Giorgio Manavella, allenatore del Lascaris Allievi si racconta. Dal suo esordio con la maglia della Nazionale, alla scoperta di voler allenare. Il tecnico ha grandi ambizioni sia per sé stesso che per la sua squadra.
Che squadre ha allenato prima del Lascaris e perché ha scelto questa società?
“Dal 2007 ho cominciato a dare lezioni individuali alla Football Lab. Dopo un anno il direttore sportivo del Bacigalupo mi ha chiamato e mi ha chiesto se potevo finire la stagione con i ragazzi classe '94, da qui ho capito che quello che volevo fare era l'allenatore. Poi ho preso gli Allievi fascia B classe '96 sempre del Bacigalupo ed è stato un bell'anno perché siamo arrivati alle fasi finali dei Regionali. In seguito sono venuto qui al Lascaris, allenando prima i ‘98 con cui ho vinto il titolo Provinciale e la Coppa Piemonte. Dall’anno scorso ho i 2000, mi trovo molto bene, la stagione passata è stata importante perché ci ha aiutato a crescere”.
È uno dei migliori mister delle giovanili, secondo lei può migliorare ancora?
“Sicuramente sì, tutti devono migliorare e io sto cercando di crescere come allenatore. Attraverso il gioco della mia squadra gli altri possono capire come alleno ed essere interessati o meno a me e al mio lavoro”
Ha un modello di allenatore che segue, un esempio a cui si ispira?
“Sì, diciamo che vivo la partita come Antonio Conte, sono una persona molto sanguigna e che in campo non sta mai zitta. Prima di tutto però il mio obbiettivo è la crescita dei ragazzi, creare un gruppo e far in modo che loro credano e si fidino di me”.
Ha mai pensato di fare il salto nel professionismo?
“Io ho giocato a calcio per molti anni, ho vestito la maglia della Nazionale e poi a causa di un infortunio ho smesso. So quanto sia difficile e sicuramente per allenare una squadra professionista devi avere delle qualità in più degli altri. Io sono una persona ambiziosa, per ora penso a portare avanti il mio lavoro, poi se mai dovessero chiamarmi Juve o Toro, beh, sarebbe tanta roba, l'arrivo di tutto e di tutti”.
Ora spostiamo l'attenzione sulla sua squadra. Quali sono le caratteristiche e i vostri punti di forza?
“Sicuramente i nostri punti di forza sono il gioco e l'intensità. Dall'anno scorso la squadra si è praticamente tutta rivoluzionata, ne sono rimasti solo 6/7 dall'anno passato. Abbiamo fatto un lavoro io e Alessandro Bologna, il mio vice, per creare un gruppo, cercare di portare tutti più o meno allo stesso livello. A causa di questa sperimentazione non siamo passati ai Regionali. Il nostro obbiettivo ora è assolutamente la finale provinciale”.
Cosa c'è da migliorare e cosa cerca di trasmettere ai suoi ragazzi vista la sua grande esperienza da calciatore e allenatore?
“Quello che cerco di trasmettere sono lo spirito di sacrificio, sicuramente tutto il lavoro che facciamo in allenamento poi paga. Da migliorare ci sono i piccoli dettagli, ma su quelli si basa tutto il gioco del calcio. Dobbiamo migliorare e curare la postura, il controllo e il gioco di squadra. La grinta e la determinazione già ci sono, ma non bastano mai”.
Vi siete rafforzati con dei nuovi giocatori in questa sessione di mercato, vero?
“Ci siamo rafforzati con degli innesti importanti che sono Finetto che già giocava al Lascaris, ma ha fatto una breve esperienza al Carrara. E poi Manfreda della Juventus, un centrocampista che gioca davanti alla difesa”.
Ci sono ragazzi che insieme a lei potrebbero fare il salto nelle professioniste?
“Ho una squadra che ritengo forte e molto competitiva, basti pensare che in campionato avevamo perso 5-0 con l'Alpignano e nel torneo di 11 giovani abbiamo perso 5-4 ai rigori, sono molto soddisfatto di loro, mi stanno dimostrando che vale la pena sacrificarsi. Di giocatori bravi ce ne sono, Manfreda appunto della Juve, Polito che giocava al Chieri e poi ci sono Racca e Colosi che sono ala Lascaris da 10 anni e sono molto bravi. Nonostante abbiano ricevuto richieste da tutto il dilettantismo sono rimasti con me”.
Con chi le piacerebbe giocare la finale provinciale e perché?
“Con il Chieri assolutamente. Prima di tutto perché è una squadra gloriosa e molto forte e secondo perché abbiamo giocato un'amichevole contro di loro sabato e abbiamo perso 2-0, quindi spero di ribaltare quel risultato”.
Quali sono gli episodi della sua carriera che le hanno dato più soddisfazione?
“Da calciatore vestire la maglia della Nazionale, sentire l'inno della tua nazione davanti a milioni di persone ti fa provare dei brividi che non risentirai più nella tua vita. Da allenatore invece i primi anni al Bacigalupo sono stai molto belli, sia perché ho scoperto una delle mie passioni e poi con i ‘98 al Lascaris abbiamo fatto due anni idilliaci vincendo Provinciali e Coppa Piemonte. Al Lascaris anche l'anno scorso è stata una bella stagione, un po' particolare per il finale. Quest'anno secondo me può essere un'annata appagante e sono molto felice perché quando hai dei ragazzi che non vanno via perché credono in te , nonostante le molte offerte allettanti, allora questo è uno dei più bei riconoscimenti che un allenatore possa avere”.