4ª PUNTATA / IL RIGORE DEL CALCIO - Nella sua rubrica, che torna su queste pagine per la terza stagione consecutiva, Gianluigi de Martino si butta il politica e prova a rispondere a questa difficilissima domanda: cosa può fare - concretamente - una pubblica amministrazione per una società sportiva? I "desideri" da sfregare alla lampada sono cinque, il primo riguarda l'impiantistica sportiva, a partire dal censimento dello status quo, sempre con uno sguardo rivolto al futuro. Nelle prossime puntate scopriremo insieme gli altri quattro desideri...
Per diversi anni abbiamo decantato la “cantera” spagnola come simbolo della progettazione, della scuola di qualità sportiva, come metodologia che rimetteva al centro della crescita il giovane calciatore. Siamo rimasti a bocca aperta e con la meraviglia negli occhi quando abbiamo visitato gli impianti del Barcellona o del Real Madrid. Eppure pochi si sono chiesti se quei templi del calcio giovanile fossero semplicemente il frutto di investimenti di società quotate un borsa oppure la realizzazione di un progetto più ampio, che prevedesse anche il coinvolgimento delle società dilettantistiche o di leghe inferiori e delle istituzioni pubbliche.
In Italia abbiamo da sempre un problema di attenzione da parte della pubblica amministrazione alle politiche sportive. Soprattutto, negli anni, queste si sono sempre più trasformate in piccoli e insufficienti contributi a pioggia per quelle poche società sportive che hanno saputo accreditarsi oppure che gestiscono, comunque con grandissimi sforzi e difficoltà, impianti sportivi comunali o circoscrizionali sempre più fatiscenti, costosi e talvolta poco funzionali alle necessità di “sport” e non solo di calcio, che hanno i cittadini.
Sicuramente la pubblica amministrazione ha la responsabilità di rivedere completamente il ruolo che vuole svolgere in questo complesso e vasto mondo sportivo: recitare da co-protagonista e diventare punto di riferimento reale, attivo e presente oppure continuare a demandare alle associazioni sportive, calcistiche e non, che, soprattutto in questo periodo post-pandemico (speriamo di poter davvero dire così), si stanno ritrovando spesso con numeri ben al di sotto delle medie stagionali degli anni passati.
Questo e i prossimi articoli proveranno a raccontare quali sono i 5 desideri del mondo dello sport cittadino, come se, potendo sfregare la magica lampada che rappresenta simbolicamente l’Istituzione Pubblica, avessimo la possibilità di esaudire 5 importantissimi presupposti affinchè lo sport cittadino possa essere davvero importante mezzo di evoluzione e progresso e rilancio.
In ordine di priorità, la pubblica amministrazione deve prima di tutto aver ben chiaro che gli impianti sportivi sono il fulcro della vita sportiva e sociale dei territori e che rappresentano punti di aggregazione strategici, poli di cultura sportiva e spesso anche sociale. Gli impianti sportivi dovrebbero essere quindi censiti per condizioni infrastrutturali, per scadenze di concessioni, per utilizzo che non sempre risulta appropriato da parte delle società e messi al centro della discussione politica di rilancio delle stesse infrastrutture della città, con una visione rivolta al futuro non prossimo, ma a 15 o 20 anni.
Non meno importante la puntualità con cui l’ente pubblico deve rispettare le scadenze di concessione e indire i bandi per permettere alle società di essere certe nell’investire sulle proprie attività o sulle migliorie che sono di loro competenza. Il rispetto delle scadenze deve prevedere, per gli impianti di calcio, anche un eventuale tavolo di confronto tra ente pubblico e Lega Calcio in modo da trovare spazi di riflessione e soluzione per la discronia delle scadenze di concessione e di omologazioni.
Altra priorità è necessariamente il controllo: è ormai normalità il malcostume dei “sub-appalti” e degli utilizzi da parte di terze società, spesso in affitto ed in via esclusiva, di impianti concessi. Ricordiamo che un impianto sportivo è “concesso” e “pubblico”, non privato se appartenente al Comune o alla Circoscrizione. E questo status ha delle regole che troppo spesso non sono rispettate venendo meno a principi etici ancora prima che contravvenendo alle leggi dello stato.
Ecco, una lungimirante amministrazione pubblica ha il dovere e la responsabilità di partire dai luoghi, ovvero gli impianti, per affermare la propria volontà espressa nelle campagne elettorali e trasformare la “politica” in “politiche”: vere, attive, al servizio dei cittadini.