Lunedì, 23 Dicembre 2024

La LND si oppone alle norme su vincolo e lavoro sportivo. Cosimo Sibilia: “Grave minaccia per il calcio dilettantistico”

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RIFORMA DELLO SPORT - È scontro totale sull’eliminazione del vincolo sportivo approvato dal Consiglio dei Ministri all’interno dei decreti di riforma dello sport, con cinque decreti che riguardano “le tutele per i lavoratori sportivi, il professionismo femminile, l’accesso degli atleti paralimpici nei gruppi sportivi militari e nei corpi civili dello Stato, l’abolizione del vincolo sportivo per i più giovani sostituito da un premio di formazione”, come annunciato dal Ministro Spadafora in persona. Ora la discussione deve passare alla conferenza delle Regioni e alle commissioni parlamentari competenti. Se - come sembra - ci sarà un via libera definitivo, verrà eliminato il vincolo sportivo per i giovani e per i dilettanti, adeguandoli di fatto ai professionisti.


LND, COSIMO SIBILIA: “GRAVE MINACCIA PER L’ESISTENZA DEL CALCIO DILETTANTISTICO”

Una diga per opporsi alla catastrofe. È questa l'immagine che chiarisce la posizione della Lega Nazionale Dilettanti rispetto alla modifica per decreto legislativo del vincolo e all'introduzione di nuove norme in materia di lavoro sportivo. La LND, che rappresenta 12 mila società di calcio dilettantistico in Italia, si dichiara infatti totalmente contraria a qualsiasi variazione alle norme attualmente in vigore e che regolano questi due ambiti dell'attività sportiva.

"Le norme sul vincolo sportivo presenti nei decreti attuativi rappresentano una grave minaccia per l'esistenza del calcio dilettantistico a partire dalle scuole calcio, coinvolgendo l'intera filiera dell'attività giovanile, che è la vera risorsa del movimento unitamente all'attività delle prime squadre fondata principalmente sulla valorizzazione dei giovani - non usa mezzi termini il Presidente della Lega Nazionale Dilettanti, Cosimo Sibilia, nel commentare l'approvazione dei testi da parte del Consiglio dei Ministri - Il vincolo di tesseramento, invece, assunto con le tutele già presenti, costituisce un elemento essenziale di sussistenza per ogni singola società dilettantistica, pertanto va mantenuto nella sua attuale regolamentazione. Non esistono, in senso assoluto, forme d’indennizzo che possano surrogarlo. E poi come si può pensare, specie in questo particolare momento storico, di mettere sulle spalle delle ASD anche il fardello dei rapporti di lavoro, dimenticando completamente i sacrifici e gli oneri già pesantissimi che gravano su realtà che basano la loro opera sul volontariato?".

Il decreto legislativo sul lavoro sportivo assesterà un duro colpo alle ASD e SSD che dovranno considerare i loro atleti dilettanti (in contrasto con le norme della FIGC) come lavoratori iscritti alla Gestione Separata INPS con aggravio di costi e incombenze di versamenti, registrazione, ecc., fermo restando che quei contributi non arriveranno mai ai destinatari in quanto la vita sportiva di un atleta si esaurisce nell’arco di pochi anni e la loro concorrenza ad una futura ipotetica pensione consterebbe di poche decine di euro.

Non solo, nella legge di bilancio, in corso di approvazione in Parlamento, è prevista l’abolizione della norma recata dall’art. 4 del DPRE n. 633/72 che stabilisce l’esonero dall’IVA delle attività rese dalle associazioni sportive nei confronti dei soci, tesserati e partecipanti. Dette attività, finora considerate non commerciali, con la norma che si sta introducendo con la legge di bilancio, verrebbero ricondotte nel campo IVA con obblighi di fatturazione e registrazione che renderanno sempre più difficile la vita dell’associazionismo sportivo.

La Lega Nazionale Dilettanti chiede quindi l'intervento deciso della Federazione Italiana Giuoco Calcio. "La FIGC, titolare in materia, deve attivarsi in totale opposizione a queste paventate norme che, se entrassero in vigore, decreterebbero l’estinzione di migliaia di Società affiliate alla stessa Federazione - dichiara Sibilia - Rispetto alla questione del vincolo la LND non si è mai sottratta al dialogo con tutti i soggetti coinvolti, a partire dall'AIC, coordinandosi con la FIGC".

“Ci troviamo perfettamente in linea con le dichiarazioni del Presidente Sibilia - afferma il Presidente Christian Mossino -. Il provvedimento penalizza fortemente il sistema calcistico, che a causa di questa pandemia riversa già in gravi sofferenze, pertanto supporteremo, per quanto di nostra competenza, tutte le azioni che la Federazione e la Lega vorranno intraprendere affinchè non trovi effettiva attuazione”.

Fonti: www.lnd.it e piemontevda.lnd.it

CHE COS’E’ IL VINCOLO SPORTIVO

Ma che cos’è il vincolo sportivo? È l’obbligo di svolgere la propria attività sportiva agonistica solamente per conto della società per la quale è tesserato: questo avviene per i professionisti (non in virtù del vincolo stesso, che è stato abolito nel 1981, con le successive modifiche del cosiddetto “decreto Bosman” del 1986, ma dal contratto di lavoro sportivo in esclusiva) che per i dilettanti.

Secondo l’articolo 31 delle NOIF (norme organizzative interne della FIGC) i giovani dagli 8 ai 16 anni possono essere tesserati per società che svolgono attività esclusiva nel Settore giovanile e nella divisione femminile con “vincolo per la sola durata della stagione sportiva, al termine della quale è libero/a di diritto”. Dal 14° anni di età (ma di fatto dal 16°, visto il punto precedente), in virtù dell’articolo 32, possono “assumere con la società della Lega Nazionale Dilettanti o della Divisione Calcio Femminile, per la quale sono già tesserati, vincolo di tesseramento sino al termine della stagione sportiva entro la quale abbiano anagraficamente compiuto il 25° anno di età, acquisendo la qualifica di “giovani dilettanti”. Il vincolo dei “giovani di serie”, ossia quelli tesserati per una società professionistica, termina al 19° anno di età.

Con il vincolo, il giocatore non può cambiare squadra se non con il consenso della società titolare del cartellino, a meno di casi particolari: sottoscrizione di un contratto da professionista, cambio di residenza, fallimento della società di appartenenza, mancata partecipazione alle prime quattro gare ufficiali durante la stagione sportiva. Per essere “libero” di cambiare squadra al 30 giugno di ogni anno, il rimedio è rappresentato dalla sottoscrizione, all’atto di ogni tesseramento, dello “svincolo per accordo” tra il calciatore e la società (il famoso articolo 108 delle NOIF).

Come in tutte le situazioni, ci sono vantaggi e svantaggi rispetto ai punti di vista. Molti giovani abbandonano l’attività agonistica non potendo scegliere con quale società giocare, così come non è un segreto che molte famiglie hanno dovuto metterci dei soldi per “liberare” i propri figli dal vincolo (con una pratica che, ricordiamolo, è illegale).

Se da un lato, dunque, l’abolizione del vincolo favorirebbe la libertà sportiva del calciatore dilettante, dall’altro, senza la tutela dei vincoli, le società difficilmente potrebbero sopravvivere e, soprattutto, non avrebbero nessun interesse ad investire nel Settore giovanile. Bisognerebbe dare più importanza ai premi di preparazione e formazione, ovvero il riconoscimento economico che la società di approdo deve versare alle società precedenti (le ultime tre) che hanno “insegnato” al giovane a diventare calciatore, secondo delle tabelle che tengono conto degli anni di permanenza e della categoria di destinazione. E anche a Federazione dovrebbe premiare i club in cui crescono i giovani, anche nei casi in cui non si affaccino al professionismo.

Invece, il “premio di formazione tecnica” previsto dalla riforma sarebbe corrisposto solo all’ultima società dilettantistica, amatoriale o giovanile ed esclusivamente in occasione del primo contratto di lavoro sportivo sottoscritto dall’atleta (non più in seguito al tesseramento). Anche in questo caso ci sono delle scorciatoie che tutti conoscono, come la creazione di società satellite fittizie da parte di società professionistiche. Comunque, con l’addio o il ridimensionamento degli introiti derivanti dalle premialità, le società per sopravvivere dovranno percorrere nuove strade, come l’aumento delle rette annuali che versano le famiglie dei giovani calciatori.

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