Domenica, 24 Novembre 2024

Gassino San Raffaele, nuova idea: un corso da allenatore per "educare" i genitori della scuola calcio

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Piercesare Uras Piercesare Uras

PROGETTO - Sabato la prima lezione: l'obiettivo è rendere i genitori consapevoli di cosa vuol dire fare l’allenatore, affinché assumano comportamenti corretti in tribuna. Rinnovate le borse di studio per il settore giovanile, con un percorso di studio sull’impronta energetica della società. E ogni squadra della scuola calcio impianterà un albero


Dopo la Certificazione ISO 20121 per la “gestione ed organizzazione di eventi sportivi calcistici” e il premio Grassroots della FIGC come miglior società d'Italia, il Gassino San Raffaele ha incassato anche il premio speciale del CONI regionale per il progetto etico-sociale delle borse di studio assegnate ai suoi atleti del settore giovanile in base a meriti sportivi, scolastici ed etici. Quella del direttore generale Piercesare Uras è stata l’unica società di calcio premiata nella manifestazione di apertura anno sportivo, “una conferma importante del nostro percorso che parte dal campo di calcio ma assume una valenza formativa e sociale” commenta Uras.

BORSE DI STUDIO PER IL SETTORE GIOVANILE

Nella scorsa stagione, le borse di studio sono state assegnate a cinque atleti delle giovanili in base a tre criteri: area scolastica, ovvero i voti del primo e del secondo quadrimestre; area sportiva, in cui “si valuta non il più bravo ma la crescita sportiva, secondo le apposite schede federali”; e area etica, sociale e ambientale, concretizzata con un percorso di integrazione di una persona ipovedente nella gestione dell'impianto sportivo, in un progetto teorico e pratico di arbitraggio e in un focus su rifiuti e raccolta differenziata. I cinque vincitori sono stati premiati con il pagamento delle tasse scolastiche, dei libri di testo e del materiale scolastico, oltre alla consegna di un pc portatile.

Il progetto è stato rinnovato per questa stagione sportiva, grazie al sostegno degli sponsor, con una variazione: il progetto ambientale riguarda non più i rifiuti e il ciclo di vita dei prodotti, ma il carbon footprinting della società sportiva, ovvero l’impronta energetica del Gassino San Raffaele, l’impatto sul pianeta a livello di consumo di risorse e di inquinamento. “Hanno aderito - racconta Uras - una trentina di ragazzi. Non conta il traguardo, ma conta il percorso: al di là di chi vincerà le borse di studio, per tutti sarà un’esperienza formativa a livello di consapevolezza personale. Noi dobbiamo crescere i cittadini di domani, è una responsabilità etica e sociale. Il calcio azzera le differenze sociali, è un’occasione da sfruttare per diffondere ai ragazzi la cultura dello sport, i valori positivi etici e morali che torneranno loro utili per tutta la vita”.

UN ALBERO PER OGNI SQUADRA DELLA SCUOLA CALCIO

Parallelamente, è stato avviato un nuovo progetto dedicato ai bambini della scuola calcio. Ogni squadra pianterà un albero nell’impianto sportivo e se ne prenderà cura. “Dovranno irrigarlo, portarlo, se serve fertilizzarlo, sarà il loro albero al Gassino San Raffaele. I 2017 lo cureranno finché non arriveranno in prima squadra, quando io sarò con una canna da pesca in riva al mare” scherza il direttore generale.

CORSO DA ALLENATORE PER I GENITORI

L’altra novità riguarda i genitori: “Non serve tenerli fuori - spiega Uras - e non serve sgridarli, serve educarli. Abbiamo proposto ai genitori della scuola calcio, in modo del tutto volontario, di fare un vero e proprio corso da allenatore, sul modello il corso Uefa C: sei lezioni, al sabato mattina, su carte federali, arbitraggio, comunicazione efficace, metodologia, allenamento atletico, tecnico e tattico. Ce ne occuperemo io stesso, lo psicologo Alberto Fiasché, i nostri tecnici Andrea Gallelli e Marco Vianello, Luca Filograno, che allena a Caselle, e il professor Fabio Albertone per la parte atletica. Un’infarinatura giocosa, per quanto seria e professionale, per far capire quanto è difficile il ruolo degli allenatori. Criticare e giudicare sono parole da togliere dal nostro vocabolario, ma anche esprimersi sul lavoro altrui senza conoscerlo è impossibile. Meglio capire come lavorano gli allenatori, quante competenze e responsabilità hanno, che difficoltà affrontano, anche perché i genitori gli affidano i loro figli e devono saperne il più possibile”.

L’impatto è stato sorprendentemente positivo. “Pensavamo di avere una quindicina di iscritti, e invece sono 54, tanto che abbiamo dovuto fare due classi. A fine corso ci sarà un esame di teoria e gli allievi, chiamiamoli così, dovranno fare una tesi, ovvero la preparazione di un allenamento, che poi porteranno sul campo, ma non con la squadra del proprio figlio: vedremo come se la cavano con 10/15 bambini... Chi passa potrà partecipare come uditore alle riunioni tecniche e non pagherà l’ingresso al campo. Sono sicuro che, quando torneranno sugli spalti, si comporteranno bene”.

VINCERE NON È L’UNICA COSA CHE CONTA

Ancora una volta, la società rossoblù si distingue nel panorama regionale, tenendo fede al suo slogan: “Vincere è importante, ma non è l'unica cosa che conta”. È nel nostro DNA - conclude Piercesare Uras - cercare e trovare soluzioni alternative per eliminare stereotipi del calcio che fanno solo male al calcio, ovvero che è uno sport poco etico, poco sociale, improntato solo al risultato e propenso alla rissa. Per combattere questa percezione, che non è vera, non bastano i proclami ma bisogna fare cose concrete. Noi possiamo lavorare su tre stakeholder: atleti, istruttori e genitori. Il progetto che abbiamo chiamato “alleniamoci a capire” è rivolto proprio ai genitori, gli unici che finora non erano coinvolti nelle nostre iniziative. La prima lezione si terrà sabato prossimo, il corso proseguirà fino ad aprile e speriamo di portare tutti i nostri corsisti fino alla festa di giugno, dove li diplomeremo come genitori consapevoli”.

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