Gianluigi Gentile riparte dal Mirafiori. Diciassette anni di Juventus e tante altre esperienze nei dilettanti (le ultime stagioni al Lascaris) al servizio della società di Giovanna Corbo: “Era un discorso aperto da qualche anno – racconta Gentile –, avevo promesso a Giovanna che, appena fossi stato libero, avrei accettato la sua proposta. Adesso me la sono sentita e sono qui, a Mirafiori, anche per l’affetto e l’amicizia che mi legavano a suo padre Giuseppe, una persona eccezionale dal puto di vista sportivo e anche sociale, per quanto ha fatto per i giovani del quartiere fin dagli anni ottanta”.
Gianluigi, quale sarà il tuo ruolo?
“I ruoli non sono importanti, ma diciamo direttore tecnico, visto che il mio lavoro si concentrerà sugli allenatori e sull’organizzazione. Poi la quotidianità di una società impone tantissime altre cose di cui occuparsi”.
Cosa ti piacerebbe portare al Mirafiori?
“Entro in corsa, i giochi sono in gran parte già fatti. Cercherò di mettere a disposizione del Mirafiori quello che ho imparato in tanti anni di Juventus: una gestione seria e rigorosa, regole chiare e precise, attenzione al contesto sociale, ragionare in una logica di squadra, di gruppo, e non di singoli individui. Non siamo professionisti e non possiamo esserlo, questo lo so, ma professionali sì”.
Priorità?
“Gli allenatori, sicuramente, tutto parte dagli allenatori. Cercheremo di formare uno staff coeso, che metta più conoscenze possibili a disposizione dei ragazzi. Ma parlare di priorità, nel calcio, è sbagliato, perché questo non è un lavoro che si fa in sei mesi o in un anno, servono tempo e continuità, speriamo che la società mi dia modo di lavorare in prospettiva”.
Una squadra è già ai regionali, un’altra agli spareggi. Il livello dei giocatori, come ti sembra?
“Alcune squadre sono buone, altre da migliorare, com’è normale che sia. L’aspetto positivo è che sono molto competitive le squadre della Scuola calcio, vuol dire che il materiale su cui lavorare a lungo termine è valido, che il quartiere è ricco di potenzialità. Poi, certo, devi lavorare nel modo giusto, con unità di intenti, sapendo che lo scopo ultimo a livello calcistico è formare giocatori per la Prima squadra, se non qualcuno per il professionismo”