Venerdì, 22 Novembre 2024

Antonio De Simone e il Venaria, le strade si rincrociano. Pronto il ritorno in società nella prossima stagione

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INTERVISTA - Antonio De Simone torna a vestire i colori arancio verdi, con immutato entusiasmo, pronto a guidare i Pulcini 2013 nella nuova stagione.
 


Certi amori non finiscono mai e così Antonio De Simone torna per la terza volta al Venaria, dopo la doppia esperienza maturata al Lascaris. Tanti anni in casa bianco nera, società che lascia in armonia, come tiene a sottolineare lui stesso.

"Lascio un pezzo di cuore al Lascaris. E' una società che mi ha dato tanto, dove ho incontrato persone con cui ho stretto rapporti che vanno al di là del campo, come con Denis Sanseverino, che per me è un amico fraterno. Dal presidente al responsabile dei Piccoli Amici Matteo Agnino, ci siamo salutati con serenità, consapevoli delle esigenze reciproche. Mi avevano proposto di prendere un'annata dei Piccoli Amici, ma ho preferito declinare, per continuare a seguire i Pulcini a 7, che sono la categoria in cui mi trovo meglio. Vado via dopo un bel percorso, dove credo di aver dato il mio contributo alla crescita di ottimi gruppi come i 2009, che tanto bene stanno facendo nel Settore Giovanile, o i 2014 e i 2011, uno dei gruppi migliori della Scuola Calcio a mio avviso".

E ora ecco il Venaria.
"Ho avuto diverse proposte da varie società e questo non può che gratificarmi, un riconoscimento del buon lavoro svolto in questi anni. Il Venaria però è come una seconda casa, è un ambiente che conosco e dove mi sono trovato bene ed eccomi qua. Abbiamo avuto subito alcuni incontri con la società e ci siamo trovati in sintonia per quelle che saranno le metodologie di lavoro future, l'entusiasmo è reciproco e la visione del percorso da intraprendere è condivisa. Di mio oltre alla voglia, alla passione, porto tutte le mie competenze. Credo di essere uno degli istruttori più longevi nel mondo della Scuola Calcio torinese, sono in campo da 26 anni e di stagione in stagione tanto è cambiato. Mi sono sempre tenuto aggiornato sui nuovi metodi e tecniche di allenamento, porto qui tutto il bagaglio di esperienza che dall'ultima volta si è arricchito. Anche grazie al lavoro che svolgo nella mia Scuola Calcio privata e come istruttore di padel, lo sport è dentro di me e mi arricchisce, anche e soprattutto grazie ai bambini. Stare con loro ti migliora, migliora l'approccio che hai con il mondo adulto, ti insegnano a vivere più sereno".

Porterai qualche innovazione?
"Quando ero all'Ivest sono stato il promotore di un'iniziativa che sarebbe bello poter adottare anche oggi: nel 3° tempo mischiare le squadre. Ci sono situazioni o realtà dove si cerca in maniera esasperata il risultato, cosa in queste categorie assolutamente sbagliata. Spesso favorendo la cultura dell'imbroglio, invitando i bambini al fallo sistematico, alla perdita di tempo se si è in vantaggio. Sono cose che non dovrebbero vedersi e con un sistema come quello che proponevamo al tempo, si limerebbero certi aspetti, coinvolgendo anche i genitori. I bambini socializzerebbero in campo con gli avversari e per le famiglie sarebbe un'occasione per conoscersi, stemperando una tensione che non avrebbe motivo d'essere. Io nel mio piccolo cerco di creare qualcosa, di educare il piccolo in modo che non ci sia l'esasperazione per la ricerca del risultato, che si viva la partita in maniera più leggera. Cerco di farlo anche nella mia Scuola Calcio, dove ho provato a creare un ambiente dove si possa trovare bene chi vuole uscire da certe dinamiche snervanti. Ma il problema dovrebbe essere trattato dalla federazione, ci vorrebbero interventi decisi. Del resto nel corso del tempo sono cambiate tante cose nella Scuola Calcio, anche per brevi periodi, quindi cambiare si può. Però è complicato, forse nella realtà piemontese è anche più difficile uscire da questa idea di competitività estrema. Ho notato ad esempio che in Lombardia, realtà che conosco abbastanza bene, la situazione è diversa. Questo, assieme alla necessità di avere istruttori e dirigenti sempre preparati in tutte le società, è un problema che andrebbe risolto, altrimenti si rischia di fare grossi danni in un momento delicato del percorso di crescita del bambino/calciatore".

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