“Lontano dallo stress emotivo delle partite stavo andando fuori di testa”. Un frase che è un discreto biglietto da visita per raccontare il personaggio Ernesto Marchi. Un allenatore dal grande carisma, senza peli sulla lingua e che non ama le frasi di circostanza. Nell’ultima stagione direttore tecnico della Scuola calcio dello Sparta Novara, Marchi il prossimo anno tornerà a sedersi su una panchina e guiderà la Juniores dello Sparta. Sarà un progetto innovativo perché il gruppo sarà formato da ’98 e dai suoi ’99, che rappresenteranno l’ossatura centrale. Dopo un anno di lontananza, a Ernesto Marchi verrà quindi nuovamente affidato il gruppo ’99 che tanto bene ha fatto sotto la sua gestione (titolo regionale 2013 categoria Giovanissimi fascia B e semifinale 2014 categoria Giovanissimi) ma che nell’ultimo anno ha fallito la qualificazione alle fasi finali sotto la guida di Rossini, ora approdato alla Juniores del Gozzano. Abbiamo intervistato Ernesto Marchi che ci spiega l’idea che sta alla base del progetto Juniores e si sofferma sulla stagione non positiva dello Sparta Novara Allievi fascia B.
FUTURO ALLA JUNIORES
“La prossima stagione allenerò la Juniores dello Sparta Novara che sarà formata da ’98 e ’99. L’ossatura principale sarà composta dai ’99 e poi a giro giocheranno quei ’98 che non saranno impegnati in Prima squadra. Quasi sicuramente quindi non avremo la categoria Allievi il prossimo anno. Sappiamo che è un metodo rischioso, ma in questo modo cerchiamo di accelerare la crescita dei ragazzi in modo che possano ambire ad un mercato migliore nel panorama dilettantistico”.
PROGETTO GIOVANI
“Se fai male le ultime stagioni, il biglietto da visita poi è quello perché le Prime squadre guardano gli ultimi anni. In questo momento il gruppo ’99 ha un mercato al ribasso vista la stagione non brillante e l’obiettivo è quello di offrirgli un mercato migliore. Non ho la bacchetta magica e potrà anche andare male, ma a questi ragazzi glielo devo. Proviamo a fare qualcosa di diverso, mai nessuno ha provato a strutturare una rosa così giovane come sarà la nostra. Oltretutto non saremo ammessi di diritto ai regionali visto che la Prima squadra è in Prima categoria quindi dovremo giocarci la qualificazione con tutte le incognite che ne derivano. Se Medina e Verzotti restano, saremo molto forti. Apicella credo andrà in Prima squadra: non ho mai avuto una punta come lui, è un “rompipalle” che mette sempre in ansia la difesa, può segnare su ogni pallone e cerca di continuo la profondità”.
ASTINENZA DA CAMPO
“Vedere i ’99 quest’anno mi ha spinto a rientrare nel “calcio giocato”. Da direttore tecnico della Scuola calcio stavo andando fuori di testa. Mi manca la partita, il campo, lo stress emotivo. L’anno scorso ho accettato quest’incarico perché la Scuola calcio era un vero caos, c’era troppa anarchia. In questi mesi ho gettato le linee guida e abbiamo fatto un ottimo lavoro: la Juve ci ha appena preso due bambini e in tutto sono in 5 ad essere approdati nel primo gruppo delle professioniste. Dalla prossima stagione manterrò il ruolo di direttore tecnico ma con un impegno minore: non sarà necessario seguire tutti gli allenamenti e partite e quindi potrò tornare a sedere in panchina”.
LA STAGIONE DEI SUOI ‘99
“Dopo il mio biennio con i ’99 sarebbe stato difficile per chiunque sedersi su quella panchina. Con i dovuti paragoni, è stato come il passaggio Conte-Allegri: noi come la Juve arrivavamo da vittorie e forse sarebbe stato meglio non cambiare troppe cose sin dall’inizio. Questo è un gruppo che si era abituato a certi metodi di lavoro e in poco tempo il nuovo allenatore ha voluto fare molti cambiamenti dal punto di vista tattico e di preparazione. Con Rossini si cercava la costruzione dell’azione da dietro, mentre con me si tentava la verticalizzazione. Sono giocatori poco portati al fraseggio, con 3 passaggi eravamo già davanti. Yaon e Davidoiu se non vengono coinvolti subito nel gioco si stufano. Li ho visti spenti anche dal punto di vista fisico: contro la Junior Biellese abbiamo perso malamente 1-3 ma potevamo subirne 12. Quella notte non ho chiuso occhio. Noi eravamo la squadra da battere contro cui gli avversari giocavano al massimo perché volevano batterci. L’obiettivo minimo doveva essere quello di qualificarci alle fasi finali, poi per vincere ci vuole anche un pizzico di fortuna. Detto questo, vorrei precisare che sono stato uno dei principali sponsor di Rossini e tornassi indietro farei la stessa scelta. Siamo allenatori diversi: io sto addosso ai calciatori, sono più sanguigno mentre lui è un manager all’inglese, è più pacato e molto preparato sul piano teorico”.