INTERVISTA - Parla il nuovo allenatore della prima squadra e responsabile tecnico dell’intera società: “Il presidente Arcella è molto motivato, ci aspetta un lavoro lungo e difficile. Fondamentale la collaborazione con il Monza, ai ragazzi dobbiamo trasmettere concetti di gioco che li rendano autonomi”
Stefano Guidoni è il volto nuovo del Beppe Viola: allenatore della prima squadra, che punta decisa al salto in Promozione, e responsabile tecnico di settore giovanile e scuola calcio, con l’obiettivo di riportare il vivaio del presidente Mimmo Arcella ai fasti del passato. Qui è stato vinto un titolo regionale una decina di anni fa (con il gruppo del 2000, categoria Giovanissimi, quando la società di chiamava ancora Atletico Torino), da qui sono passati campioni come Lorenzo Lucca.
Stefano, ti aspetta una nuova avventura molto impegnativa.
“Ho conosciuto il presidente Arcella un paio di anni fa, è da allora che, diciamo così, mi corteggia. Finora non c’erano le condizioni giuste per lavorare insieme, che invece si sono create negli ultimi mesi. Ed eccoci qui. Il presidente è una persona che mi piace, ha i suoi lati spigolosi ma si vede che ha voglia di tornare a fare calcio di un certo livello. Vuole cambiare le cose, qui di cose da cambiare ce ne sono tante”.
L’obiettivo, immagino, è ristrutturare la società sul modello di quanto avevi fatto al PSG.
“Sì, l’idea è quella, ma ovviamente è un lavoro lungo e difficile. Sono entrato in corsa, quando i giochi erano già fatti. Per ora mi sto guardando intorno, per conoscere le persone e le squadre. Questi primi mesi serviranno per fissare i ruoli, per capire chi fa cosa. E arrivare, a luglio, con un’organizzazione che ci permetta di iniziare la nuova stagione con le idee chiare”.
Quindi lavori in un’ottica a lungo termine.
“Come allenatore della prima squadra in un’ottica settimanale (risata, ndr). Come responsabile tecnico invece sì, come dicevo servono anni per costruire una società, bisogna partire dall’attività di base e raccogliere i frutti stagione dopo stagione. Con i grandi, se vuoi vincere, basta comprare i giocatori. Nella scuola calcio e anche nelle giovanili, bisogna costruire mattone dopo mattone”.
Al di là delle battute, come sta andando con la prima squadra?
“Siamo una squadra forte, dobbiamo vincere, al di là degli episodi. Ho accettato questa sfida perché avevo voglia di divertirmi, di fare le cose per bene ma con piacere. Il divertimento viene prima di tutto, ad ogni livello. E invece passiamo le domeniche a discutere, a litigare, con gli arbitri, con gli avversari, con tutti. Questo non mi piace. Il calcio non è una tragedia, non va vissuto come tragedia”.
A maggior ragione nel settore giovanile.
“Certo, la prima cosa da migliorare è l’immagine della società. Cattiveria agonistica non vuol dire farsi cacciare tutte le domeniche. Bisogna puntare sull’educazione, anche nella scelta dei giocatori e soprattutto delle loro famiglie”.
Oltre all’educazione, c’è il campo.
“Con i ragazzi l’importante è trasferire dei concetti. Una base di partenza importante, in questo senso, è la collaborazione in atto con il Monza, con cui dovremo definire incontri e passaggi che porteranno alla condivisione di una metodologia di lavoro. Prima dobbiamo strutturare l’attività, poi penseremo alle persone che ne faranno parte. Il presidente Arcella è molto motivato, con il direttore sportivo Fabrizio Ghirardi stiamo imparando a conoscerci, servirà l’aiuto di tutti”.
Parli di concetti, spiegaci i più importanti.
“Il calcio sta cambiando, la parola d’ordine è intensità. Ritmi bassi, negli allenamenti e nelle partite, non vanno bene, così come non servono allenatori e istruttori che guidano i giocatori con il joystick, perché i ragazzi non acquisiscono nulla. La tecnica di base è fondamentale, ma alla velocità richiesta dal gioco di oggi. Io dico sempre, anche nei corsi che tengo come docente della FIGC, che dobbiamo giocare come in finale di Champions, ma ovviamente al nostro livello. Vuol dire correre tanto e forte, passare la palla forte, avere idee veloci. Tutto questo di può ottenere solo con giocatori che fanno scelte autonome. Ma, ripeto, servono anni di lavoro”.
Obiettivi più a breve termine?
“Rimanere nei regionali con i 2010, vincere i provinciali con i 2009: non sarà facile ma ci proviamo. Non dobbiamo mai dimenticare che qui la società è rinata da zero due anni fa, ricostruire non è mai facile e, finora, sono stati bravissimi”.