domenica sera, altra partita, altro torneo in una società a Sud di Torino. Pago l’ingresso “intero”, li non è riconosciuta la “stampa”, e anche li vengo attorniato di persone che mi riconoscono. In particolare un Papà acceso e arrabbiato per le troppe cifre esose che deve sborsare per vedere il proprio figlio giocare dieci minuti. Guardo la partita che finisce con una goleada per la squadra di suo figlio. Si avvicina, il Papà e con uno sguardo di soddisfazione mi dice: << Va beh. Costa caro ma vedere partite così belle con queste vittorie non ha prezzo>>. Gli sorrido pensando che forse tutto sommato insistere sulle tasche degli Italiani per il caro prezzo biglietti, bisogna farlo solo quando si perde. Quando si vince tutto è permesso. Questo calcio, questo pallone, queste scuole calcio, sempre più lontani dal vero significato di “divertimento,”, è come una tavola imbandita: tutti e tanti si siedono per mangiare, ma a pagare sono i camerieri. Il conto sarà sempre salato. Ma poco importa: oggi la squadra di mio figlio ha vinto. Ne riparliamo quando perde.
Buona divertimento a tutti (o quasi tutti).