INTERVISTA - Dal Beiborg al Lascaris Under 17, poi il salto in prima squadra al Cafasse Balangero, dove è titolare fisso. Il giovane esterno di racconta: «Prima Cocino e ora Fioccardi mi impiegano da terzino, ma per le mie caratteristiche mi piacerebbe giocare più avanti e fare qualche gol. Con l'ISS miglioro la tecnica e il controllo di palla. giocare subito in prima squadra ti prepara davvero per puntare a categorie superiori, il mio obiettivo è diventare professionista».
Classe 2007, entrato quasi per caso nella rosa di una squadra di Promozione e diventato subito titolare fisso: «Normale, va al doppio della velocità rispetto agli altri», è il commento di chi lo ha allenato e visto crescere passo dopo passo, Giordano Piras, fondatore dell’Individual Soccer School. Stiamo parlando di Riccardo Pomini, giovane esterno del Cafasse Balangero, che occupa il quarto posto nel girone B di Promozione: finora nella sua stagione ci sono 21 presenze in 23 partite di campionato, più di 1500 minuti in campo.
Riccardo, raccontaci la tua carriera.
«Ho iniziato a giocare a calcio a 9 anni, tardi rispetto agli altri, nella società del Beinasco. Non sapevo fare nulla, fin da subito sono stati fondamentali agli allenamenti individuali, che ho fatto prima con Ermanno De Maria, poi all’Individual Soccer School. Il Beinasco nel frattempo è diventato Beiborg, io sono rimasto lì fino all’Under 16. Avevo tante richieste, ma mi trovavo bene e mi divertivo, con gli amici di sempre».
Per cambiare squadra hai aspettato l’Under 17.
«Sì, mi ha chiamato il Lascaris, difficile dire di no. Ho fatto un solo anno con mister Maurizio Cocino, che è tosto ma insegna tantissimo. Abbiamo vinto il campionato, siamo usciti nella semifinale per il titolo regionale contro il Lucento».
Da lì subito nel calcio dei grandi. Come mai?
«Il Lascaris voleva confermarmi per la Juniores, ma mi ha chiamato il Cafasse Balangero, che in effetti è lontano da casa mia, ma sono andato per qualche allenamento. Il mister Stefano Fioccardi è stato chiaro, mi ha detto che avrei fatto la spola tra Juniores e Prima squadra, non mi assicurava nessuna presenza. Devo dire la verità: non ero molto propenso ad andare, mi ha convinto Giordano Piras, e anche Cocino mi ha detto che non potevo perdere questa occasione. Hanno avuto ragione loro, alla fine gioco quasi sempre titolare».
A 17 anni in Promozione. Come ti trovi?
«Mi trovo bene, benissimo. Altroché Juniores, un anno in prima squadra è molto più formativo, ti prepara davvero per puntare a categorie superiori. Questo è calcio vero, gioco con gente forte che ha fatto categorie importanti, come Lorenzo Coccolo e Mario Bruno. Qui un ragazzo giovane come me può crescere davvero».
Però hai dovuto cambiare ruolo.
«Già con Cocino, che mi ha messo terzino, mentre avevo sempre giocato esterno alto. Mi piace giocare basso, per carità, ma mi piacerebbe fare più gol, in carriera ne ho sempre fatti. Da esterno alto, punti l’uomo e sei in porta. Adesso, quando arrivo là davanti sono già morto (risata, ndr). Faccio cross, qualche assist, prima o poi capiterà anche di segnare».
Starai migliorando nella fase difensiva.
«Sto imparando a difendere, anche se a livello tattico, come movimenti e diagonali per capirci, ci sono abbastanza. Se il mister mi fa giocare vuol dire che sto andando bene e ovviamente ascolto quello che mi dice e do sempre il massimo. Anche se - ripeto - mi piacerebbe stare più alto per esaltare le mie caratteristiche: sono rapido, bravo nell’uno contro uno, ho una buona tecnica e visione di gioco».
Qualcosa ci hai già detto, ma quali sono gli allenatori più importanti che hai avuto, e cosa ti hanno insegnato?
«Francesco Addesi al Beiborg mi ha insegnato a non mollare mai, ad allenarmi sempre al massimo. Maurizio Cocino mi diceva poche cose ma sempre giuste. Stefano Fioccardi mi dice di metterci la testa che poi i risultati arrivano. È un grande motivatore».
Nel tuo percorso, che ruolo ha giocato l’Individual Soccer School?
«Ha giocato e gioca tutt’ora un ruolo fondamentale. In generale, vado per migliorare la tecnica e il controllo di palla. Giordano e i suoi istruttori, che sono tutti bravissimi, ogni volta mi mettono in difficoltà con situazioni specifiche che poi ritrovo in partita, tante piccole cose ma tutte utili».
Fuori dal campo, cosa ti piace fare?
«Studio, sono al quarto anno di informatica. Qualche volta aiuto i miei genitori al ristorante, mi piacerebbe seguire la strada di mio padre ma lui vuole che io mi laurei, prima di tutto».
E ha ragione! Chiudiamo con il tuo sogno nel mondo del mondo del calcio.
«Giocare in serie A è il sogno per tutti, ma l’importante è arrivare nel professionismo. Ma da esterno alto!»