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Mercoledì, 09 Dicembre 2020 16:13

Favria e l'invidia degli dei. L'impresa dei canavesani nel 2006-2007

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Piero Daddi con la maglia del Favria, 19 gol nella stagione 2006-2007 Piero Daddi con la maglia del Favria, 19 gol nella stagione 2006-2007

8 - Facciamo un salto indietro di 13 anni: Paolo Accossato ci racconta, con la solita maestria, l'impresa sportiva del Favria, capace di vincere il campionato di Eccellenza a dispetto del Rivoli di Marco Sesia e di altre corrazzate: in quella squadra, allenata da Paolo Diliberto, c'erano il bomber Pierino Daddi,  il metronomo De Martini, l'esterno argentino Caserio... Tutto come in un film, ma con un finale amaro.


La letteratura sportiva, e non solo quella, canta da secoli le mirabili e all’apparenza impossibili gesta dei Davide contro i Golia, i piccoli che si fanno grandi, gli indiani che battono i cowboys, i Leicester che vincono una Premier. La rivincita di Ettore, dei Bonini o degli Oriali, dei portatori d’acqua, delle Danimarche ripescate che vincono casomai gli Europei. Ce ne sono tante anche dalle nostre parti dove solo in apparenza il pallone rotola più piccolo o più lento. Vicende di imprese neppure immaginate, racconti di campionati che chissà come e chissà perché il dio del calcio ha orientato in determinate maniere. Di solito sono storie edificanti, di quelle da raccontare ai nipotini o alle tavolate quando ci si rivede dopo tanti anni: “Ti ricordi?”, “Che cavalcata, vero?”, “E poi l’ariete che fine ha fatto? Quanti gol? 20?”, “E la muraglia dove è finita? Con lui non si passava”. Una pizza, una birra ed ecco che la memoria diventa mito e la reminiscenza leggenda. Si dice che la materia dei poemi cortesi del Cinquecento non veniva attinta da mitologie troppo lontane perché eccessivamente distanti dai gusti contemporanei e neppure da fatti vicini in quanto troppo prossimi al presente e dunque inabili ad esaltare la leggenda.

Nel mondo del nostro calcio 13 anni possono essere più che sufficienti perchè la storia perda i contorni dell’urgenza e svapori nel mito senza scivolare nel fantastico. Favria, dunque, stagione 2006-2007. Canavese caput mundi con l’omonimo undici di Iacolino a toccare la vetta della C2, la Rivarolese di Milani a gareggiare con le grandi di D. E poi c’è quel paese all’epoca di 3000 abitanti che osa scalare l’Olimpo per fare solletico agli dei. L’Italia si risveglia dalle notti tedesche e quando si vince un Mondiale i sogni sono un po’ meno sogni anche quando ti metti in testa l’idea bellissima di dare fastidio a chi ha più storia, esperienza ed appeal di te. Biella, Rivoli, Settimo (sponda viola e lato Pro), Gozzano, Borgosesia, Lascaris, Valle d’Aosta nel girone A di Eccellenza. E poi quel puntino sulla cartina con il campo, il “Picco”, a fianco della provinciale ed in mezzo ai campi che se il pallone finisce oltre la traversa e supera le protezioni bisogna andarlo a prendere tra trattori. Gli spogliatoi sono a dir poco fatiscenti, il terreno un po’ gibboso ma mister e squadra ci sono eccome. Rizzi, Beccia, Capozzielli e poi giù fino a Cagliano, Daddi, Pregnolato e Caserio. Diliberto in panchina con la voglia di capovolgere il mondo. A Favria quella formazione se la ricordano ancora, quasi come il mantra Zoff, Gentile, Cabrini del 1982. Un campionato giocato punto a punto con il Rivoli, la grande piazza con Sesia a guidare uno squadrone che in attacco schiera Cresta e Zocco, 34 gol in due. Nessuna fuga, partite in fotocopia e dunque sempre sul filo dell’equilibrio. Punto a punto tanto che si arriva al 29 aprile 2007 con una striscia di cinque vittorie in parallelo nelle ultime cinque giornate e gli incredibili canavesani avanti di un punto: 68 a 67.  

Favria caput mundi per un giorno, la D ad un passo e i telefonini che trillano a chilometri di distanza (non ci sono ancora le chat di whatsapp) per una diretta stile Tutto il calcio minuto per minuto. Il Rivoli vince facile con la Varalpombiese già alla fine del primo tempo e allora mezzo Piemonte e forse qualcosa di più idealmente si sposta sulle tribune di Favria. Dove i locali contro il Veveri hanno il braccino, sentono il peso di una cavalcata forse troppo veloce per loro. Daddi, 19 reti a fine anno, è un po’ meno cecchino del solito, il metronomo De Martini non trova le note giuste, Caserio non ha la solita garra e per l’argentino che giocò nel settore giovanile del Boca accompagnato al campo da Caniggia e per cui Maradona ebbe parole al miele profetizzando per lui un futuro in nazionale, il gol non arriva. A dieci minuti è ancora 1-1: D a Rivoli e ciao ciao miracolo Favria. Diliberto toglie due difensori, butta dentro Roscio e Caravaglio e all’89’ su passaggio di Roscio, la rete proprio di Caravaglio. Come in un film. Che dopo i titoli di coda si veste però di malinconia perché i Titani che osano scalare l’Olimpo sollecitano l’invidia degli dei: in via Busano la struttura non è da serie D e allora le dirigenze di Favria e Rivoli, fino a ieri avversarie, si incontrano. E arrivano ad un piano che fa quasi tutti contenti: la dirigenza canavesana si trasferisce in via Isonzo portando con sé mister e 8 giocatori. L’anno successivo il nome piemontese che campeggia tra i dilettanti è così quello del Rivoli, secondo in campionato però con buona parte dei giocatori che il torneo l’hanno vinto. A rimetterci proprio il paese di Favria, sedotto e abbandonato sul più bello tanto che da qual momento il suo nome non si legge più negli annali del calcio regionale. 

Ultima modifica il Mercoledì, 09 Dicembre 2020 17:56

(Torino, 1970) Giornalista pubblicista, dal 1989 collabora con “La Stampa” nell’ambito del calcio dilettantistico. Dal 1996 è docente di materie letterarie presso il Liceo Valsalice in cui dal 2006 svolge le mansioni di Vicepreside. E’ autore del libro “All’ombra dei giganti. Storie di quartieri e di calcio giovanile nella città di Juve e Toro” (Bradipolibri).

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