Mercoledì, 13 Novembre 2024

17 A 0 e allenamento in maschera

 

Simone io lo conosco. E’ un ragazzone gioviale, con il sorriso stampato in un viso aperto disponibile con tutti e sempre pronto ad aiutare chi è in difficoltà. Tecnicamente preparato e un gran conoscitore del calcio che riesce a trasmettere durante gli allenamenti. Tutti gli vogliono bene e lo rispettano, soprattutto i suoi bambini, genitori e chiunque abbia a che fare con lui. Simone è istruttore al SanMaurocalcio, in quel di San Mauro Torinese, allena i Pulcini 2007 e i Piccolissimi 2011 e 2012, per intenderci batuffolini alti si e no ottanta centimetri. Ha come si dice in questi casi, la dote di “saperci fare” con i bambini e spesso deve fare anche da “padre” per i bambini che non hanno fatto i compiti o spiegare loro come ci si comporta in certe situazioni. Insomma Simone è un “ragazzo d’oro” che tutti vorrebbero avere come “Mister” per il proprio bambino.

 

Domenica della settimana scorsa, Simone e i suoi Pulcini 2007, sono andati a disputare una partita in un torneo in collina contro una squadra più forte di loro. Lo sapeva, ma il suo innato ottimismo e la voglia di divertirsi che riesce a trasmettere ai suoi bambini li ha fatti scendere in campo per “giocarsela” anche contro squadre più forti. La cronaca della partita è tutta qui: finisce 17 a 0 per la squadra avversaria.

Perdere incassando17 gol non è certo divertente, anzi, lascia sempre nei più piccoli tanta amarezza e sconforto. Al termine della gara i suoi bambini, con il capo chino per la solenne bastonata calcistica si avviano verso gli spogliatoi tra gli applausi di tutti i genitori e tifosi presenti sugli spalti. Ma lo spettacolo è vedere lui, i suoi occhi e il suo viso da “bambino” mortificato per la sua squadra. E’ come se quei 17 gol li abbia presi direttamente lui nella pancia, nel suo cuore eterno da bambino da star male per i suoi piccoli giocatori che hanno perso in quel malo modo.

Aspetto come sempre l’uscita dagli spogliatoi. Arriva lui con quegli occhi mortificati e lucidi e come sempre il suo sorriso che nasconde quella amarezza di non aver potuto gioire assieme a loro quella mattina di domenica, magari si perdendo ma non in quel modo con tanti gol. Arrivano i bambini e assisto ad una scena che, anche se raccontata da un cantastorie come me, non si riesce a descrivere se non vissuta lì in quel momento. I bambini si avvicinano tutti intorno a lui, quasi lo stringono negli abbracci, di colpo vedo i suoi occhi che si inumidiscono di gioia, ritorna quel sorriso aperto e felice. Lui cerca di rincuorarli:

 

 

<<Mi dispiace ragazzi. Erano più forti di noi. Mi dispiace per voi avete giocato bene e a testa alta. Sono orgoglioso di voi>>

 

<<Dai Mister. Abbiamo perso solo una partita. Ci rifaremo la prossima>>

 

Dice un bambino con la sua divisa e il borsone che trascina.

 

<<Non te la prendere Mister. Non è colpa nostra. Non ce l’abbiamo fatta>>

 

Sento dire dal suo portiere che ha preso ben 17 gol, ma felice di essere lì con il suo Mister.

 

Anche i genitori sono li per rincuorare il Mister. Tutti intorno a lui, bambini e genitori per rincuorare un Mister da un cuore grande da bambino e dispiaciuto per loro per la pesante sconfitta. Li vedo andare via tutti insieme i bambini sempre intorno a lui, quasi la sconfitta fosse una grande vittoria in una domenica mattina andata male.

 

Venerdì pomeriggio, Simone mi invita per il sabato mattina ad assistere all’allenamento in “maschera” con i suoi più piccoli del 2011 e 2012.

 

<<Sai, abbiamo pensato visto che è carnevale, di far fare l’allenamento ai piccoli in “maschera” per farli divertire giocando>>.

 

La partita persa è già un ricordo. Ora c’è da pensare ai suoi bambini più piccoli.

 

Arrivo il mattino del sabato, lui Simone con una grande parrucca colorata, il naso finto e il viso disegnato e quel bel sorriso stampato sul viso pronto ad accogliere i piccolini, che arrivano alla spicciolata: chi travestito da superman, chi da carcerato, chi da poliziotto, tutti con le scarpette da calcio e genitori entusiasti con al seguito pizzette, nutelle, panini e leccornie varie per la immancabile festa a fine allenamento. Uno spettacolo quel sabato mattina, la partitella in “costume” e Simone protagonista con i suoi piccolissimi che sono felici di potersi divertire giocando al pallone con il loro “Mister” travestito anche lui.

 

Lo invidio Simone, vorrei essere al suo posto, trasmettere quella sana felicità eterna da bambino, divertirmi con lui e giocare magari cadendo a terra come fanno quei bambini, vorrei dipingermi anch’io il viso e mettermi una parrucca per condividere quei momenti e ritornare bambino come loro per giocare al pallone. Lui è uno spettacolo a vederlo, soccorre un bambino che piange perché si è fatto male in uno scontro, accarezza il centravanti che ha fatto gol, abbraccia il portiere che ha fatto una gran parata ed a un certo punto, verso la fine dell’allenamento, Simone per terra e tutti i bambini sopra di lui vestiti con i loro costumi ad abbracciarlo e festeggiare quel gran momento di felicità. E poi tutti insieme, Mister, bambini e genitori a mangiare in una tavolata improvvisata, ricca di felicità con Simone che si sporca il naso finto con la cioccolata e i bambini a ridere di lui. E lui ride di aver reso felice loro insegnandogli a giocare al pallone con il divertimento, con la gioia di stare insieme, di soffrire si per una sconfitta, ma di far capire a loro che in fondo il calcio è un gioco.

 

Simone è un gran ragazzone con un cuore grande da bambino. Ha perso si, una partita per 17 a 0, ma ha vinto sicuramente nel cuore dei suoi bambini.

 

La Redazione (AM)              

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