Venerdì, 01 Novembre 2024

Affari di famiglia al Pozzomaina

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REPORTAGE - 5° episodio del nostro viaggio alla scoperta dei metodi di lavoro e della filosofia nella Scuola Calcio
 


Per il nostro giro in casa del Pozzomaina, il nostro Cicerone è stato Gianni Talladira, vicepresidente e responsabile ad interim della Scuola Calcio. Parlando con lui e girando per il campo di allenamento, dove i tre gruppi del 2008 si allenavano, avvertiamo un'aria particolare. Spiegandoci i metodi di allenamento, riscontriamo una certa continuità con quanto già sentito nelle nostre precedenti visite ad altre compagini. Il livello di professionalità che si riscontra anche tra le categorie più giovani, è a ben donde motivo di vanto per le società che si muovono in tal modo e al Pozzomaina non ne difettano di certo. L'appartenenza alla Scuola Calcio Elite è sicuramente una certificazione di qualità, così come il valore dei tecnici, patentati per la maggiore Uefa B e C. I tecnici hanno libertà di scelta sui metodi di allenamento da utilizzare, purché siano finalizzati al raggiungimento di obbiettivi mensili che si prefissano nel breve periodo e che abbiano carichi di lavoro adeguati alle varie età. Per questo la società cerca di essere presente e pronta al dialogo qual'ora ce ne fosse bisogno, mettendo in prima fila le necessità del bambino. E' rilevante poi come ci si dedichi alla preparazione dei portieri fin da piccoli, con istruttori specifici. Aspetto che non è curato dappertutto e che in società è stato oggetto di discussione. Parlando di questo aspetto, torna a pizzicarci il naso e ci vien da chiedere come gestisce i rapporti umani la società, non solo al suo interno, ma principalmente con gli utenti, i genitori. Un aspetto su cui tutte le società incontrate fino a qui hanno dimostrato di dover trattare con estrema delicatezza e fermezza insieme. Al Pozzomaina non è diverso, ma viene fuori un aspetto che è diretta conseguenza del genere di società che abbiamo trovato qui. Ottavio Porta è il presidente e la sua famiglia occupa i vari ruoli all'interno dell'organigramma. Può sembrare una cosa da nulla, ma il senso di "calore domestico" che si respira qua fino ad ora ci era mancato sentirlo. E' facile capire come, essendo una grande famiglia, le diatribe interne si possano risolvere in un modo ben diverso rispetto a discussioni con semplici dipendenti, come ci sia grande affiatamento, una sorta di alveare dove tutti lavorano per il meglio della società. E questo ha inevitabilmente risvolti nei rapporti umani con l'utenza e con i tecnici alle dipendenze, perché è come avere un unico interlocutore, con qualunque membro dello staff societario si parli. Rapporti che hanno una "calorosità" decisamente spiccata, con tutti i pro e i contro del caso, perché se è vero che un ambiente così ti accoglie facilmente, è vero che spesso qualcuno possa approfittarne. Talladira con una battuta ci fa capire: "Qui non siamo ad un ristorante 5 stelle, al Pozzo è come stare in una trattoria. Vedi i cuochi preparare, sai cosa mangi e la confidenza è maggiore. Ma il rischio di prendersi troppa confidenza è che si confondano i ruoli". Per questo la società lavora molto. Da un lato opera tanto sul campo, cercando di stare vicino alle famiglie, aiutando chi è in difficoltà; dall'altro si cerca di essere sempre attenti alle richieste del genitore, organizzando le riunioni qual'ora vengano richiesti degli incontri. Purché non vi siano discussioni su aspetti tecnico-tattici, su questi Talladira, in linea con tutte le società incontrate fin'ora si dimostra inflessibile. La crescita del bambino-calciatore spetta a loro ed è anche corretto che in un ambiente dove si cerca di mettere i rapporti al centro di tutto, si conceda la fiducia necessaria agli istruttori. Che nel caso dovessero sgarrare, sono prontamente ripresi dai vertici. E' un compito difficile quando ti poni in un certo modo relazionarti con gli adulti, Talladira ne è consapevole, ma rimarca anche quanto sia delicato il confronto con il bambino. Crearsi un'immagine che ai loro occhi non sia solo quella che li fa giocare e divertire, ma che allo stesso tempo li formi, gli insegni e che sia concepita come figura autoritaria. Per questo il vicepresidente ammette come gli piacerebbe che tutti gli istruttori fossero isef, con competenze non solo tecniche, ma soprattutto che abbiano la capacità di rapportarsi al meglio verso il piccolo, col dialogo e senza dimenticarsi di farli divertire. Perché, ci dice, "questa è una società che ha un percorso storico continuativo, che cerca di crescere piano piano con le risorse che ha, che ha sviluppato sane amicizie/rivalità con diverse società, come quella col Cenisia. Ma la cosa più bella è vedere il campo pieno (e quanto sarebbe bello poterne avere un altro) la sera, con i piccoli che imparano divertendosi e vedere questa gioia nei loro occhi. Questa è la soddisfazione più grande che questa passione che coltiviamo ci possa dare".

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