INTERVISTA - Centrocampista classe ’98 cresciuto nelle giovanili della Juventus, oggi gioca in serie D e fa l’istruttore a Pianezza: «È una passione, perché starei tutto il giorno con il pallone. Con l’allenamento individuale, basato sull’analisi e la scomposizione del gesto e sempre finalizzato alla partita, si può incidere davvero sulla crescita dei ragazzi e sulla loro carriera»
«Quando, spero tra tanti anni, smetterò di giocare, non credo che farò l’allenatore di una squadra. Ma continuerò sicuramente come istruttore con l’Individual Soccer School. Io personalmente ho imparato tantissimo con Giordano Piras ed Enzo Friso, ancora adesso mi alleno con loro, quando posso. Mi piace trasmettere ai più giovani tutte quelle che sono le mie conoscenze. Lavorando con un solo allievo per volta, riesco a incidere molto di più nel suo percorso di crescita».
Parole e musica di Federico Nacci, centrocampista classe ’98 cresciuto nelle giovanili della Juventus (più un anno al Torino), protagonista di una importante carriera tra la serie C e la serie D con le maglie di Pisa, Paganese, Lecco, Bisceglie, Campobasso, Chisola, Vastese, PDHAE e, nella stagione attuale, Arconatese
«In questi anni - racconta - mi sono divertito molto e ho vissuto tante esperienze. L’obiettivo di questa stagione era salire di categoria e tornare nel professionismo, purtroppo non siamo partiti bene e sarà difficile riuscirci. Ma devo dire che a livello personale mi trovo bene, gioco sempre, la società è seria e siamo un bel gruppo, con un allenatore che è ad Arconate da più di 10 anni, una rarità nel mondo del calcio».
Di fianco alla carriera calcistica, Federico Nacci ha sempre mantenuto un rapporto speciale con l’Individual Soccer School, centro di formazione tecnico-individuale con sede centrale a Pianezza e poli dislocati in tutta Italia e in Europa: «Ho frequentato il corso base per diventare istruttore e partecipo agli incontri di aggiornamento, in modo da essere sempre informato sulle nuove metodologie e da arricchire il mio bagaglio tecnico. Da quattro anni partecipo alle settimane di formazione tecnico-calcistica estive, finora sempre in Trentino, mentre so già che nell’estate 2025 andrò in Repubblica Ceca dal 7 al 16 luglio a lavorare con allievi del posto. Inoltre tutti i lunedì, il mio giorno libero, sono a Pianezza ad allenare i nostri ragazzi. Mi accorgo con il passare del tempo che più alleni e più diventi bravo a farlo. È una passione, perché starei tutto il giorno con il pallone nei piedi. Mi piace trasmettere tanti concetti ai giovani, spero così di poter essere utile alla loro crescita e alla loro eventuale carriera».
Uno stage estivo, per quanto intensivo, è diverso dall’allenamento individuale settimanale per tutta la durata della stagione: «La prima differenza - spiega Nacci - è tra il lavoro di gruppo e quello individuale, un istruttore con un allievo. Per quanto ci siano dei principi comuni, è inevitabile che nelle sedute individuali ci sia una maggior attenzione per i dettagli, per le lacune degli allievi, per i miglioramenti da attuare. In una settimana di gruppo intravedi qualcosa nonostante il lavoro svolto sia ottimo, in una stagione intera invece ti accorgi di progressi evidenti sotto tutti gli aspetti: dalla tecnica di base all’intensità delle esercitazioni, dalla consapevolezza nei propri mezzi alla crescita mentale, che è fondamentale».
Sempre utilizzando il metodo basato sull’analisi e la scomposizione del gesto. «Per esempio, in un classico gesto di superamento frontale - il cosiddetto doppio passo, che in gergo ISS chiamiamo “avvolgo e sposto” - non sono coinvolti solo piedi e gambe, ma le spalle, le braccia, lo sguardo, tutto il corpo. Per eseguirlo correttamente, è necessaio prestare attenzione a ogni minimo dettaglio e correggere analiticamente ogni passaggio in cui è scomposto il gesto tecnico, anche e soprattutto attraverso la dimostrazione che noi istruttori eseguiamo. Nel corso della seduta, quel gesto viene effettuato in movimento, successivamente in situazioni di gioco attraverso apposite esercitazioni, con velocità e difficoltà sempre crescenti».
«Essere ancora in attività come calciatore - continua Nacci - mi aiuta ad entrare in sintonia con gli allievi: spesso mi raccontano una situazione che hanno vissuto in partita e dal momento che io mi sono trovato ad affrontare situazioni simili, si crea subito feeling. Alla fine siamo colleghi, ci capiamo velocemente, mentre un allenatore - soprattutto nelle squadre - ha inevitabilmente un punto di vista diverso, che non è quello del campo. Allo stesso modo, se in settimana sì è lavorato sul tiro in porta e il ragazzo racconta che ha fatto gol da lontano, è una soddisfazione unica davvero. In questo senso il lunedì, il giorno dopo la partita, è perfetto».
Anche perché la partita è sempre l’obiettivo finale degli allenamenti dell’Individual Soccer School, che non vuole formare giocolieri, bensì giocatori di calcio completi. «Esatto, noi proponiamo allenamenti a ritmo molto alto, creando il più possibile situazioni che si avvicinano alla gara. Io sono un centrocampista centrale che gioca sempre con la testa alta, per cercare di visionare tutto quello che succede in campo. All'interno delle nostre sedute di allenamento presentiamo all'allievo numerose difficoltà che in partita corrispondono agli avversari; più aumentano le difficoltà e più le esercitazioni si avvicinano a quello che ti può presentare la domenica. Se abituiamo i ragazzi a ricercare e a trovare soluzioni sempre diverse in base a ciò che accade, a testa alta e con un ritmo alto, aiuteremo loro a riportare tutto ciò che hanno acquisito durante i loro match».