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Venerdì, 16 Gennaio 2015 15:54

Ilaria Filippi: "Al Lesa Vergante c'è attenzione per il singolo e per la sicurezza"

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INTERVISTA - Il presidente ci racconta la nascita della società novarese e ci spiega come si differenzia da tutte le altre realtà calcistiche esistenti

Il Lesa Vergante è una società calcistica di Lesa (provincia di Novara). E’ stata fondata nel 2010, sulle ceneri della Junior Movil e oggi conta 120 tesserati nelle categorie che vanno dai Primi Calci ai Giovanissimi e una Prima squadra che milita in Terza Categoria. Una società come tante, all’apparenza. C’è una particolarità: il Lesa è una società fondata da un gruppo di genitori per dare la possibilità ai propri figli di giocare in una squadra che rispetti le esigenze individuali. Ci siamo fatti raccontare dal presidente, Ilaria Filippi, come è nata l’idea.

Una scelta coraggiosa quella di mettere in piedi una società tutta vostra, quando è nata?
“Nel 2009/2010, quando la Junior Movil è stata chiusa, mio figlio giocava lì da due anni”.

Chi sono stati gli attori principali?
“L’idea è nata da Walter Anelli, Elena Colombo e Massimo Franzese. Erano già tutti molti attivi come dirigenti delle squadre dei rispettivi figli, hanno visto quello che non funzionava nella Movil e, quando questa ha chiuso i battenti, hanno proposto l’idea di farne una loro. Io sono entrata allo step successivo, quando Massimiliano Schettino – che era allenatore – ha dato la sua disponibilità a prendere la presidenza”.

Prima di allora facevi qualcosa in società?
“Davo una mano, visti i problemi del Movil”.

Come sei diventata presidente?
“Schettino aveva velleità calcistiche e allenava in un'altra società, quindi la Federazione ci ha imposto che abbandonasse la carica. Francese - che era il vice – non se la sentiva di prendere il suo posto ed è stato presidente solo fino al termine della stagione (2010/2011, ndr). Quindi, da settembre 2011, sono diventata io presidente”.

Come è composta ora la società?
“Siamo in 6: io, Elena Colombo è il direttore sportivo, Massimo Francese è tornato a fare il vice presidente, Walter Anelli è il cassiere, Andrea Lanzetti e Mario Prini sono consiglieri. All’inizio tutti i nostri figli giocavano nel Lesa, ora sono soltanto tre, gli altri hanno cambiato sport o squadra”.

Due donne nel ruolo di presidente e direttore sportivo, due ruoli solitamente maschili...
“La presenza femminile si riflette sulla gestione. Ci piace dare attenzione al singolo, una prerogativa molto femminile. Va bene l’agonismo, va bene vincere, ma vogliamo mantenere anche la componente sociale”.

Ti ha mai creato problemi essere donna in un ambiante molto maschile?
“Problemi no. Qualche prese in giro dalle altre società alle riunioni, dove sono l’unica donna. Passo sempre per la professorina, leggo sempre tutti i regolamenti. Il presidente ha una responsabilità molto grande, su quello che fai e su quello che fanno gli altri. Per questo, chiedo sempre l’applicazione del regolamento. Per esempio, al Lesa ci impegniamo molto per la sicurezza: abbiamo già il defibrillatore e 26 persone abilitate ad usarlo. In più facciamo dei corsi per il primo soccorso anche ai ragazzini”.

Un impegno oneroso anche economicamente immagino.
“Ci ha aiutato il nostro sponsor, il FEST (centro di formazione sanitaria). Anche gli sponsor certificano il nostro impegno per uno  sport più consapevole e sicuro sui campi di calcio, nelle attività extra che vengono organizzate e, in generale, nella vita. Oltre al FEST, infatti, siamo sponsorizzati dal 2011 dall'AVIS”.

Visto che si parla di soldi, i bilanci come sono?
“I tornei e i bar del sabato (con la classica salamella) ci consentono, orgogliosamente, di finire le stagioni in pari”.

Tornei? Quali?
“Il nostro fiore all'occhiello è il Torneo del Lago città di Lesa, torneo che si svolge in cinque domeniche a maggio e tre a settembre e che richiama moltissime squadre anche da fuori regione (quest'anno Torino, Savona, Alessandria, Accademia Inter... solo per citarne alcune). Ogni domenica è dedicata ad un'annata e il torneo si svolge in giornata”.

Com’è il rapporto con i genitori?
“Pregi e difetti. Mi sento stimata ma è capitato di sentirmi dire che mio figlio gioca solo perché sono il presidente. Lui fa il portiere e mi hanno detto che non arrivano altri portieri del suo anno perché c’è lui. Devo passare sopra a queste cose”.

In questi anni, hai mai pensato: “basta, mollo tutto”?
“Più volte. Solitamente succede a dicembre e maggio, poi però quando ti arriva dell’affetto inaspettato… Dico la verità: non amo particolarmente il calcio, non mi piace perché scatena reazioni eccessive. I genitori sono troppo coinvolti perché vogliono vedere il figlio fenomeno e hanno reazioni esagerate. Quest’anno un giocatore della Prima squadra mi ha chiesto: “Chi te lo fa fare?”".

Cosa hai risposto? Chi te lo fa fare?
“Vedere i bambini e i ragazzini che si allenano al pomeriggio, ricevere l’affetto dei genitori che mi fanno gli auguri di natale, sentire la fiducia degli altri. Questo me lo fa fare”.

Concludiamo con uno spot per il Lesa. Cosa avete in più rispetto alle altre società?
“L’attenzione per il ragazzo e per l’esigenze della famiglia. Ci impegniamo al massimo per fare sentire tutti parte del Lesa”.

 

Letto 6071 volte Ultima modifica il Giovedì, 15 Gennaio 2015 14:43

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