10ª PUNTATA / I LOGHI DI UNA VOLTA - Secondo editoriale di Alessandro Bellin (economista con master in sportmanagement e in data per lo sport), che si concentra sui singoli atleti, dopo aver parlato delle società (qui la prima puntata). Fondamentali qualità come notorietà, empatia e rispettabilità, oltre all'impegno sociale, per favorire l'identificazione del pubblico, ma "bisogna saper stare e conversare sui social"
Nello sviluppo della comunicazione e nella gestione di un brand online sono avvenuti e stanno avvenendo continui cambiamenti. Mentre nella fase primaria della nascita dei social media, a cui attribuiamo un periodo di dieci anni fa, l'obiettivo principale era essere presente sui social e sul web, oggi la presenza e l'immagine non sono più sufficienti. Un brand o una persona, attraverso i propri canali, devono riuscire a trasmettere trasparenza e autenticità, che permettono di generare una reputazione positiva, rispettabilità e fiducia. Il concetto di pura immagine che ha dominato i social media nel lustro che va da circa il 2012 al 2017 non è più fondamentale, se non viene integrato con la condivisione, il dialogo e la partecipazione della propria community, intesa come fan o sostenitori che possono essere anche amici e parenti.
Ne è conseguito il cambiamento da marketing tradizionale a "marketing conversazionale" e la comunicazione da unidirezionale a bidirezionale. Una buona strategia di personal branding - cioè la gestione del profilo personale come fosse un'azienda - necessita di un monitoraggio continuo e di una reportistica, di un'interazione costante con la community di riferimento e di un coinvolgimento sempre maggiore degli utenti. Fattori che i migliori sportivi del mondo e i relativi team di gestione hanno saputo cogliere e che hanno permesso a tanti atleti di diventare personaggi pubblici molto seguiti sui social network. In alcuni casi la forte presenza online ha condizionato in maniera positiva la carriera di alcuni sportivi, creando intono alla persona un risalto mediatico che ha permesso di giovarne in termini di contratti ed opportunità maggiori.
È chiaro però che la creazione di un brand personale nasce sempre e comunque in seguito a fattori offline che influiscono sulla notorietà primaria di un’atleta: in alcuni casi, come spesso accade per i grandi campioni di tutti gli sport, l’arrivo da una situazione famigliare di povertà o con grosse problematiche porta negli altri un senso di empatia; indiscutibili capacità tecniche creano notorietà fin da inizio carriera, è più facile ricordare un’atleta forte, così come la vincita di trofei o campionati giovanili o premi individuali; una vita privata regolare soprattutto quando parliamo di atleti a livello top genera nel pubblico un senso di tradizionalità e rispettabilità dovuto alla raffigurazione della vita sana e famiglia tradizionale. I successi in campo influenzano sempre il brand personale, nello sport gli atleti più famosi e più richiesti tendono a essere sempre quelli di maggior successo, perché si avvicinano al concetto di atleta-supereroe in cui il pubblico si identifica.
A qualsiasi livello - parlando anche del nostro calcio dilettantistico - l’importante, oltre a rispettare i valori sopra evidenziati, è sapersi "vendere" online, mettersi in risalto facendo networking, utilizzare i social se si posseggono qualità per potersi mettere in evidenza. Vien da sè, però, che come dicevamo non bastano più la presenza e l’immagine, bisogna saper stare e conversare sui social, costruendosi un personal brand.
Ultimo, ma non meno importante, è l’impegno sociale. Lanciando messaggi e iniziative per i temi sociali più caldi, molti atleti di livello internazionale sostengono i diritti delle classi sociali più deboli e questo permette di migliorare la propria reputazione, soprattutto nell’epoca odierna. Riprendendo il claim usato dal cestista LeBron James bisogna essere “more than athlete”.
Il mondo dello sport per anni ha inseguito atleti superstar, presenti nella vita mondana, circondati dal lusso più estremo e sempre presenti sulle copertine. Oggi invece la community ricerca figure più semplici possibili, umane, più vicine alle persone di tutti i giorni, si è ritornati alla semplicità che contraddistingueva i calciatori/sportivi di una volta.