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Mercoledì, 22 Dicembre 2021 15:18

Under 17 Regionali - Jacopo De Andreis cuore granata, il simbolo del Vanchiglia si racconta

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INTERVISTA - Capitano e bandiera del Vanchiglia, il mediano tuttofare granata sta vivendo una splendida stagione. Si racconta e ci racconta la sua crescita e questa entusiasmante stagione, che sta vedendo il club di via Ragazzoni primeggiare nel girone C.
 


Una vita da mediano cantava Ligabue, ma Jacopo De Andreis è questo e molto altro. Vera anima del suo Vanchiglia, di cui è capitano e simbolo e da vero capitano parla quando gli chiediamo della sua ininterrotta militanza tra le file granata.

"Sono molto attaccato a questi colori, si può dire che sono una vera e propria bandiera, avendo disputato fino a questo momento tutta la mia carriera qui. E' molto bello perché l'ambiente è ottimo e in squadra siamo un gruppo di 4 o 5 ragazzi che hanno fatto tutta la trafila assieme, ci conosciamo benissimo e siamo molto affiatati. Il fatto di essere capitano di questa squadra da 5 anni è un riconoscimento bellissimo. Cerco di dare il buon esempio in campo, di aiutare i nuovi ad integrarsi, ma tutti noi dello zoccolo duro è come se avessimo la fascia al braccio".

In tanti anni al Vanchiglia devi aver trovato tanti validi allenatori.
"E' difficile pensare ad un singolo nome. Sono stato allenato da tante persone e questo spesso può essere visto come una cosa negativa, perché ci vuole tempo per farsi conoscere, per integrarsi e cambiare molto può non essere facile. Io però l'ho sempre vissuta come una cosa bella, perché ognuno mi ha dato qualcosa. Quando ero piccolo, ai Pulcini, ricordo mister Aldo, poi Antonio Cuccarese agli Esordienti, un gruppo davvero forte e molto difficile da battere. Con lui ricordo disputammo il torneo Dalla Riva e fu un'esperienza molto bella, dove potemmo affrontare squadre del calibro di Genoa, Sassuolo e dove ricevetti il premio come miglior giocatore della mia squadra. Ricordo con piacere Federico Calò e non posso dimenticare Edoardo Zaccarelli, che mi ha guidato nella mia prima esperienza ai campionati Regionali. Ora sono molto contento di essere seguito da Giorgio Tonino. E' arrivato la scorsa stagione e ci sta dando tanto, dal punto di vista calcistico, ma anche umano. Inoltre offre a tutti la possibilità di giocare e questo è molto importante, credo che un bravo allenatore debba riuscire a dare il giusto spazio a tutti, è fondamentale, soprattutto alla nostra età".

Con lui stai anche sperimentando un nuovo ruolo.
"Si, quest'anno giocando a 4 a centrocampo spesso sto facendo l'ala. Sebbene debba ancora crescere in tecnica, sfrutto la mia velocità e la mia resistenza, dovendo fare avanti e indietro continuamente. Ho buona capacità difensiva e sto migliorando nelle finte. In genere punto l'uomo e sterzo bruscamente, per disorientarlo, nulla di troppo difficile, ma mi riesce bene. Il mio ruolo naturale però è al centro, come mediano o mezzala destra, abile a coprire e capace di inserirmi negli spazi. Non ho mai segnato tanto, ma questa stagione sono già a 5 reti. Il mio ideale di giocatore è Gattuso, un vero mastino".

La prima parte di stagione è stata esaltante. Speranze per il futuro?
"Sono molto contento di come sia andato il girone di andata. Dimostra quanto stiamo lavorando bene, l'allenamento e il gruppo funzionano. Sappiamo che sarà difficile, Alpignano e Lucento sono due squadre toste, ma non dobbiamo sottovalutare nessuno. Sono sicuro che nella seconda parte daremo anche di più. Intanto disputeremo un torneo con l'obbiettivo di vincerlo, poi alla ripartenza dovremo essere bravi a proseguire la striscia positiva, riscattandoci magari con Rosta e Alpignano, le uniche gare che non abbiamo vinto all'andata".
"Personalmente appoggerò la squadra come sempre e spero di ricevere una chiamata per la Rappresentativa Regionale di categoria. Ero stato convocato nella settimana rinviata per neve, ma alla fine non si è fatto nulla. Tutto sommato è stato un bene visto che ero infortunato! Per la prossima mi farò trovare pronto, spero mi chiameranno, sarebbe la prima volta per me."

Il sogno ovviamente è il professionismo.
"Spero di ricevere attenzioni anche dalle squadre professioniste. Non ho mai avuto esperienze simili, se non da piccolo quando fui visionato dal Torino. Da tifoso, ovviamente andare alla Juventus sarebbe il massimo, una passione trasmessami da mio padre. Se invece dovessi pensare all'estero, mi affascina l'Arsenal, grazie ad Henry. So di aver vissuto poco della sua carriera, ma le immagini e i filmati che ho visto di lui mi hanno catturato. Un grandissimo giocatore, per altro passato anche dalla Juve, sebbene con poca fortuna".

Questi anni non vi hanno certo aiutato però.
"E' stata molto dura per tutti noi, soprattutto la scorsa stagione. Per me, come per molti altri, il calcio è al primo posto. Certo ci sono gli amici, le uscite, i videogiochi, ma quando hanno chiuso tutto è stata una mazzata. Penso che la scelta di due anni fa sia stata corretta, nonostante la pesantezza. Ma quella dello scorso anno ha fatto malissimo a noi tutti. Questa stagione mi pare gestita molto meglio, sono contento si stia tornando alla normalità e sono convinto che la strada dei vaccini e dei controlli che stanno attuando sia quella giusta, speriamo di non fermarci più. E' stato anche un bene non abbiano fermato la serie A, ma credo sarebbe stato impossibile e dannoso economicamente".

Cambieresti qualcosa nel mondo del pallone?
"Vorrei si sentisse parlare meno di razzismo, nel calcio professionistico e non. E' un problema della società, il calcio non può cambiare tutto, però si può dare il buon esempio. Ricordo due anni fa prima della pandemia in una nostra gara ci fu una dirigente avversaria che insultò un giocatore. Facemmo uno striscione nella partita dopo e si respirò un'aria molto bella, ma bisogna essere altresì molto severi con queste persone. Vanno punite severamente e le società calcistiche devono essere inflessibili quando succedono episodi simili".

Parlando di aspetti più leggeri, hai dei riti con i quali ti prepari alla gara?
"Non sono mai stato troppo scaramantico nel calcio, però questa stagione ho preso l'abitudine di fare il riscaldamento senza la fascia di capitano. La tiene il mio dirigente e come finisco me la restituisce. Ormai è diventato un rito e visti i risultati che stiamo ottenendo, non lo interrompiamo!".

Un saluto finale?
"Naturalmente a tutto il Vanchiglia e alla famiglia, ma ci tengo soprattutto a fare un grande in bocca al lupo a Idris Ceraj, che ha terminato la stagione. Aveva un infortunio da inizio anno, sembrava poco serio e se lo è trascinato a lungo. Due partite fa si è dovuto fermare e si è scoperto avere problemi al crociato. E' veramente una cosa brutta che fa star male. Idris è uno dei compagni che è da sempre con me, vice capitano e una gran persona. Vederlo agli allenamenti con le stampelle fa male, gli auguro davvero tutto il meglio e che possa tornare presto tra noi".

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