Giovedì, 26 Dicembre 2024

Dai CFT alla maglia azzurra: il programma della FIGC ha aperto a tanti ragazzi le porte della Nazionale

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INTERVISTA - Il responsabile tecnico dei Centri Federali Territoriali Maurizio Marchesini: “Felici di dare una mano anche alle Nazionali, il nostro obiettivo è formare e non disperdere il talento”. L’esempio dello juventino Simone Condello


Dai Centri Federali Territoriali alla maglia azzurra, dal mondo del dilettantismo al professionismo: è un sogno che si è avverato già per decine di ragazze e ragazzi che attraverso i CFT hanno raggiunto la Nazionale, dando ulteriore lustro al principale programma di sviluppo giovanile avviato nel 2015 dalla FIGC con il supporto dei partner Eni, Fiat, Puma e Ferrero.

Sono 50 oggi le strutture a regime su tutto il territorio nazionale, 5.000 i giovani calciatori coinvolti, di cui 3.750 tesserati Under 14 e Under 13 e 1.250 tesserate Under 15, appartenenti a 1.500 società. Oltre 1600 le sedute di allenamento nel corso dell’anno, 5.000 ore di lavoro complessivo che permettono di costituire una base piramidale qualitativa del calcio giovanile italiano. A quest’attività si aggiunge il lavoro svolto con bambine e bambini dai 5 ai 12 anni, anche attraverso stage itineranti sul territorio.

“Il nostro primo obiettivo - spiega il coordinatore tecnico dei Centri Federali Territoriali, Maurizio Marchesini - è la formazione sul territorio e contribuire a non disperdere il talento. Sapere che i CFT danno una mano alle Nazionali è motivo di soddisfazione e conferma la bontà del nostro lavoro”.

Nel dicembre 2017 al Torneo di Natale della Nazionale Under 15 uno solo degli 80 convocati proveniva dai CFT: l’apripista è stato Daniele Montevago, attaccante classe 2003 in forza al Palermo che in questi giorni è impegnato a Coverciano nel Torneo dei Gironi della Nazionale Under 16. Un anno dopo al Torneo di Natale i ragazzi cresciuti nei CFT sono diventati 6, che anche grazie agli allenamenti nei Centri Federali Territoriali hanno conquistato l’attenzione di società come Milan e Juventus e la chiamata del neo tecnico dell’Under 15 Patrizia Panico. Si tratta di Simone Condello, Rosario Marsiglia, Antonio Nisticò, Tommaso Salvador, Niccolò Sette e Leonardo Straccio, provenienti dai CFT di Roma Ponte di Nona, Napoli Casalnuovo, Catanzaro, Treviso Istrana e Macerata Recanati.

Numeri che assumono contorni ancora più significativi in campo femminile, basti considerare le prime convocazioni del 2019: sono cresciute calcisticamente nei CFT 14 delle 20 ragazze convocate nella Nazionale Under 16 e hanno un passato nei Centri Federali Territoriali 7 delle 20 convocate nell’Under 17.
“I CFT - sottolinea Marchesini - hanno avuto un impatto fantastico su dirigenti, allenatori e famiglie, instaurando una preziosa collaborazione con le società che proseguono il lavoro impostato all’inizio della settimana. Per non parlare dei ragazzi, che sono entusiasti di poter lavorare con tecnici federali e ricevono un’attenzione educativa e tecnico-organizzativa senza pari”.

A conferma della piena sinergia tra il Settore Giovanile e Scolastico e il Club Italia, Marchesini si sente quotidianamente con il coordinatore delle Nazionali giovanili maschili Maurizio Viscidi e con il responsabile dell’Area Scouting della FIGC Mauro Sandreani e lavora a stretto contatto con un team di professionisti che seguono i ragazzi a 360 gradi, curando la parte organizzativa, tecnica, medica e formativa: 20 Responsabili Tecnici Interregionali, 50 Responsabili Organizzativi, 50 Collaboratori Organizzativi, 4 Responsabili Tecnici Interregionali, 50 Responsabili Tecnici, 200 Tecnici, 50 Preparatori Atletici, 50 Preparatori dei Portieri, 60 Medici, 60 Fisioterapisti e 65 Psicologi.

“I ragazzi da noi lavorano sempre con il pallone, nelle esercitazioni c’è una fusione degli aspetti tecnico-tattici e atletici. Valutiamo con attenzione la capacità di apprendimento, una qualità fondamentale per un giovane calciatore”. Più difficile individuare il ‘talento’ in un’età in cui lo sviluppo fisico gioca ancora un ruolo determinante: “Un fenomeno come Kevin De Bruyne a 18 anni ancora non era stato riconosciuto come tale e questo perché era ancora indietro dal punto di vista fisico. Il nostro compito è fare in modo che anche i ragazzi più piccoli fisicamente possano essere seguiti nel migliore dei modi e continuare così a inseguire il loro sogno”.

Fonte: www.figc.it

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