SanMauro, 6 novembre 2016
Un difensore d'altri tempi, un muro eretto alla difesa Gialloblu, difficilmente lo si salta, instancabile e imprendibile nelle sue verticalizazioni saltando come birilli gli avversari. Quando Lombardi a cinque minuti, dalla difesa lo sposta a centrocampo, suona la "carica" ed è la svolta del pareggio del SanMauro. Parte dai suoi piedi l'azione del gol, verticalizzazione centrale che passa la palla sulla fascia, cross dalla sinistra e MACCHIOTTI con un tiro al volo insacca.
Partita molto criticata dal SanMauro nei confronti dell'arbitro per alcune decisioni molto discutibili. Parte bene il Barcanova che stringe d'assedio l'area Gialloblu, ma verso la fine del primo tempo, arriva invece il vantaggio del SanMauro. Su un batti e ribatti in area sfortunato rinvio della difesa del Barca che mette dentro la sua porta. Il pareggio arriva nel secondo tempo da un tiro da fuori area che sorprende il portiere del SanMauro. Poi inizia lo "Show" dell'arbitro. Prima annulla il vantaggio del SanMauro per presunto fuorigioco, poi, dopo un minuto, convalida il vantaggio del Barcanova su una azione in netto fuorigioco. Iniziano le proteste del SanMauro e la partita si incattivisce un po.
E' solo a cinque minuti dal termine che Lombardi spostando MIRONE più avanti dalla difesa a centrocampo, che arriva la chiave di svolta. il centrale difensivo suona la carica per il SanMauro che a tre minuti dal termine raggiunge il pareggio con MACCHIOTTI, proprio su una verticalizzazione di MIRONE, oggi il migliore in campo.
Arbitraggio non all'altezza della gara. Il SanMauro, alla fine della gara ci fa sapere che per protesta non ha firmato il referto della gara. SanMauro un pò imbrigliato e poco lucido si fa stringere dal un Barcanova più aggressivo, più tonico e pressante. Uno stop per i Gialloblu che ora restano a due punti dalla prima in classifica che, incontreranno Sabato prossimo nello scontro al vertice in casa. Peccato per l'arbitraggio: ha inficiato una partita che dal secondo tempo in poi divertiva e dava spettacolo.
La Redazione
San Mauro, 24 ottobre 2016
Sanmauro corsaro e terza vittoria consecutiva. Tridente a segno!
Parte bene il SanMauro che prende subito le redini del gioco. Giro palla e assedio in area avversaria. Così da una palla raccolta dai venti metri, Acquaviva sfodera un tiro al volo che si insacca. Non basta, nella ripresa non cambia la musica a parte qualche sparuta del Volpiano, lancio da centrocampo che libera Macchiotti davanti al portiere che in uscita insacca. Poi replica il gol di Nava in fotocopia. Per finire arriva il gol di Pinna, involato sulla sinistra che entra in area e con un rasoterra insacca.
Da segnalare nel secondo tempo la strepitosa parata del portiere Gialloblu, Soffia, che vola letteralmente deviando un forte tiro sopra la traversa. Applausi. Poi gli ultimi dieci minuti la solita "Amnesia" della squadra. E così il Volpiano ci prova e realizza con un autogol di Mirone che incolpevole devia con la schiena dentro la porta un diagonale, e il secondo che arriva su dormita della difesa.
SANMAURO eccellente e padrone del campo e del gioco, pregevoli fatture nella costruzione del gioco e ottimo giropalla. Unica pecca la convinzione di aver portato via la vittoria e per dieci minuti un po di sofferenza, ma sempre in grado di dettare i compiti all'avversario.
Forza Ragazzi!
Antonino Mirone (SanMauro)
Atletico Volpiano Mappano vs SanMauro: 2 a 4
I marcatori del SanMauro: Acquaviva, Macchiotti, Nava, Pinna.
San Mauro, 16 ottobre 2016
Seconda vittoria consecutiva e Sanmauro in fuga, ma tanta sofferenza finale. Il "Derby del Po", alla fine se lo aggiudica il SanMauro e vola in classifica. Partita non esaltante, con tre rigori, uno fallito dai Gialloblu e sofferenza gli ultimi dieci minuti.
Torino, 13/11/2017
Dopo 60 anni, ritorna la “Caporetto” calcistica e questa volta non per mano dei Coreani, piccoli e con gli occhi a mandorla, ma per mano dei Svedesi in quel di San Siro nella cornice Milanese che fu teatro di grandi imprese calcistiche. La Svezia, altri popoli abituati a vivere nelle intemperie climatiche estreme, alti, biondi e con gli occhi azzurri, dove ogni pallone che arrivava nella loro area di rigore era preda loro, e nulla potevano fare i nostri “Azzurri” stremati e affannati a cercare di sciogliere quel “Ghiaccio” tutto nordico, fatto di fisico e provocazione oltre che di consapevolezza che la palla non sarebbe mai entrata nella loro rete. Per carità, forse se la palla invece di sfiorare il palo entrava…se l’arbitro ci avesse dato il rigore…..sono tutti ma, ciò che conta è che L’Italia calcistica è fuori dalla scena internazionale e con lo “spread” alle stelle nella classifica mondiale.
Uno stadio, quello di San Siro, stracolmo e incitante verso gli azzurri che forse non sentivano più le urla di un CT Ventura smarrito e impotente di fronte alla disfatta mondiale.
Poi le lacrime del nostro portierone Gigi Buffon in diretta televisiva alla fine della partita, ci hanno portato tutti con i piedi per terra, cioè l’Italia la qualificazione al mondiale, non l’ha persa contro la Svezia, ma prima, molto prima nel girone di qualificazione, giocando partite inguardabili e insostenibili calcisticamente. Non sappiamo se le lacrime del portierone azzurro fossero per la mancata qualificazione o per il fatto che non potrà disputare il sesto mondiale consecutivo, non lo sappiamo i singhiozzi spegnevano ogni velleità e rimanevano in gola le parole che forse sarebbero state più appropriate: Scusate! Ora iniziano i “processi” che non avranno sicuramente appello, le analisi, le tavole rotonde, quadrate e rettangolari, dirette televisive e interviste esclusive; la maglia di Buffon bagnata dalle traumaturgiche lacrime verrà messa all’asta da “Sotheby” e la partita rivista e conservata negli archivi storici dei “Cold Files” calcistici Italiani.
Pazienza vorrà dire che i Russi, che aspettavano con ansia l’estate prossima le carovane dei tifosi Italiani, caciare e spendaccioni, invece di cucinare pizze e spaghetti dovranno accontentarsi dei “Gulash” e delle insalate scandinave, per la verità molto buone, piuttosto che prenotare lussuosi alberghi per gli sfrenati e immancabili tifosi Italiani abituati sempre a farsi conoscere all’estero come qualcuno diceva.
Ora nello “Stivale” addolorato per non poter vedere giocare la Nazionale ai Mondiali di Russia 2018, non rimane che il campionato, pronto già a ripartire questa domenica, le squadre di club e le squadre di periferia. A Torino gira già la voce che, lo “sfortunato” CT azzurro Ventura, sia in cerca di una casa in Costa Rica dove esiliarsi a vita perenne, pagando il “fio” della colpa tutta calcistica nazionale. Ora dovrà iniziare la rinascita nazionale, la riscossa calcistica, il “Monte Grappa” Italiano, insomma questa volta il “Piave” deve mormorare e forte. Si puliranno i giocatori che non hanno brillato, via tutti avanti i giovani, si cercheranno streghe e sciamani e si interpelleranno “Sibille” calcistiche, quelli non mancano mai, per sapere quale sarà il futuro della nazionale.
Personalmente, pur amando il calcio, tifandolo, scrivendogli articoli, spero che ora nel paese, nei circoli, nei bar, ma soprattutto in Parlamento, si parli del lavoro, della disoccupazione, della ripresa, dei poveri, delle pensioni, insomma si cerchi e si approfitti di questa “Caporetto” per far rinascere il paese e non calcisticamente, ma dei bisogni che tutti noi avvertiamo e di cui abbiamo bisogno. Ma poi si sa, da noi tiene banco di più una partita di calcio, questa volta storica eliminazione, che la gente che fa coda alle mense dei poveri per mangiare almeno una volta al giorno.
Non ci saranno appelli ne scuse, si faranno processi sommari e giustiziati nelle pagine sportive, i giocatori e l’allenatore, come ai tempi di “Pol Pot” in Cambogia: niente prigionieri, nessun sopravvissuto dovrà rimanere. La rinascita sarà radicale e profonda.
Sempre per rimanere dalle parti dell’Indocina, “Ho Chi Min” il leader dei Kmer Rossi del Vietnam del Nord, diceva: Eliminarne uno per educarne cento. Qui, da noi si tratta che se elimini dalla nazionale un giocatore storico e intoccabile, rischi che al banco penale ci vai tu che hai tentato di toglierlo, perche? Perché questo è il paese degli equilibri, delle parallele convergenti, dei compromessi e degli amici degli amici, insomma penso sarà una rinascita difficile quella calcistica nazionale, mentre mi auguro sia più facile quella sociale. Nel frattempo, nonostante la mancata qualificazione, Berlusconi in Russia dal suo amico Putin, ci andrà lo stesso: “Mi consenta. Che diamine”!
Torino, 06/04/2017
Ora è certificato dallo Stato. Il “calcio”, o meglio il “calcetto”, produce occupazione trai i giovani! La settimana scorsa, il Sig. Giuliano Poletti, ministro del lavoro di questa disgraziata repubblica, durante un convegno pieno di giovani ha sentenziato dicendo su per giù: <<Meglio giocare a calcetto che inviare curriculum per cercare lavoro…>>. Poi dopo lo “tsunami” di polemiche e vergogne che hanno valicato persino le Alpi, il ministro Poletti ha precisato: <<volevo dire che giocare a calcetto è anche un modo di socializzare e conoscersi attraverso lo sport. Ecc, ecc.>>.
Ora io mi immagino, mentre l’ala destra sta per battere un fallo laterale, avvicinato dall’avversario che gli chiede se per caso è meccanico, lui ne sta cercando uno. O mentre il centravanti sta per battere un rigore, il portiere si avvicina e gli chiede se per caso lui sia laureato in astronomia, ho un laboratorio di scienze e sto cercando un neo laureato. O peggio, mentre l’arbitro sta per estrarre il cartellino rosso, dica al giocatore espulso se per caso non sia laureato in scienze politiche perché lo studio dove lui esercita sta cercando un neo avvocato. Semplice no? Basta così poco per trovare lavoro per i nostri giovani: basta che si iscrivano a una società di calcetto o di calcio, giocare e lì, sul tappeto verde, tra un fallo laterale, una punizione o una rimessa, si trova lavoro.
Tra l’altro, il ministro in questione, non è nuovo a trovate “originali” del genere. L’anno scorso aveva detto che se i giovani intelligenti se ne vanno, c’è ne faremo una ragione. Tanto rimangono quelli stupidi, che poi in realtà, è ciò che certa classe politica vorrebbe per meglio imbrogliare e illudere con promesse fantasiose e illusioni da fate. Non ho nulla contro il ministro tantomeno contro il calcetto o il calcio, nobili sport che hanno si prodotto lavoro, ma anche tante e tante illusioni nei giovani e soprattutto tra i genitori. Abbiamo il record di disoccupazione in Europa, il record del debito pubblico, il record degli inattivi, il record delle soglie di povertà, insomma il nostro paese, terra di poeti, santi, navigatori e allenatori, da ora è anche terra di record e oracoli; in questo caso oracoli di stato, sibille cumane a cui basta semplicemente rivolgere una domanda per avere immediatamente una risposta e un lavoro.
Cari ragazzi, giocate si a calcetto, divertitevi, fate in modo che lo sport sia uno strumento di socializzazione tra i giovani, che crei solidarietà, amicizia, ma non fatevi ingannare dalle “paillettes” colorate delle rubriche televisive, delle “domeniche sportive”, dei “processi del Lunedì”, dalle trasmissioni dove si vedono questi “ignorantoni” di giocatori che girano in Ferrari ma, non sanno chi ha scritto i “Promessi Sposi” o piuttosto quale sia la capitale del “Burkina Faso”. No. Sono false illusioni, finte felicità, nessuno tra i giovani sarà mai alla guida di una Ferrari o di Una Porsche inseguendo questi miti, nessuno che calca ogni domenica la terra, che sia vera o sintetica, dei campi di calcio di periferia, sarà un milionario, ignorante si, ma un grande giocatore, nessuno di voi avrà mai l’opportunità di avere una villa da sogno con quattro piscine e una stuola di ragazze da “copertina”, tutte scosciate e sempre pronte a spillarvi denaro.
Non credo, checché ne dica il Sig. ministro o altri oracoli di stato. Non fatevi abbindolare da false illusioni, neanche dai vostri stessi genitori, che darebbero un braccio per vedervi in copertina nei giornali sportivi fossero anche quelli della parrocchia, campione e pieno di denaro ma ignorante, per carità non cadete in questo errore. Vivete il calcio come sport, come un modo per stare insieme e fare qualcosa per il compagno, ala destra, che ogni domenica percorre senza sosta tutta quella fascia dando tutto il fiato che ha, e stremato a fine gara abbracciatelo, che si sia vinto o perso, abbracciatelo perchè questo è il calcio: sudore e fatica, un sacrificio di rinunce, di non poter uscire tutte le domeniche con la fidanzata o i genitori perché c’è la partita, alzarsi presto per preparare la colazione leggera e poi via due ore prima della gara; di non poter andare al cinema perché arrivi la sera del sabato o della domenica stravolto, stanco che non hai nemmeno voglia di parlare se hai perso o di sorridere ancora se hai vinto, hai una stanchezza pesante; per non parlare dei giorni della settimana che dividi tra scuola o lavoro e allenamenti, sempre più duri sempre più pressanti, fino a tarda sera e la mamma o il papà che ti aspettano per cenare assieme a te, stanchi anche loro di vederti stanco.
Mi sorge un dubbio: Ma non è che il ministro Poletti possiede una scuola di calcetto? Ma suo figlio, ha trovato lavoro e ben pagato a suon di centinaia di miglia di euro l’anno, giocando a calcetto? Oppure non ha mai lavorato è gioca solo al calcetto? Il calcio, non è del ministro Poletti che ti dice come trovare lavoro tra un rigore, una punizione e una discesa sulla fascia destra con cross, che non devi studiare e non importa se sarai un ignorante come loro vorrebbero, il calcio è uno sport di sacrifici e rinunce. Ma non quella di rinunciare alla vita, allo studio, al lavoro.
E’ per favore cari ragazzi: Inviate il vostro Curriculum!
Torino, 22/04/2017
Rieccomi con voi. Sono stato assente per qualche settimana, avevo bisogno di “disintossicarmi” da un ambiente, quello del calcio, diventato oramai invivibile. Cosa è successo nel frattempo?
Direi come al solito. Niente di particolare: giocatori picchiati dai tifosi e finiti in ospedale, arbitri che vengono picchiati e arbitri che picchiano, papà guardalinee che entrano in campo e picchiano tutti, risse nelle gradinate, genitori che scavalcano le reti e entrano in campo e si picchiano con gli allenatori, bambini spaventati che fuggono dal campo perché i papà si picchiano, mamme amazzoni che prendono a randellate le altre mamme, bambini che piangono e dulcis in fundo, e questa ci mancava, allenatori e arbitri che abusano sessualmente dei ragazzini promettendo mare e monti. Insomma, non ci facciamo mancare proprio nulla! E’ questo sarebbe “l’ambiente sano”, lo sport più bello che, tutte le società e scuole calcio sbandierano all’urbi et orbi, basta che paghino le rette e facciano fatturato? Poi se “l’ambiente sano” non c’è, beh pazienza intanto hanno incassato.
Poi ci si mettono anche alcuni media. Ora dopo l’ennesimo arresto per pedofilia e le conseguenti indagini da parte della magistratura, sono partiti già i sociologi nei media sportivi, le tavole rotonde, quadrate, i perché e i per come, noi non c’entriamo ecc. Poi tutto ritornerà nel silenzio, i genitori continueranno a picchiarsi, gli arbitri inseguiti dopo la partita, bambini che piangono, fino al prossimo arresto, fino al prossimo scandalo. E’ tutto la “giostra” ricomincerà a parlare, a condannare episodi come questi e cercherà invano una spiegazione che, come al solito non arriverà mai.
Dico: Ma i bambini chi li tutela? Chi protegge i bambini da questo stillicidio, da questi “buoni” esempi? Forse i Genitori che poco prima avevano picchiato l’altro papà per un rigore non dato? O magari il sociologo di turno che, pur di apparire, scrive le solite cose ovvie su quei giornali sportivi, che pur di vendere qualche copia in più, sbattono il mostro in prima pagina? E’ il mondo del calcio, la federazione di Torino, i vertici di questo ex nobile sport, cosa dicono? Cosa fanno per arginare, per fermare una deriva violenta e di sfogo domenicale nei campetti di periferia? Poco e niente. Si limitano a condannare i fatti, a organizzare una convegno, con i soliti noti, a cercare di sminuire sempre e dire che il “calcio è sano”. Si, forse il calcio del formaggio, non certo lo sport del calcio. Soluzioni? Io dico: fermiamo questa baraonda per un attimo, stoppiamo tutto, chiudiamo per un attimo, ritorniamo a far giocare per un po i nostri figli, al calcio, nei cortili, nel parco, nelle strade, come fanno nel comune di “Comelico Superiore”, come si faceva quando io ero un ragazzino. Basta con questi mega tornei infiniti che servono solo a far impazzire genitori e ragazzi, a spostarsi da una parte all’altra della provincia, giocando fino a tre partite in un giorno, esasperando animi e corpi di giocatori in erba e soprattutto genitori che sperano sempre che il proprio ragazzo faccia la prodezza del giorno. E se non la fa poco male, ci si picchia con l’altro genitore per un fallo sul proprio figlio. Fermiamo tutto, non si muore certo se per qualche mese le scuole calcio vengano chiuse come segno di protesta e pulizia verso tutta questa violenza.
Mi ha detto un mio amico dirigente di una scuola calcio: “Lo so è un sacrificio giocare due o tre partite alla domenica. Ma lo facciamo per i ragazzi che devono giocare più spesso”. E chi lo ha detto che deve essere così? Dove sta scritto? Per caso nelle tavole della “legge” dell’ipocrisia? Ma siete sicuri che i bambini vogliono questo, giocare due o tre partite a settimana? Che arrivarono talmente stanchi che il Lunedì a scuola dormono sui banchi? E magari poi vengono criticati perché non riescono a giocare le due o tre partite consecutive sempre ad alto livello. Non è che in realtà ci sono altri motivazioni “poco recondite” che se ne infischiano dei ragazzini e del divertimento? Mi divertivo a giocare sulla strada: la porta fatta da pietre e un campo da gioco sterminato dove, assieme ai miei compagni ci divertivamo e non avevamo spettatori o tifosi accaniti. Eravamo solo noi e basta. Al massimo, mio padre veniva a chiamarmi perché era ora di cena. Non sopporto più andare nei campi a vedere partite, di campionato o tornei, dove si urla di tutto, dove si deve fare attenzione perché c’è il rischio di “non tornare più a casa”, perché aggrediti da qualche cretino di turno, dove ci sono troppi “Maradona” o “Messi”, dove sembra di entrare in una arena di leoni, pronti a sbranarti se dici qualcosa diversa da loro. Non mi piace più, non mi diverte più, non è un mondo che fa per me.
Allora, un mio amico mi ha detto: “beh, se non ti piace che ti importa. Lascia che vadano i genitori convinti di avere il campione”. Vero. Ma siccome io sto dalla parte dei ragazzi che giocano al pallone, mi piacerebbe che il loro mondo fosse pulito, lindo e impuro da inquinamenti che, nulla hanno a che vedere con lo sport che praticano. Purtroppo non sono un sociologo, un tuttologo, un esperto di calcio, un allenatore, un dirigente, un arbitro. Insomma sono una persona normale che, vorrebbe vedere nei bambini e nei ragazzi, quella gioia, quella felicità di giocare al “pallone”, la stessa che avevo io quando ero ragazzino. Libera, genuina, con le scarpe magari rotte e un pallone che si sgonfiava dopo dieci minuti di calci, giocando nei cortili o su una strada in salita, gioendo e soffrendo se vincevamo o perdevamo. Ma poi tutti insieme vincitori e vinti, stavamo insieme a divertirci sempre. Oggi il pallone è sgonfio, non perché ha preso troppi calci, ma perché non riesce più a rotolare in un mondo sempre più piatto e sempre più violento. Oggi è “un pallone” da buttare e purtroppo, di palloni “gonfi” non c’è ne sono più!
Torino, 08/02/2017
Questa è la sfida, questa volta non calcistica ma di solidarietà, che il SanMauro calcio vuole lanciare a tutte le società calcistiche del Piemonte e della Valle d'Aosta per dare un aiuto concreto a tutti quei bambini della Scuola Calcio dell'Arquata del Tronto, duramente colpita delle recenti scosse di terremoto. L'invito è quello di donare 100 € del proprio incasso del mese di Febbraio in favore di tutti quei bambini e ragazzi, meno fortunati di quelli delle nostre scuola calcio, che non possono più nè allenarsi nè giocare. Partecipate numerosi, affinchè questa “partita” sia vinta dal cuore di tutti noi e consenta a questi ragazzi di continuare a coltivare le proprie speranze e dimenticare, anche se per solo qualche ora, un pò del dolore che li circonda.
Si riporta sotto il contenuto integrale della lettera che il SanMauro Calcio ha inviato a tutte le società calcistiche del Piemonte e Valle d'Aosta. Se qualcuno non l'avesse ricevuta la può leggere e partecipare ugualmente alla raccolta.
“UN PALLONE PER ARQUATA CALCIO”
A tutte le Società Sportive Dilettantistiche
Piemonte e Valle D’Aosta
Come annunciato nella conferenza stampa di Venerdì, 3 u.s., è ripresa dai principali giornali sportivi e media, La USD SanMaurocalcio, Charity4all Onlus e giocaacalcio.it, sono fieri di condividere con tutte le società sportive dilettantistiche di Piemonte e Valle D’Aosta e tutti gli sportivi, l’iniziativa di raccolta fondi in favore dei bambini e ragazzi della società ASD Arquata Calcio, di Arquata del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, distrutta dal terremoto e senza più le necessarie attrezzature e impianti per far continuare la normale attività sportiva ai propri ragazzi.
Sul sito del SanMaurocalcio, www.sanmaurocalcio.com, tutti i dettagli.
Della iniziativa è stato informato, con lettera scritta, il Presidente della Delegazione LND, Piemonte e Valle D’Aosta, CHRISTIAN MOSSINO, il quale ha dato immediatamente seguito affinchè si possa concretizzare questo aiuto verso questi bambini e ragazzi.
Ciò che chiediamo a tutte le società, in nome dei principi di solidarietà e sportività che il calcio rappresenta, è di destinare la somma di euro 100, da detrarre dai propri incassi settimanali del mese di Febbraio, a questa raccolta fondi, versandoli sul conto corrente:
“Conto Corrente Banca Prossima intestato a: CHARITY4ALL ONLUS
IBAN:IT96 H033 5901 6001 0000 0076 542
Causale: UN PALLONE PER ARQUATA”
I fondi raccolti, saranno destinati direttamente ai dirigenti della società ASD Arquata calcio, per acquistare tutte le necessarie attrezzature: abbigliamento, attrezzature tecniche ecc., in favore della propria scuola calcio ad esclusivo beneficio dei bambini e dei ragazzi Tutti fondi raccolti inoltre, verranno dettagliatamente rendicontaticompresi i nomi di tutti i soggetti donatori.
Attualmente questi bambini sono costretti ad usare, ospiti della società SANBENEDETTESEcalcio, i loro impianti e le loro attrezzature, percorrendo ogni giorno una distanza di oltre 35 kilometri, con un pulmino donato dalla società di calcio di serie A, SASSUOLOCALCIO, con tutti i disagi e le carenze non avendo più nulla di quanto era in loro possesso. Siamo in contatto con i dirigenti della ASD Arquata, i quali ringraziano il mondo del calcio Piemontese e Valdostano per la sensibilità e il grande cuore che da sempre accompagna il mondo dello sport. Siamo certi che il cuore sportivo di tutti voi, accorra in soccorso dei bambini, affinchè non venga negata loro la possibilità di poter continuare ad allenarsi e giocare regolarmente.
Certi di voler condividere con tutti noi questo importante gesto di solidarietà per sostenere un aiuto verso questi bambini e ragazzi, ringraziamo per il vostro interessamento affinchè questa “partita” sia vinta dal cuore di tutti noi.
Per eventuali contatti: Segreteria SanMaurocalcio: 011 8224828 o Antonino Mirone Tel: 335 5497109
Il responsabile Stampa e Comunicazione
Torino, 31/01/2017
“UN PALLONE PER ARQUATA”. Così si chiamerà l’iniziativa di raccolta fondi in favore della società di calcio ASD ARQUATA CALCIO, di Arquata del Tronto, in provincia di Ascoli Piceno, colpita dal recente terremoto e finita sotto le macerie, portando lutti e distruzione e togliendo ai bambini e ragazzi tutto ciò che avevano per allenarsi e giocare le loro partite.
Siamo contenti e fieri di condividere che, dopo l’appello lanciato dal nostro giornale nell’editoriale di martedì scorso, “UN TORNEO DAVVERO SPECIALE”, se c’era ancora qualcuno nel mondo del calcio Torinese disposto ad aiutare una scuola calcio, regalando “un pallone”, a quei bambini e ragazzi che non potevano più proseguire nelle normali attività che, la società Torinese GialloBlu USD SANMAUROCALCIO insieme all'associazione CHARITY 4ALL ONLUS di Torino, abbiano raccolto l’iniziativa del nostro giornale GIOCAACALCIO.IT, promovendo e facendo propria una sottoscrizione di fondi aperta a tutte le società di calcio della provincia di Torino, ai tifosi e a quanti vogliono dare un loro piccolo contributo a quei bambini vittime del terremoto e ridare la gioia e la felicità di poter continuare a giocare al pallone. Non avevamo dubbi che, il mondo del calcio dilettantistico fosse insensibile a questi richiami per ridare la speranza e la continuità a chi gli è stato tolto tutto dalla furia della natura. Abbiamo ringraziato subito, appena ci hanno contattato solo dopo poche ore dell’uscita dell’editoriale martedì scorso, Luigi Milazzo del direttivo del SanMaurocalcio e responsabile della scuola calcio Gialloblu, nonché il suo presidente Gerardo Angelicchio, che conosciamo come persone molto sensibili a questi aspetti umani e sempre attenti nella ricerca della solidarietà che questo sport richiede.
E’ così si è messa in moto tutta la macchina per organizzare questa raccolta fondi da destinare esclusivamente all’Arquata calcio ai suoi bambini e ragazzi, i presidenti di tutte le società di Torino verranno contattati per dare il loro contributo, magari destinando già da questo prossimo weekend calcistico, una parte dell’incasso nel numero di conto corrente che verrà istituito in questi giorni, così come i tifosi e quanti privatamente vogliano partecipare a questa iniziativa di solidarietà, aprendo il loro cuore per gioire insieme a questi bambini. Il tutto nella massima trasparenza e con la consegna direttamente ai responsabili dell’Arquata calcio, della somma raccolta avvolta nel cuore di tutti noi. Nei prossimi giorni, verrà illustrata con apposita locandina e conferenza stampa tutti i dettagli dell’iniziativa. Nel frattempo il SanMaurocalcio si è mosso velocemente: ha scritto una lettera al presidente della delegazione Piemonte della LEGA DILETTANTI, Christian Mossino, dettagliando l’iniziativa solidale per avere anche un sostegno da parte della federazione. Ne siamo felici che ci siano persone ancora così sensibili e che vanno al di là delle gradinate, del panino con la salsiccia, degli insulti gratuiti agli arbitri, a tifare solamente la propria squadra ma, saper anche farsi carico della solidarietà e di aprire il proprio cuore verso chi ha più bisogno dei nostri ragazzi e bambini.
Ho sentito al telefono uno dei responsabili della scuola calcio dell’Arquata calcio per informarlo dell’iniziativa. Certo mi ha ringraziato, ne era felice, ma mi ha fatto un quadro desolante. Il terremoto ha distrutto tutta la loro sede e le infrastrutture, tute le attrezzature e materiale sono rimaste sepolte dalle macerie e i loro bambini e ragazzi non hanno più nulla: ne palloni, ne magliette, ne calzettoni, ne tute e neanche più quella sede che li accoglieva ogni giorno per giocare al calcio e magari mangiarsi le patatine dopo l’allenamento o la partita. Non c’è più nulla!
Nel loro campo di calcio, dove prima correvano e giocavano, ora vi sono le tende montate per chi è rimasto senza casa e senza nulla, ora c’è la tenda della farmacia, del comune, del pronto soccorso. La porta che una volta serviva per insaccare la rete della vittoria, ora serve come ingresso in questo dolore e in questa desolazione di distruzione. Noi vogliamo aiutarvi a togliere queste “macerie” e ridare la continuità di poter allenarsi e giocare come una volta, ridando il sorriso e la gioia agli occhi dei ragazzi. Ora i loro ragazzi per allenarsi e giocare, sono costretti a fare ben 33 chilometri al giorno, fino a San Benedetto del Tronto, ospiti della gloriosa Sanbenedettese calcio. E lo fanno con un pulmino donato dal cuore Emiliano sempre presente di una società di calcio di serie A. Quella del SASSUOLO calcio, un gesto concreto per aiutarli a spostarsi e dando la possibilità di avere una continuità che anche noi vogliamo che ritorni.
Ecco, nei prossimi giorni sul giornale, usciranno i dettagli dove versare un proprio contributo in favore di questi bambini e ragazzi. So che i lettori che mi seguono sono in tanti, per cui vi chiedo, una volta tanto, di fare in modo che i famosi “5 EURO”, siano spesi non per vedere il proprio bambino fare gol, ma per dare un “pallone” a chi lo aveva e ora non c’è l’ha più e ritornare a far sorridere quegli occhi, gli stessi occhi che ognuno di noi vede nel proprio ragazzo.
Di cuore GRAZIE A TUTTI VOI!
Torino, 24/01/2017
Domenica sera, come quasi tutte le domeniche sera, mi sento con un mio amico al telefono, alto dirigente di una società di calcio della provincia di Torino e responsabile della scuola calcio. Come sempre commentiamo risultati, prestazioni e “civettiamo” un po, ma sempre scherzosamente, i malumori dei Papà per l’impiego del proprio ragazzo, degli allenatori che vogliono sempre vincere e i soliti domenicali comportamenti sugli spalti oltre che le prestazioni di tutti i ragazzi. Lui, e ne sono felice, condivide con me quel sano disincantato distacco dalla frenesia del calcio all’esasperazione, della vittoria ad ogni costo magari rinunciando a quello che dovrebbe essere invece, il contrario, divertirsi imparando a giocare al pallone. Ad un certo punto, mentre si commentava il comportamento di un Mister troppo difensivista, mi chiede a bruciapelo: <<Ma per te, per i ragazzi è meglio divertirsi o vincere a tutti i costi>>? – Non ho dubbi sulla risposta: Divertirsi! Semplice e chiaro come il sole. Cristallino come l’acqua che i ragazzi bevono durante la pausa dei tempi della partita. Logico come l’orologio svizzero dell’arbitro.
Ho cercato in questo weekend, qualcosa di nuovo di cui parlare, un fatto, un episodio, una partita particolare, un bambino o un ragazzo che abbia fatto prodezze. Non l’ho trovato perché la mia mente era altrove, era a tutti quei bambini e ragazzi che, in questi giorni vivono momenti di dolore colpiti dal terremoto e dalla furia della natura. Tutti noi in questi giorni assistiamo alla tragedia del terremoto in centro Italia, al dolore delle immagini, a quei bambini e ragazzi vittime innocenti, che vivono tra le macerie, che hanno perso tutto, anche quel sorriso innocente che dovrebbero avere, non hanno più un pallone per dare quattro calci alla disperazione. A tutti quei bambini e ragazzi che non c’è l’hanno fatta e hanno perso magari uno o tutti e due i genitori. Ecco. Questo era il mio pensiero, mentre guardavo le partite di un Torneo e vedevo su quel tappeto verde, tanti ragazzi divertirsi giocando al pallone. E sono tanti bambini e ragazzi Italiani come i nostri figli. Loro, non hanno in questi tempi la fortuna di divertirsi a giocare al pallone, hanno altri problemi, seri, veri e dolorosi, non trovano il tempo di involarsi sulla fascia sinistra, crossare per il suo compagno che con un colpo di testa la mette in rete. Come tutti voi, mi addolora sapere di non poter dare gioia e felicità a questi ragazzi, a fornire a loro almeno per il tempo di una partita, la spensieratezza di un’ora giocando al pallone e dimenticare per quei momenti tutto il dolore attorno a loro.
In questi giorni di dolore, mentre assistiamo all’eroico comportamento di tutti gli addetti, a salvare vite umane in quell’albergo in Abruzzo, mentre un intero Paese si mobilità, giovani, volontari, forze dell’ordine, esercito e i magnifici Vigili del Fuoco, mentre tutto il mondo parla di questa ennesima tragedia Italiana, che gioisce per il salvataggio quasi in diretta dei bambini sepolti sotto le macerie dell’albergo pieno di neve, cosa fa il mondo del calcio? Zitto. Muto. Non riceve. Pensa a se stesso, ai loro problemi tecnici e a come vincere una partita. Il Calcio, quello vero o quello dilettantistico è un mondo a parte, vive e si arricchisce su un altro pianeta, non fa parte di questo sistema solare. Si forse qualcuno si sarà impegnato cercando di portare il suo piccolo contributo alle popolazioni, ma nessuno o quasi, di società calcistiche, ha avuto l’idea di cercare di stare vicino a tutti questi bambini e ragazzi veramente e concretamente.
Il calcio è lo sport più amato da tutti i bambini e ragazzi, che accomuna il senso di fratellanza e solidarietà; allora perché a nessuna società di calcio è venuta l’idea di organizzare, magari con degli sforzi economici ma encomiabili, un “Torneo”, ospitando nei loro impianti questi nostri bambini e ragazzi per dare a loro momenti di spensieratezza e di normalità? E’ anche con questi gesti, seppur effimeri per qualcuno, che si vede l’appartenenza di un popolo, di unità di un paese, di solidarietà verso chi ha più bisogno. Ma no. Forse non ci si arriva, forse si è troppo occupati, forse non è il caso. E poi tutto ciò costerebbe e si sa, le società di calcio hanno seri problemi che spendere per solidarietà. Meglio vincere una partita al Torneo di casa piuttosto che la gara di campionato.
Ho sentito pochi voci calcistiche in questi giorno levarsi in favore di una qualche iniziativa verso questi bambini. Pochi se non nulla. Si è preferito delegare la propria solidarietà guardando la tv o distrattamente parlandone tra un tempo e l’altro di una partita.
Vorrei essere il cronista e il giornalista che vi racconterebbe di un Torneo davvero speciale, dove le squadre sono composte da tutti i bambini e ragazzi colpiti dal terremoto e che non hanno neanche le scarpette per giocare, in quanto le macerie le hanno sepolte, raccontarvi le loro prodezze, le loro vittorie e le loro gioie di aver segnato un gol. Un Torneo dove tutti saranno vincitori e tutti riceveranno la coppa del primo classificato, dove non ci sono allenatori e i bambini sono liberi di esprimersi per divertirsi, un torneo dove gli spalti siano pieni e stracolmi, e questa volta, sarebbe giusto pagare i famosi “5 Euro” per l’ingresso, per consegnare l’intero incasso direttamente a loro: a tutti quei bambini e ragazzi che non hanno più la fortuna di giocare al pallone. Una sfera sempre più lontana e sempre più sgonfia che diverte sempre meno. La solidarietà è una cosa tangibile, concreta e istintiva. Lo stesso istinto di tutti quegli uomini che in questi giorni cercano di salvare più vite possibili. Il calcio, questo calcio, che non riesce a salvare se stesso non è in grado di ospitare questi ragazzi e dare loro attimi di felicità.
Date un pallone a un bambino e lo farete felice. C’è qualcuno disposto a farlo?
Torino, 17/01/2017
Ritorno sull’argomento. Era inevitabile che, l’editoriale di Martedì scorso “Ingresso 5 Euro”, avrebbe creato non poche attenzioni e molte discussioni. Avevo accennato che non era mia intenzione accusare nessuno nè tantomeno creare ulteriori lacerazioni, in un calcio già lacerato e schizofrenico per conto suo. Mi sono preso, proprio dai rappresentanti di questo sport, (e la cosa mi ha sorpreso), del demagogo e uno che scrive cose verosimili che devo vendere qualcosa. Premesso che io non devo “vendere” nulla, che non devo fare iscritti o proseliti, ne tantomeno sono un demagogo. Non fa parte della mia cultura. Ho solo voluto evidenziare un fatto molto sentito dai genitori. Quanto costa caro vedere giocare, seppur per pochi minuti il proprio ragazzo, senza dare colpe a nessuno tantomeno alle società di calcio. Probabilmente l'articolo non è stato letto con attenzione sino alla fine.
In un momento sociale difficile, dove milioni di famiglie fanno fatica ad arrivare, non a fine mese, ma già alla prima settimana, dove milioni di persone perdono il lavoro, dove vi sono intere sacche di povertà che per dignità molti non confessano, dove è sempre più difficile mantenere i propri figli alla scuola diventata sempre più cara, mi sembra un’offesa dare del demagogo e mettere al di sopra di tutti i problemi sociali veri: il pallone. Siamo alle solite: il calcio è al di sopra di tutto e di tutti, una equazione che trova sempre più difficoltà nella sua applicazione, in quanto i “danè” sono sempre di meno e ci sono problemi più urgenti per le famiglie che spendere tanti euro per vedere il proprio figlio giocare dieci minuti: quello di sopravvivere e vivere. Magari comprando non scarpette da calcio, ma un maglione, un paio di pantaloni e magari l’agognata “bistecca”, cibo sconosciuto al mondo del calcio. Molti addetti al mondo del calcio, sembrano vivano in un altro pianeta disconoscono guerre, povertà, immigrazione, problemi sociali, e tutto ciò che questo mondo ogni giorno ci porta addosso. Ecco perché questo mondo del calcio è sempre meno “umano” e sempre più “affaristico e utilitaristico”.
Molti, la stragrande maggioranza dei lettori, è sono stati tanti, hanno convenuto con il mio articolo magari con commenti piccanti, ma sentiti e veri come lo possono essere le tasche già mezze vuote degli Italiani. Ho scritto che bisogna affrontare il problema a tutto campo, bisogna che Coni, Federazione e tutti gli enti interessati, prendano delle decisioni per sopperire al caro biglietti, cercando nel contempo di aiutare le scuole calcio a sopperire i mancati introiti con delle formule diverse, che risanino i già magri forzieri delle stesse. Ma tant’è tutto rimane come prima, quando tocchi argomenti che riguardano le tasche e come dicono dalle mie parti i “piccioli”. Se ne riparlerà prossimamente.
Come tutti i weekend, sono andato a vedere partite dei tornei dedicate alle scuole calcio, pieni zeppe di questi periodi, e in particolare due: sabato e domenica in due campi diversi. Sabato pomeriggio, mi presento al botteghino di una scuola calcio di Torino, l’addetto forse mi riconosce, dico che sono lì per vedere una partita e, forza della “stampa”, mi rifila un biglietto “ridotto” di importo 4 Euro. Il caffè rimane pagato. Entro dentro e subito vengo attorniato di Papà, Mamme, Nonni, ecc. che, riconosciutomi mi fanno i complimenti per l’editoriale sul caro biglietti, dicendo che non è giusto, che bisogna trovare una soluzione. Mi prendo i complimenti e mi metto a guardare la partita dei ragazzini, che sordi a questi tipi di problemi delegati ai genitori (e ci mancherebbe altro che a 7 o 9 anni, un bambino si preoccupi del caro biglietti), corrono e si dannano dietro a quel pallone sempre più sgonfio e pieno di ipocrisie. L’unica cosa che possa ripagare un costo, e non di 5 Euro ma anche di più, è vedere i bambini e ragazzi giocare e divertirsi con una partita di pallone. Basterebbe questo, e non le critiche di alcuni addetti ai lavori a difendere a tutti i costi il prezzo del biglietto di ingresso, invece di cercare di trovare delle soluzioni come per esempio, hanno fatto tanti altri dirigenti di scuole calcio che mi hanno testimoniato la loro vicinanza sull’articolo e che sono d’accordo ad interessare le federazioni per abbassare il costo di ingresso. Verrebbe voglia di dire alla fine: Ok il prezzo è giusto come una vecchia trasmissione televisiva.
Domenica sera, altra partita, altro torneo in una società a Sud di Torino. Pago l’ingresso “intero”, li non è riconosciuta la “stampa”, e anche li vengo attorniato di persone che mi riconoscono. In particolare un Papà acceso e arrabbiato per le troppe cifre esose che deve sborsare per vedere il proprio figlio giocare dieci minuti. Guardo la partita che finisce con una goleada per la squadra di suo figlio. Si avvicina, il Papà e con uno sguardo di soddisfazione mi dice: << Va beh. Costa caro ma vedere partite così belle con queste vittorie non ha prezzo>>. Gli sorrido pensando che forse tutto sommato insistere sulle tasche degli Italiani per il caro prezzo biglietti, bisogna farlo solo quando si perde. Quando si vince tutto è permesso. Questo calcio, questo pallone, queste scuole calcio, sempre più lontani dal vero significato di “divertimento,”, è come una tavola imbandita: tutti e tanti si siedono per mangiare, ma a pagare sono i camerieri. Il conto sarà sempre salato. Ma poco importa: oggi la squadra di mio figlio ha vinto. Ne riparliamo quando perde.
Buona divertimento a tutti (o quasi tutti).