Raccontare il mondo della Scuola calcio non è mai facile. Dopo sei anni dediti al giornalismo sportivo regionale, dei quali tre esclusivamente dedicati a Pulcini ed Esordienti, posso dire che si tratta di uno dei lavori più delicati in questo settore. Spesso è il primo passo di una lunga gavetta, che permette l'accesso in un settimanale di settore, con annesso reperimento del materiale, telefonate ai dirigenti, caccia alle foto di squadra sui campi più disparati.
Ma perchè è complicato parlare di Scuola calcio? Innanzi tutto perchè bisogna essere capaci di guardare oltre all'aspetto prettamente agonistico. Dietro ad un gruppetto di bimbi che corrono attorno ad un pallone ci sono tanti sogni, tante speranze e tanti talenti acerbi, da plasmare e fa maturare. Poi perchè un giudizio troppo pesante, un commento cinico rischiano di stroncare sul nascere passioni che invece devono essere coltivate, lasciando ai ragazzini tutto il tempo di sbagliare, unica via per crescere.
E' difficile perchè alla fine della gara si vorrebbe poter dire che tutti sono stati bravi, perchè anche se non è così, anche se una squadra ha vinto e l'altra ha perso, magari con dieci gol di scarto, gli avversari spesso hanno dato tutto quello che potevano per fare risultato, si sono comunque divertiti, e in questa perenne ricerca di riscatto sono cresciuti molto. Non dimenticherò mai, per esempio, la gioia di un gruppo di Esordienti che, trovato il primo gol stagionale dopo una serie di sconfitte, ha esultato come se avesse vinto la Champions, pur avendo comunque perso anche quella partita.
Ma è anche molto bello; da una parte perchè uno di quei ragazzi che si incontra settimanalmente sui campi potrebbe un giorno essere un calciatore, professionista o dilettante, e averlo in parte 'scoperto' è sempre una soddisfazione personale. Ed è bello perchè, indipendentemente dal talento e dalle capacità tecniche di ognuno, dietro ogni ragazzo, ogni genitore presente sugli spalti e ogni mister che lo segue pazientemente ci sono delle storie, e poterle raccontare è un privilegio.
Maria Rosa Cagnasso