La decisione Domenica sera al termine di due giorni passati sotto la pioggia in giro per i campi. Seduto sul divano, inzaccherato e pensieroso di uno sport che va sempre più verso il declino. Non lascio perché questo sport il più amato dagli Italiani, non mi piace più, anzi vedere giocare i bambini e ragazzini una partita di pallone mi emoziona sempre. Lascio perchè sono in overdose di maleducazione, amareggiato e soprattutto stanco e poi perché sono diventato ripetitivo.
Stanco di sentire “Mister” alla fine della partita che è “mancata la “profondità”. A un bambino di dieci anni gli manca la profondità? Che non giocano bene la “seconda palla”. La seconda palla? Ma non c’è ne solo una in campo? O piuttosto che le “fasce” non ritornano. Ma a un bambino che è ancora in “fasce” come fai a spiegarglielo?
Stanco di vedere Papà litigare già durante gli allenamenti, azzuffarsi durante la partita, aggrapparsi alle reti come delle scimmie e urlando di tutto. Stanco di sentire le offese: “coglione”, “spezzagli le gambe”, “non capisci un caz..”, “arbitro sei uno stronzo” quando va bene. Vedere tutti i weekend genitori che se li danno di santa ragione per una battuta o un rigore non dato, con tanto di intervento di carabinieri o polizia, davanti a quei bambini attoniti di vedere i loro Papà picchiarsi mentre loro si stanno divertendo. O piuttosto, è questo è peggio, “Papà guardalinee” che durante la partita fanno gli allenatori dicendo dove devono mettersi, cosa devono fare e dove devono andare sti poveri bambini, dicendo esattamente il contrario di quanto il loro Mister gli urla dall’altra parte. Ma stanco anche di tutte queste società, che già a nove o dieci anni, caricano questi bambini pretendendo che siano dei professionisti, illudendo magari il papà acceso che magari andrà a fare un provino al Toro o alla Juve perché bravo. Di questi tornei interminabili, di questi campionati senza senso, di questa pressione che toglie la felicità ai bambini di poter dare quattro calci a un pallone, divertirsi imparando qualcosa. Tanto nessuno di loro, con grande dolore dei Papà, andrà a calpestare il prato dello Juventus Stadium o piuttosto il Santiago Bernabeu di Madrid.
E poi ormai la gente non legge più. Si limita a guardare le fotografie magari con la speranza di poter vedere il proprio figlio, al massimo mette un “mi piace” contornato da “faccine” di cui non si capisce il significato o dal massimo sforzo di un commento quasi sempre fuori luogo, appunto perché non ha letto ma visto solo la fotografia. Poi ci sono i genitori “giornalisti” che mandano commenti ai vari giornali che manco un vero “giornalista” saprebbe fare, con tanto di minuti, cronaca minuziosa della gara, le occasioni finali e alla fine le considerazioni finali. Ma sono bambini non giocatori professionisti! Non oso immaginare questi Papà cosa non dicono ai loro figli quando ritornano a casa dopo la partita. Non oso!
Vi domando: Ma voi lo sapete che l’Italia è l’unico paese al mondo che ha ben cinque quotidiani, dico quotidiani, che parlano solo di calcio? E questi giornali devono riempirli in qualche modo. Per non parlare di tutte quelle migliaia testate di calcio regionali e locali che oramai sono l’appuntamento del Lunedì per vedere i commenti, le classifiche, e addirittura le pagelle come ai veri giocatori, con Papà che si incazzano se suo figlio ha avuto meno di sei. Magari non lo prende neanche a scuola. Ma questo è un altro discorso. La mia nausea nasce da troppi anni a vedere e sopportare tutto questo, una overdose di maleducazione e di invasati che ogni domenica invade le tribune dei campi per sfogare tutte le amarezze e le tensioni accumulate durante la settimana. Per non parlare poi dei “social”, invasi da fotografie di bambini, commenti e diciture da giocatori professionisti, che raccontano prodezze e gol infischiandosene di proteggere un bambino di poco più di otto o dieci anni mostrato con la divisa da calciatore o messo come una delle figurine “Panini”. Ancora un esempio? Domenica scorsa in Grecia, il Presidente del Paok squadra della massima divisione, è entrato in campo con la pistola in bella mostra nella cintola, tutte le televisioni e giornali hanno fatto vedere, siamo arrivati anche a questo e chissà quanti lo fanno anche da noi?
Domenica scorsa in tutti i campi si è osservato un minuto di silenzio per ricordare la morte di DAVIDE ASTORI. Tutti commossi, molti in lacrime e a dire che questa morte li aveva colpiti. Ma poi appena l’arbitro ha fischiato hanno ripreso a darsele di santa ragione e insultarsi.
E’ la settimana della “Festa del Papà”. Per una volta facciamo in modo che siamo noi Papà a fare un regalo ai nostri bambini: Felicità nel vederli divertire giocando al pallone.
Non ve l’ho mai detto, ma anche io ho un figlio che gioca a calcio, però nel settore giovanile dove l’esasperazione rispetto alla scuola calcio è più esasperata. Li ci sono le convocazioni, undici vanno in campo e sette siedono in panchina, altri addirittura giocano poco. E’ difensore centrale e dicono che è bravo. Ogni tanto vado a vedere qualche partita ma restando in disparte per non sentire tutte quelle “bestemmie” e imprecazioni che i genitori accaniti e accesi vomitano dalle gratinate. Non li sopporto più. E’ diventato tutto insostenibile. Addirittura ci sono Papà che neanche un minuto che l’arbitro ha fischiato il calcio d’inizio dicono:
<<stanno giocando male. Non sono veloci>>. Ma è appena iniziata la partita!
Quindi, cari lettori che mi avete e mi sopportate, se vi va ancora di seguirmi, dal prossimo Mercoledì non vi racconterò cosa ho visto nella partite “ufficiali” delle scuole calcio dei bambini, ma andrò in giro per le vie dei quartieri, per i prati, per i campetti improvvisati per le strade o i campi, per raccontarvi le partite dei bambini e dei ragazzi interminabili fino a quando non tramonta il sole, dove non ci sono “Mister”, “allenatori”, massaggiatori”, “guardalinee”, “giornalisti” e soprattutto dove non ci sono Papà ma solo i bambini che giocano senza divise e con le scarpe più o meno di calcio. Partite di pallone vere, genuine e non inquinate da un mondo, quello del calcio, sempre più pazzo e impazzito. E’ per favore cari genitori, non venite neanche li lasciateli giocare tranquillamente, fateli divertire perché ancora le strade e i campetti sono rimasti gli unici luoghi dove si gioca e ci si diverte veramente giocando una partita di pallone.
Il mio desiderio? Incontravi tutti per parlare dei nostri bambini, dei nostri figli che vogliono giocare al calcio da soli, un modo come un altro per conoscerci e confrontarci su ciò che è veramente importante per i nostri bimbi è invece di quanto c’è di effimero in queste sport, desiderio che già avevo espresso in queste settimane alla redazione di “Giocaacalcio.it” che hanno trovato l’iniziativa ottima condividendo con me questa sana passione di disincanto verso il pallone.
Starà a loro e a voi. Ma per favore senza parlare di tatticismi o formazioni. In fondo si tratta di rincorrere un pallone con i piedi e cercarlo di metterlo dentro una porta, gustandosi il divertimento e pure gratis!
La redazione (AM)