Venerdì, 01 Novembre 2024

“Chi vince il campionato provinciale deve essere promosso ai regionali”. Il programma di Christian Mossino, confermato presidente regionale LND

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INTERVISTA - Domani l’assemblea elettiva confermerà l’attuale presidente, visto il passo indietro dello “sfidante” Filippo Gliozzi. Ecco le sue idee e il suo programma riguardo ai conti del Comitato e al Report Integrato 2020, alla possibilità di concludere questa stagione sportiva, al format dei campionati giovanili, a rappresentative e Club Piemonte, al vincolo sportivo


Christian Mossino è di fatto confermato alla guida del Comitato Piemonte e Valle d’Aosta della Lega Nazionale Dilettanti: l’assemblea elettiva che si riunirà domani pomeriggio non potrà che votarlo come candidato unico alla presidenza, visto che lo “sfidante” Filippo Gliozzi ha deciso di ritirare la sua candidatura.

Presidente, innanzi tutto grazie per aver accettato la nostra intervista. Iniziamo da una rapida valutazione dei tuoi primi quattro anni. Partendo dal presupposto che non può essere tutto giusto o tutto sbagliato: cosa ha funzionato, cosa va migliorato, cosa c’è da cambiare.

“Quando abbiamo iniziato, quattro anni fa, il nostro primo obiettivo è stato quello di migliorare l’aspetto finanziario, burocratico e amministrativo del comitato. Questo è stato fatto. Attenzione, c’è ancora molto da fare, ma il grande lavoro fatto per sistemare i conti ci ha permesso di restituire dei soldi alle società, sotto forma di contributi, compresi gli 500mila euro per far fronte alla pandemia. Senza economie e ottimizzazioni, non ci saremmo riusciti. La dimostrazione è il Bilancio sociale: siamo il primo Comitato in Italia ad averlo presentato, per fare vedere progetti e programmi ma soprattutto per rendere accessibile a tutti la nostra gestione economica”.

Cosa poteva essere fatto meglio?

“Avrei voluto fare di più per costituire il Club Piemonte, anche cercando aiuti finanziari esterni. E dobbiamo migliorare le attività di servizio per società: la costituzione dello sportello unico su impiantistica, questioni legali e fiscali è il primo passo. Adesso, oltre a fornire un servizio di consulenza, dobbiamo farci promotori di iniziative nei confronti delle società, come per esempio l’accesso ai bandi europei”.

L’ultimo atto, dicevamo, è stato il Report Integrato 2020.

“È la radiografia degli ultimi quattro anni: le società possono verificare quanto fatto, come e perché. Serve sia al Comitato regionale che alle società come biglietto da visita per presentarsi alle aziende, per finanziare i loro progetti. Come il Club Piemonte, per quanto ci riguarda”.

Secondo te, si potrà riprendere a giocare e quando?

“Inutile raccontare bugie o dare false speranze, perché dipende dalla pandemia. La volontà da parte nostra c’è, ma bisogna giocare in salute e sicurezza. Quando ci sarà possibilità, noi siamo pronti, per il ruolo sportivo e anche sociale che rappresenta il calcio dilettantistico”.

Come si può finire questa stagione?

“Troppo presto per fare progetti. L’obiettivo è quello di finire regular season, senza playoff, playout e fasi finali, vedremo se sarà possibile. Altrimenti, parleremo con le società e troveremo insieme il modo per fare comunque attività e dare un senso alla stagione. Dire adesso cosa si farà non sarebbe corretto: da un lato dipendiamo dalla situazione sanitaria e dalle scelte del Governo, dall’altro dobbiamo sentire le società”.

Parliamo di Settore giovanile. Tra regionali e provinciali, il format attuale va confermato o modificato?

“Anche in questo caso è fondamentale raccogliere l’opinione delle società piemontesi: da subito, come scritto sul programma, farò il giro di tutte le province per parlare anche del format delle giovanili. Ma io ho un’idea ben chiara a proposito: l’unico sistema che toglierebbe ogni discussione è che chi vince il campionato provinciale acquissca l’accesso ai regionali: non per categoria come adesso, ma per annata. La squadra che vince viene promossa, questo è l’unico format giusto, ovviamente nel rispetto dei presupposti societari come quello della filiera. Il format attuale, così come quello precedente che con i gironi di qualificazione, hanno pro e contro evidenti. Sono due anni che il nostro Comitato si propone a Roma per avviare una sperimentazione in tal senso, vedremo se sarà possibile”.

Bisogna alzare il livello qualitativo del nostro calcio: la tua strategia.

“La qualità parte dalla Scuola calcio, su questo non c’è dubbio: è lì che vanno concentrati gli sforzi e gli investimenti della Federazione, a partire ruolo formativo e culturale del Settore Giovanile e Scolastico. Solo se parti dal basso la qualità poi arriva anche nei campionati regionali e nazionali, molto più che facendo - per esempio - un girone di élite, che di per sé non è la soluzione, infatti in altre regioni è stato messo e tolto”.

Argomento rappresentative: il tuo programma.

“Devo dire che finora abbiamo avuto dei buoni risultati, soprattutto nel femminile e nel calcio a 5, ma bisogna migliorare, in questo sarà fondamentale il Club Piemonte. Non è solo un discorso di selezione, l’obiettivo principale sarà quello di portare sul territorio un supporto tecnico ed educativo alle società, tramite tecnici specializzati, come fanno le aree di sviluppo territoriale dell’SGS, un progetto magnifico. Solo così si può fare un lavoro di qualità con i ragazzi e costruire rappresentative che, scusate il gioco di parole, siano veramente rappresentative”.

E le rappresentative provinciali, ha senso ricostituirle?

“Se erano fatte come quattro anni fa no, erano solo un costo - parliamo di 60mila euro, non pochi - senza valore. Se invece fossero un investimento, nell’ottica dello sviluppo territoriale di cui parlavo prima, e magari sostenute da sponsorizzazioni private, allora sì”.

Chiudiamo con il vincolo sportivo. Una tua valutazione generale sulla riforma voluta dal Ministro Spadafora e una domanda: come possono essere comunque tutelate le società?

“Credo che il problema più grosso della riforma sia l’equiparazione del collaboratore sportivo a dipendente, questo aspetto è il primo su cui intervenire: su questo siamo già d’accordo con i presidenti dell’Area Nord, anche il presidente regionale Cirio ci ha assicurato il suo appoggio. Insieme alla FIGC e alla LND nazionale, dobbiamo mettere in campo tutte le iniziative possibili per evitare questo disastro. Quanto al vincolo, io rimango dell’idea che si dovrebbe lasciare la possibilità di vincolare i giocatori dai 14 anni fino al massimo a 20, anche 18, dopo importa poco. Ma se davvero verrà abolito bisognerà trovare il modo di tutelare gli investimenti delle società sulle giovanili, tramite una completa rivisitazione dei premi preparazione”.

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