INTERVISTA – Quattro chiacchiere per conoscere a fondo la persona dietro il gesto ammirevole che ha portato alla ribalta nazionale questo 19enne capitano del Lesna Gold
“Fa’ la cosa giusta!” Titolo di un famoso film, ma anche monito per le continue sfide che il percorso di vita ci presenta davanti. Molto spesso una scelta sul presente e l’enigmatico futuro richiede tempo e soprattutto tanta coscienza di quello che si è e si vuole essere. Ma in tanti altri casi, non è che ci sia poi così spazio per le più disparate riflessioni. Quella componente quasi animalesca che ci piace chiamare “istinto” c’è chi la sviluppa quotidianamente, come nel nostro amato gioco del calcio i portieri, e chi invece si ritrova inaspettatamente a scoprire della sua esistenza in una giornata come tante altre. Quel bivio ci chiede di farci trovare pronti e, appunto, fare la scelta che riteniamo più opportuna. Simone D’Avolio di partite, nella sua comunque giovanissima esistenza, ne ha giocate a bizzeffe, così come saranno innumerevoli le gite fuori porta, insieme ad allenatori e agli inseparabili compagni, sui i terreni di gioco di tutto il Piemonte. Eppure, difficilmente rimuoverà dai suoi ricordi più preziosi quella gara e quella trasferta come tante altre. Perché, naturalmente, come le altre non lo sarà mai. Intorno al minuto 43 della gara in casa del Villarbasse del suo Lesna Gold, di cui è capitano, la vita di Simone è giunta a quel famoso bivio. A pochi passi da lui, consciamente o meno, c’era una decisione da prendere. Agire o non agire? “Mi butto o non mi butto?”. La scelta è venuta naturale, non c’era spazio per i tentennamenti. Simone quel giorno ha conosciuto l’istinto, quello vero. In un millisecondo le sue meningi hanno rilasciato il responso a lui più congeniale e, allo stesso tempo, salvifico per le sorti della direttrice di gara Angela Benfante. Il pallone, per Angela, che ogni week-end cercava di rendere più godibili le sfide tra chi l’accarezzava e lo maltrattava, stava per trasformarsi nel fautore del più inaccettabile degli incubi. Ha colpito Angela e le ha fatto perdere i sensi, ma non quelli più primordiali dello sport di chi era presente a tutto ciò. Simone ne ha scoperto un sesto e si è subito affrettato a soccorrerla. Angela per fortuna, come si dice in questi casi, può ancora raccontarcelo. Un episodio che non può lasciare indifferenti qualunque essere con un cuore e un futuro da scrivere, cioè tutti. Per questo la redazione di “11 Giovani” ha voluto dare spazio alla vicenda, attraverso l’intervista a Simone D’Avolio. Opportunità per conoscere più da vicino questo ragazzo di 19 anni, autore di un gesto di grande sensibilità e prontezza.
Che ragazzo è Simone? Quali sono i valori e le passioni che hanno spazio nella sua vita?
“Fondamentalmente mi considero un ragazzo molto pacato. Cerco di essere sempre tranquillo e solare. Un carattere che mi fa apprezzare anche in campo. Non sono proprio uno che ama “attaccarsi”, cerco di comportarmi nella maniera più corretta possibile nei confronti dei miei compagni e degli avversari” poi aggiunge “La mia passione principale è ovviamente il calcio. Un amore tramandato da mio padre e mio fratello. Lo pratico da quando ho circa 3-4 anni ed è un qualcosa che amo ancora tantissimo fare, perché mi preme dentro.”
Hai da poco ottenuto il diploma di scuola superiore e sei già entrato nel mondo del lavoro. Come riesci a gestire l’impegno lavorativo con gli allenamenti e le partite di calcio?
“Sono stato molto fortunato a trovare lavoro appena terminato il mio percorso di studi. Faccio il collaudatore e riparatore di schede elettroniche in un’azienda di Volpiano. Al momento non mi viene particolarmente difficile incastrare l’impegno lavorativo con il calcio. Il mio orario è dalle 8 alle 17 e gli allenamenti sono perlopiù la sera. Per ora, dunque, riesco benissimo a gestirmi."
Scendiamo in campo. Che cos’è che ti dà maggiori soddisfazioni quando giochi a calcio? Un gol, un assist o un recupero?
“Giocando come centrocampista, la dinamica di gioco che mi soddisfa maggiormente quando sono in campo è l’assist. Mi piace tantissimo far fare gol ai miei compagni. Ovviamente, non nego che segnare qualche rete sia una grande soddisfazione” continua “Poi nel mio modo di vedere il calcio, una delle cose più belle è lo spogliatoio. Il rapporto che hai con il gruppo è forte e allo stesso tempo altalenante. Con i ragazzi ci ridi, esci assieme e si finisce anche per litigare. Poi alla fine si trova sempre il modo per riappacificarsi, perché, nonostante tutto, li considero come una seconda famiglia."
Simone, tu sei capitano della Juniores Under 19 del Lesna Gold. Immagino tu sia anche un grande appassionato di calcio professionistico. Chi è il giocatore da cui prendi ispirazione in quanto a leadership in campo e fuori?
“Da capitano, per me Giorgio Chiellini non può che essere un esempio da seguire, per quello che apporta in termini di personalità sia con la maglia della Juventus, di cui sono un grande tifoso, che con quella azzurra. Quest’estate, come tanti altri appassionati di calcio, sono rimasto colpito dal gesto di Simon Kjaer in occasione del malore che ha colpito Eriksen. Anche lui, come è successo a me, ha preso la situazione in mano e non ha avuto il tempo di scegliere” poi aggiunge una sua personale riflessione sul ruolo del capitano “Alla fine la fascia da capitano è soltanto un’immagine, ma il ruolo che eserciti va oltre. Non è soltanto quella fascia che mostri al pubblico e all’allenatore. È soprattutto una responsabilità, perché devi saper prendere in mano il gruppo. Devi essere sempre leader. Se toccano la tua squadra, devi sentirti chiamato in causa per primo”
Chiellini, Kjaer: notevoli esempi. Invece perché Simone D’Avolio è anch’esso un grande capitano? Hai voglia di raccontarmi l’episodio di qualche settimana fa?
“Per quello che è accaduto, diciamo che non è stata una scelta mia. Non ho avuto il tempo di pensarci, per dire “lo faccio o non lo faccio?”. Ho soltanto seguito il mio istinto e mi sono subito avventato sulla direttrice di gara per cercare di fare quello che mi ricordavo, sia per sentito dire che per i vari corsi di primo soccorso a cui ho partecipato. Per fortuna, è finita bene” poi va un po’ più nel dettaglio “Era il 43’ del secondo tempo. C’era punizione per noi e sul pallone si è avvicinato un mio compagno. La sua traiettoria era forte e tesa e, accidentalmente, ha colpito l’arbitro dietro la nuca. Io ero quello più vicino a lei. Per un attimo l’ho vista tentennare, poi nel giro di qualche istante è svenuta e ha perso i sensi. Dentro di me mi ero detto “Devo farlo!” Così l’ho girata verso di me, le ho prima sollevato la testa poi le ho tirato fuori la lingua per evitare che soffocasse. Dopo una decina di secondi si è risvegliata e successivamente sono arrivati i dirigenti della squadra di casa ad aiutarla.”
Il tuo gesto colpisce per sensibilità e velocità di pensiero. Pensi siano caratteristiche che in qualche modo possedevi già, oppure quest’evento ti ha permesso di conoscere qualcosa in più sulla tua persona?
“La velocità di pensiero è una qualità che già sapevo di avere. Però pensavo si limitasse al mio modo di giocare da centrocampista” dice sorridendo “Non avrei, ovviamente, mai pensato di possedere una freddezza tale da poter salvare addirittura una vita umana e questo mi ha reso tanto orgoglioso”
E invece le persone più vicine a te come hanno reagito di fronte a tale gesto e al risalto mediatico che ha avuto?
“Tutta la mia famiglia, sembrerà scontato, è tanto fiera di me. Difficile per un genitore non emozionarsi di fronte a un gesto del genere compiuto dal proprio figlio. Poi anche in spogliatoio i miei compagni erano contenti e orgogliosi di avermi come capitano”
Hai avuto poi modo di incontrare l’arbitro dopo l’accaduto? Che cosa vi siete detti?
“Pochi giorni fa ho avuto modo di parlarle, quando ci hanno ospitato a una trasmissione in Rai (I Fatti Vostri). Mi ha ovviamente ringraziato per il gesto. Abbiamo parlato di un po’ di tutto, sia dell’accaduto che del fatto che nessuno dei due si aspettasse così tanto clamore, a tal punto da raccontare l’accaduto in televisione, anche se comunque mi ha fatto tanto piacere”
Per ultima cosa invece, ci piacerebbe sapere che cosa ti aspetti per il futuro. A che cosa ambisci?
“Nel mio futuro spero di essere un lavoratore infaticabile. Poi anche da un punto di vista calcistico mi piacerebbe continuare a giocare in prima squadra, cosa che già sto iniziando a fare. Aspiro al meglio per me stesso e per chi mi sta accanto e cercherò di conquistarmelo con impegno e dedizione”.