In breve, raccontaci di te.
Mi chiamo Gregory Leperdi. Nel 2018 ho terminato la mia carriera di hockeista su slittino. Sono sempre stato uno sportivo: da ragazzo praticavo soprattutto il basket; al tempo stesso mi piaceva mettermi in gioco con diversi sport: tennis, calcio e snowboard. All'età di venticinque anni sono stato vittima di un incidente molto grave a causa del quale ho perso la mia gamba sinistra. Dopo l'incidente ho ricominciato a fare attività grazie ad una protesi che mi ha permesso in un primo tempo di cimentarmi nell'atletica (ottenendo anche record nel lancio del giavellotto e nel pentathlon) e, in seguito, a intraprendere la strada del para-ice-hockey. Nel 2006 ho preso parte alle Paralimpiadi invernali di Torino indossando la maglia della Nazionale italiana: da quel momento la mia lunga avventura "su ghiaccio" ha visto la conquista di quattro titoli nazionali e la partecipazione a quattro Europei (ottenendo un oro e un argento), sei campionati Mondiali e quattro Paralimpiadi.
Dopo l'incidente, qual è stata la "spinta" che ti ha dato la forza di andare avanti e percorrere la strada dello sport?
È stata fondamentale la vicinanza della mia famiglia, dei miei amici e in particolare di mio fratello che mi ha fatto scoprire cosa erano in grado di fare gli atleti muniti di protesi: ho iniziato così a immaginarmi di fare attività sportiva. Dopo l'incidente, uno dei primi sport che ho praticato è stato lo snowboard (di cui, fin da ragazzo, son stato un grande appassionato). Inizialmente ho trovato numerose difficoltà, tuttavia grazie a una particolare protesi non ancora sul mercato ho avviato un percorso che mi ha portato in primo luogo a testare questo apparecchio e, in seguito, a contribuire alla sua messa in commercio. Successivamente ho iniziato a vedere se vi erano gare: all'epoca lo snowboard non era ancora considerato disciplina paraolimpica; ho iniziato così a contattare persone in Canada, Australia e Nuova Zelanda. In questo modo ho dato il via alle prime competizioni: penso che tutto ciò abbia contribuito alla creazione della relativa disciplina paraolimpica, nel 2014.
Persone come te hanno portato un radicale cambiamento nello sport degli atleti con disabilità: qual è il messaggio che ti senti di dare ad un ragazzo, disabile e non, che inizia a praticare una attività sportiva?
Il messaggio da far passare è che lo sport è soprattutto divertimento. Il consiglio che mi sento di dare è quello di provare discipline diverse, cercando quella che più si addice e permette di sentirsi bene. Lo sport - al pari della meditazione, della musica e dell'arte - è un mezzo per sentirsi meglio, un momento dove la quotidianità sparisce lasciando spazio al solo divertimento. Bisogna cercare la propria passione: provando e sperimentando si trova la strada.
Quale sport senti più tuo?
Ho praticato numerosi sport e ogni volta li ho sentiti tutti miei. Quello che mi ha regalato più emozioni e risultati è stato l'hockey su ghiaccio: mi ha permesso di rappresentare la mia nazione dandomi la possibiltà di partecipare a manifestazioni.
Tu conosci bene l'allenamento e i sacrifici che lo sport richiede. Il nostro Centro di Formazione cerca di infondere nei bambini la cultura del lavoro e la disciplina: quale consiglio puoi darci per migliorare la nostra efficacia?
Sono convinto che allenamento, sacrificio, dedizione e voglia di migliorare siano fondamentali: la testa può fare la differenza, bisogna volerlo. L'obiettivo che ogni sportivo deve porsi è quello di tirar fuori il meglio di sé e non importa se non si arriva al traguardo prefissato: se si è fatto il possibile non si devono avere rimpianti, va bene lo stesso!
Quali progetti hai per il tuo prossimo futuro?
Voglio introdurre la disciplina del para-standing-tennis, una variante del tennis dedicata a chi pur avendo disabilità fisiche è in grado di muoversi e giocare senza carrozzina. Ad oggi l'unica disciplina paraolimpica è su sedia a rotelle, tuttavia vi sono numerosi atleti che giocano stando in piedi ma ne sono esclusi perché privi di un braccio.
LA CARRIERA
Gregory Leperdi è un ex hockeista su slittino nato in Francia, ma naturalizzato italiano. Con la Nazionale ha disputato tutte le edizioni dei tornei ufficiali dall'esordio degli azzurri nel 2005; quattro edizioni dei campionati europei, sei dei campionati mondiali e quattro edizioni dei giochi paralimpici invernali.