INTERVISTA - Negli ultimi due weekend di aprile e nel primo di maggio, l’impianto sportivo di piazza Robilant ospiterà il primo torneo organizzato dalla società, la “Robilant Super Cup”, riservato alla categoria dei Primi Calci 2011 e 2012. Ne abbiamo parlato con Fabio Maiani, istruttore della squadra che parteciperà alla manifestazione
Mister, iniziamo dal torneo che avete organizzato: è tutto pronto?
“Mancano ancora due mesi, nel weekend del 18-19 aprile si inizia e finiamo il primo fine settimana di maggio. Siamo tutti entusiasti, abbiamo lavorato tanto ma c’è ancora tanto da fare. Essendo il nostro primo torneo, lo consideriamo un po' una vetrina per mettere in mostra ciò che abbiamo fatto in questi mesi. A settembre abbiamo iniziato un progetto incredibile: questa società nasce praticamente da zero e siamo già arrivati a organizzare un torneo in casa. Questa è sicuramente una spunta che mettiamo con fierezza sulla lista delle cose da fare. I bambini sono forse più euforici di noi…”
Sapete già che squadre parteciperanno?
“Le iscrizioni sono ancora aperte e dobbiamo completare l’organico, ma abbiamo già tante iscrizioni che provengono da diverse società storiche di Torino. Abbiamo coinvolto soprattutto quelle che organizzano tornei come il nostro, cui abbiamo partecipato in precedenza. È il modo che abbiamo per presentarci ed entrare anche noi in questo mondo”.
Parliamo ora un po’ della tua squadra. Come stanno andando i ragazzi?
“Siamo solo al primo anno ma il livello della nostra squadra è già piuttosto alto. Abbiamo dei bambini che, a mio avviso, se la possono giocare davvero con tutti. Partiamo sullo stesso livello degli altri, anche se poi è sempre il campo a parlare. Sono così sicuro perché so che cosa abbiamo fatto in questi mesi. Lavoriamo decisamente bene: i bambini seguono, sono interessati e sempre presenti. Si lavora e si migliora di settimana in settimana. Sono già quasi sei mesi che ci alleniamo insieme e il miglioramento è evidente. Il nostro torneo sarà sicuramente una prova, una sfida a cui ci sottoponiamo e che sarà indizio dei risultati che abbiamo raggiunto”.
Allarghiamo il discorso alla società. Cosa ti ha spinto a scegliere e a credere proprio nel progetto del Robilant?
“Il Robilant è un mondo diverso. Io ho bazzicato in diverse società a Torino eppure non ho mai trovato un ambiente con così tanti giovani, soprattutto nei ruoli di responsabilità: il presidente, il direttore sportivo, gli allenatori, siamo tutti molto giovani. Abbiamo già tutti esperienza, ma grazie al valore aggiunto della giovane età, riusciamo a vedere il calcio com'è oggi e non com'era 30 o 40 anni fa: cerchiamo di averne una visione nuova, moderna”.
Quali sono i primi insegnamenti che trasmettete ai vostri ragazzi?
“Sicuramente è fondamentale partire dall'educazione, l'aspetto calcistico viene solo dopo. Partiamo dalle regole, creiamo una base e su di essa incominciamo a costruire un calciatore. Noi cerchiamo di essere prima degli educatori e poi degli allenatori. A volte dobbiamo essere anche psicologi: il nostro ruolo consiste nell'entrare nella testa di ogni bambino per capire quali sono le parole giuste che dobbiamo usare per non ferirli e motivarli sempre. Con bambini di 5, 6, 7 anni il nostro ruolo assume un aspetto molto delicato, quindi dobbiamo stare attenti in primis come istruttori, solo successivamente possiamo pensare al lato prettamente calcistico”.
Come vivi la responsabilità di star contribuendo alla formazione di una nuova generazione di uomini e di calciatori?
“Io sono molto contento di poter avere un ruolo nella formazione di questi bambini. Ho già alcuni anni di esperienza soprattutto con bambini di quest'età e quindi ho imparato a conoscerli: so come trattarli e riesco a capirli. Ovviamente non è sempre facile entrare nella testa di ogni bambino, sono molto diversi, però mi impegno sono consapevole di quanto fondamentale sia il ruolo che ho. In generale quindi la vivo bene, ma comunque sono giovane, e so di poter imparare ancora molto”.
Quali sono gli obiettivi per questa stagione?
“L'obiettivo di quest'anno è di far stare i bambini in campo: ognuno deve imparare a tenere la sua posizione. Sappiamo che per questa età è difficile ma è l'obiettivo che ci siamo prefissati. Il livello è alto e abbiamo valutato che possiamo già tentare di impostare una manovra di gioco, per quanto a questa età possa essere possibile. Inoltre, ovviamente, rimane fondamentale sviluppare le basi che servono ad un piccolo calciatore: tecnica e coordinazione”.
Sul lungo termine invece?
“È sempre difficile per un allenatore parlare a lungo termine: siamo abituati a pensare anno per anno. Trovandomi però così bene riesco anch'io a pensare al futuro: come struttura abbiamo tanta potenzialità, dobbiamo solo farci conoscere e sono sicuro che il prossimo anno avremo tanti bambini in più. A quel punto, è chiaro, riusciremo a lavorare ancora meglio, a divertirci e crescere ancora di più”.