Giovedì, 26 Dicembre 2024

Intervista - Riorganizzazione societaria dell'Atletico Torino, parla il responsabile della Scuola calcio D'Andrea

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Andrea D'Andrea, Atletico Torino Andrea D'Andrea, Atletico Torino

INTERVISTA - L'obiettivo è riportare l'Atletico Torino a giocare i regionali in tutte le categorie e di completare le formazioni mancanti dai piccoli amici al 2007. Ecco come intende procedere la società torinese in questo ambizioso progetto triennale


Andrea D'Andrea è il nuovo responsabile della scuola calcio dell'Atletico Torino: è lui a raccontare il progetto triennale della nuova società voluta dal neo-presidente Marco Palmiere.

Ciao Andrea, prima di cominciare con le domande sul tuo nuovo incarico vorrei soffermarmi sulla tua carriera e sui tuoi trascorsi. Che percorso hai intrapreso per arrivare qui oggi?

“Beh allora, ho iniziato molto giovane a giocare a calcio, dall’età di 5 anni nella squadra del mio quartiere che si chiamava Valentino Mazzola fino ai 12 anni quando poi sono approdato nel Victoria Ivest tra la fine degli anni '80 e l'inizio degli anni '90. Ai tempi era una società tra le più prestigiose del Piemonte, abbiamo vinto tutto quello che si poteva vincere: campionati, Super Oscar, Torneo Caduti di Superga. eccetera. Verso i 15 anni ho iniziato a fare il pendolare in prestito tra le varie società più ambiziose dei tempi: San Giusto (poi diventato Canavese), Saluzzo e Voghera. Poi a 18 anni mi prese l’allora presidente del Gassino Bertolini, per disputare il campionato di Promozione. Da lì in poi ho girovagato tra la Promozione e l’Eccellenza: Nizza Millefonti, D’Acaja, Sciolze, Cambiano, Nole e ho accumulato diversi brutti infortuni. Fino a ritornare a concludere la passione da calciatore gli ultimi 4 anni in Promozione all’Ivest. Lì ho iniziato ad affacciarmi alla Scuola calcio, unendo la passione di calciatore a quella di allenatore e dirigente. Nel 2013, dopo un bruttissimo infortunio, una frattura multipla e scomposta in diversi punti dell’ulna e del radio, ho deciso di staccare la spina e allontanarmi dal mondo del calcio per dedicare più tempo alla professione. Le richieste ogni anno per qualsiasi ruolo non mancavano, il richiamo del campo era forte ma non c’è mai stata la situazione o un progetto ambizioso che mi facesse prendere la decisione di ritornare. Fino a quando, ritrovando vecchi amici, cioè il presidente Palmiere e Gigliotti in primis, mi hanno presentato un progetto, sulla carta ambiziosissimo e di difficile realizzazione, che mi ha fatto tornare la voglia di rimettermi in gioco e non vanificare l’esperienza trentennale che mi sono guadagnato in questo mondo”.

Un curriculum di tutto rispetto. Principalmente il richiamo del campo, calpestato per tanti anni, si è fatto sentire e ha riacceso la voglia di rimetterti in gioco, ma con un ruolo differente. La dirigenza quindi è composta di vecchi amici sostanzialmente, come sarà il nuovo assetto societario?

“Il presidente è Marco Palmiere, un imprenditore affermato nel settore dell’auto e della ristorazione che ha sempre messo dedizione e passione in tutto ciò che ha fatto, ora ha deciso di entrare prepotentemente nel mondo del calcio, cercando di portare una società con un brand già noto ai livelli di quelle più blasonate. Per poter iniziare senza ostacoli ha cercato di circondarsi di “persone“ innanzitutto, molto vicine a lui e competenti nell’ambito calcistico, tralasciando nomi altisonanti ma dedicando gran parte delle risorse alla Scuola calcio e al Settore giovanile. Il direttore generale sarà Luca Fiore, arrivato dal Pozzomaina, e il responsabile del Settore giovanile sarà Mino Giuliani. Per la Scuola calcio la direzione totale è stata affidata a me con la collaborazione di Ermanno Gigliotti, negli ultimi 14 anni allenatore del Lascaris. Per la prima squadra la gestione è stata affidata a due procuratori sportivi, Alessio Pili Stella e Oscar Giurao, con un progetto ambiziosissimo e probabilmente unico in Piemonte: giovani tra i 18 e i 23 anni che hanno calcato già campi professionistici e semi in Europa, prevalentemente Francia e Belgio, al quale verranno affiancati i nostri giovani della Juniores. L’idea è quella di avere un'unica linea di condotta e gioco per entrambe le categorie di modo da aver pronti, nel momento del bisogno, anche i ragazzi della Juniores”.

Un progetto davvero ambiziosissimo, con queste prospettive si può davvero far benissimo. Parlando di Settore giovanile e Scuola calcio, quali sono gli obiettivi che vi siete prefissati, o che comunque pensate di raggiungere? La volontà è quella di portare tutte le annate ai regionali?

“Questa credo sia la parte più difficile. Non nascondo di aver trovato una situazione abbastanza deficitaria, per ora abbiamo una sola squadra ai regionali che è il 2006, mentre il 2004 non sappiamo ancora se si farà. Il progetto è triennale e la speranza è di fa bene da subito. L’idea è di avere tutte le annate, dai Piccoli Amici al 2007, e di puntare ad avere tutte le categorie ai regionali. Ma l’appeal che hanno le società che già li disputano è diverso dal nostro che ripartiremo dai provinciali. Sarà il punto di partenza cercar di convincere i ragazzi e i genitori a sposare il progetto. Stiamo già apportando i primi cambiamenti alla struttura e alle divise e stiamo ricercando prima di tutto istruttori che non mettano al centro dell’attenzione se stessi ma che valorizzino i ragazzi, cercando di migliorarli sotto l’aspetto tecnico utilizzando un metodo di lavoro comune a tutte le categorie. In questo ci metteremo a disposizione confrontandoci con i vari mister anche sul campo, fornendo loro attrezzature mediche e nutrizionisti per far sì che abbiano tutto il necessario. Il progetto è ambizioso, il lavoro è tanto e i tempi sono ristretti per la prossima stagione. Ma la passione e la volontà non mancano affatto”.

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