La notizia dell’indagine di Torino che ha coinvolto due allenatori, accusati di aver abusato per lunghi anni di giovani calciatori a loro affidati, ci ha colpito profondamente come ha colpito l’opinione pubblica.
Possiamo aggiungere che il nostro sgomento è ancora maggiore, in qualità di tecnici, educatori, genitori. Lasciando alla magistratura il compito di accertare i fatti, a noi preme ragionare su fenomeni drammatici, rari ma non episodici (come dimostrano le notizie arrivate da Treviglio, da Alessandria oppure dall’Inghilterra), per cercare la strada giusta per contrastare certe degenerazioni. Non è urlando all’orco che si mette a tacere la coscienza o si allevia il dolore delle vittime.
Le domande che ci facciamo in questo momento sono quelle di tutti: quanti sono i pedofili tra gli allenatori? E soprattutto, come scoprirli? Io dico che questa missione non può e non deve essere impossibile, anche perché si tratta di lavorare su un terreno fondamentalmente sano, straordinariamente ricco di figure fondamentali nella crescita non solo sportiva e nello sviluppo morale di centinaia di migliaia di ragazzi.
E allora bisogna sensibilizzare ancora di più le società e le famiglie, chiamate a una collaborazione e a un controllo incrociato. Il disagio deve essere riconosciuto in tempo. Serve una qualità e una selezione degli allenatori certificata, un aspetto questo su cui ci battiamo da tempo. Non basta la passione o il volontariato, servono tecnici capaci di svolgere il proprio ruolo educativo, perché a nessun bambino o bambina sia strappata l’innocenza in un modo tanto brutale e irrimediabile.
Renzo Ulivieri
Presidente Associazione Italiana Allenatori Calcio