Da ragazzo, Ermelindo Bacchetta giocava da mediano, “sempre con il coltello tra i denti, ma la qualità del gioco era migliore”. Anche da presidente regionale non è uno che tira indietro la gamba, neanche di fronte alle domande.
Presidente, partiamo da una valutazione della stagione appena conclusa.
“Complessivamente positiva, i campionati sono stati combattuti e appassionanti fino alla fine. Sono stati campionati di buon livello, dal punto di vista tecnico e anche sotto il profilo comportamentale, al di là di qualche situazione non chiara nei rapporti con gli arbitri. Situazioni che sono state oggetto di richiamo alle società, perché tengano un comportamento più consono, di rispetto, verso gli arbitri. Ribadendo che invece di perdersi in proteste inutili nel caso in cui il rispetto non sia reciproco, non bisogna perdere la calma ma relazionare i fatti al Comitato regionale. A tal proposito, occorre richiamare tutti sul fatto che siamo due facce della stessa medaglia”.
Scendendo nello specifico delle giovanili, quest’anno la copertina spetta alla Juniores del Settimo.
“Risultati eccezionali come quello della Juniores del Settimo stanno diventando la norma, non dimentichiamo che nelle ultime quattro stagioni le squadre piemontesi e valdostane hanno fatto due semifinali e una finale nazionale. Detto questo è doveroso evidenziale il comportamento del Settimo, che ha disputato non solo il campionato regionale ma tutta la fase nazionale con i giocatori classe ’98, perdendo la finalissima solo negli ultimi minuti contro una squadra di ’97 con due fuoriquota ’96. Un grande gesto nei confronti dei ragazzi, far giocare sempre gli stessi e non i pezzi pregiati delle annate superiori, perché più importante del titolo è premiare chi ha dato il massimo nella stagione. E aggiungo: come uso dire sempre nelle premiazioni, ma purtroppo nessuno mi ascolta, questi ragazzi hanno vinto il secondo posto nazionale”.
A proposito, ti chiedo un’opinione. In questa impresa eccezionale grande merito ha l’allenatore, Stefano Ambrosini, che rimarrà alla Juniores del Settimo anche l’anno prossimo. Ma cosa deve fare un allenatore per essere premiato, per esempio, dalla chiamata di una professionista?
“Deve avere le conoscenze giuste. Anche i ragazzi, se si affidano ai procuratori, fanno balzi in avanti anche inaspettati, che non sempre portano i frutti giusti. Anzi quando fai tanta panchina o vieni tagliato, passa anche la voglia di giocare. Il sistema attuale, che non condivido, funziona così. Comunque se Ambrosini resta a Settimo è meglio, se non per lui, per i ragazzi cui insegna calcio. Chi sa insegnare ai giovani è più importante di chi vince un campionato, se no ci riempiamo la bocca con il problema dei giovani, ma nessuno fa niente per risolverlo”.
Forse in Juniores è un po’ tardi per insegnare calcio.
“Giocare con i ‘98 contro’97 e ’96 dimostra che si può recuperare qualcosa anche in quelle fasce di età”.
A proposito di procuratori e affini, in questa fase della stagione impazza il calciomercato. Con tante situazioni spiacevoli, vedi i “furti” di intere squadre, e la solita lamentela: la Federazione non fa niente.
“La Federazione non può fare niente perché le società operano come loro stesse vogliono, nella massima libertà. Di certo è che se vi fosse un patto tra galantuomini, come succedeva una volta, tra le società, il fenomeno potrebbe essere facilmente eliminato. Basterebbe non prendere i transfughi con le squadre al seguito, anche perché una volta te li portano e la volta dopo te li portano via…”
Non c’è modo di regolamentare quello che sta diventando - scusami il termine - un mercato delle vacche?
“Difficile entrare nel merito di una questione così complessa, che coinvolge i rapporti tra le associazioni di categoria, calciatori e allenatori, verso i loro associati. Di certo è necessario un forte richiamo a tutti gli addetti ai lavori, siano essi dirigenti di società o allenatori, ad un comportamento più etico nei confronti di società che comunque dedicano il loro tempo e le loro risorse alla crescita dei ragazzi”.
L’altro elemento protagonista del mercato, soprattutto a livello giovanile, sono i genitori.
“Sicuramente tutto ciò è reso ancora più difficile da genitori che si lasciano facilmente coinvolgere per spostare i propri figli da una società all’altra con chissà quali promesse, dimenticando che questa attività sportiva è dedicata, prima che a creare grandi campioni - poche unità ogni centina di migliaia di ragazzi -, a formare uomini, insegnando loro il rispetto delle regole, delle persone, dei compagni e degli avversari. Oltre a un sano sviluppo fisico, cui la Federazione dedica molta attenzione, vedi il bellissimo progetto Nutrizione e Salute”.
Passiamo alle rappresentative, forse la nota dolente di questa stagione, soprattutto se paragonate ai fasti dell’anno scorso.
“Complessivamente la mia valutazione è positiva, anche se non abbiamo ripetuto i risultati dello scorso anno. Credo che ciò sia dipeso non tanto dalla qualità tecnica dei ragazzi, quanto dalle qualità morali e dall’aggregazione, che sicuramente lo scorso anno erano più forti. L’anno scorso le rappresentative avevano uno spirito simile a quello della nazionale italiana agli Europei”.
Beh lì è stata forte la mano di Conte. Vuol dire che ci sono cambiamenti in vista nello staff delle rappresentative?
“È prematuro, non sappiamo ancora se faremo le rappresentative... Al momento sono tutti liberi, poiché non sono ancora state definite le modalità per il prosieguo dell’attività delle rappresentative regionali, se sarà annuale, biennale o in altra forma. Prenderemo una decisone nel prossimo consiglio federale e faremo una proposta alla Federcalcio”.
È un problema economico?
“Sicuramente è uno degli aspetti da esaminare, insieme agli aspetti tecnici, visto per esempio che la Uefa Region’s Cup viene disputata su base biennale. Come detto, sarà argomento di dibattito nel consiglio federale del 15 luglio, ma non è detto che lo risolveremo, visto che ci sono tanti altri argomenti urgenti sul tavolo”.
Ovvero la composizione degli organici, l’iscrizione delle squadre?
“Sì, il problema sono gli organici, dalla Lega Pro in giù la situazione non è chiara”.
In Piemonte, che situazioni ci sono a rischio? Si parla di Novese, Acqui, Albese, Derthona...
“Questo è il problema, non abbiamo comunicazione scritta né in positivo né in negativo. Il 15 luglio scadono le iscrizioni per Eccellenza, Promozione e Prima categoria, prima di quella data non si possono fare valutazioni. Da notizie di stampa sembrano esserci fibrillazioni, ma - ripeto - noi non abbiamo alcuna notizia ufficiale”.
Ufficiale è la sparizione dello Sporting Bellinzago, di un posto in Lega Pro per il calcio piemontese e, potenzialmente, anche di un Settore giovanile in più nei campionati nazionali.
“Quando una società arriva a fare la Lega Pro in contesti così piccoli, ci arriva perché ci sono persone che hanno grande passione sportiva che li porta a questi risultati. Se poi scema la passione o subentrano altri problemi nell’affrontare certe scommesse, è evidente che è difficile sopravvivere. Non mi è dato di conoscere quali sono le problematiche, non sono transitate dal Comitato regionale, ma a livello di norme l’accordo con il Varese non mi sembrava praticabile, almeno nei termini che sono stati riportati dai media”.
Comunque una perdita dolorosa, per il calcio piemontese.
“Sicuramente sì, ma queste grandi fusioni, ne abbiamo tanti esempi, non sempre si rivelano grandi successi nel tempo”.
Presidente, torniamo ai campionati giovanili. Nella prossima stagione, stessa organizzazione di quest’anno?
“Tale e quale”.
Anche lo spareggio tra le terze classificate dei gironi provinciali per accedere ai regionali, che mi sembra sia stato un successo.
“Sì, lo abbiamo rilevato anche nelle riunioni, è una riforma che è piaciuta. Confermata anche la formula con gare di andata e ritorno per lo spareggio, anche questo secondo il sondaggio con le società fatto in tutte le riunioni”.
Le date?
“Si parte una settimana prima, nel week end del 10-11 settembre, per aderire alla richiesta delle società. Non per finire prima, ma per fare un turno infrasettimanale in meno”.
Una vera e propria rivoluzione, invece, riguarda la Scuola calcio. Dalla stagione 2017/2018 entrambe le categorie Esordienti a 9 giocatori, già da quest’anno solo due annate di Pulcini, con i 2008 e i 2009 nei Primi calci…
“Prendiamo atto, sono frutto delle valutazioni fatte dalle apposite commissioni di studio del Settore giovanile e scolastico. Io dico sempre che su queste cose non ha senso vestirsi a festa o stracciarsi le versi, sarà l’esperienza sul campo a dire se non buone riforme o meno. Se non funzionano, non ci sarà nessun problema a fare ulteriori riforme”.
Discutibili sono le tempistiche. Un conto è annunciare una riforma che sarà operativa tra un anno, un altro è dire il primo luglio che l’organizzazione cambia.
“Su questo argomento ho ricevuto notevoli proteste, lo stesso Latiana (coordinatore regionale SGS, ndr) mi ha interpellato perché ha ricevuto segnalazioni di non gradimento delle tempistiche, ma non posso entrare nel merito. Chiediamo uno sforzo organizzativo alle società, ma sono sicuro che passato il primo momento di impatto duro, le nostre società saranno capaci di affrontare la riorganizzazione in tempi stretti”.
Parliamo di costi per le società, altro argomento bollente.
“Uguali identici, dal 2007 i costi globali finali per le iscrizioni sono invariati”.
E i costi dei tesseramenti?
“Dovrebbero rimanere uguali a quelli di quest’anno”.
Chiudiamo con una domanda di politica sportiva. Le elezioni si avvicinano, tra ottobre 2016 e gennaio 2017 dovrebbe essere il periodo buono per eleggere il nuovo presidente regionale della Lega Nazionale Dilettanti. L’hai già detto, ma ripetiamolo: ti ricandiderai?
“Io sicuramente mi ricandido, questo l’ho già detto più volte”.
La tua squadra sarà la stessa?
“Non sarà la stessa perché alcune persone non saranno disponibili per problemi personali, non per mia scelta”.
Più dubbi su chi sarà il tuo avversario, sempre che qualcuno voglia provarci…
“Non lo so, in questo momento mi sto dedicando a tutt’altro che agli aspetti delle elezioni. Tutti possono confermare che, nelle riunioni con le società, non ho mai sfiorato l’argomento. Ormai le società mi conoscono nel bene e nel male, conoscono pregi e difetti per valutare la mia candidatura. Se si candiderà qualcun altro, è un problema che non mi tocca”.