PANCHINA - L’ormai ex allenatore dell’Under 19 nazionale: “Avevo comunicato che non volevo più fare la Juniores ma non pretendevo certo la Prima squadra. Mi dispiace per il modo, non mi è stata data alcuna spiegazione. Ora voglio continuare nel mio percorso di crescita come allenatore”
Clamoroso divorzio tra Marco Pecorari e il Chieri. A raccontarlo è lo stesso allenatore, un passato da calciatore professionista, da tre anni in collina: “20 giorni fa avevo comunicato a Perfetti (direttore generale e braccio destro del presidente Luca Gandini, ndr) che non volevo più fare la Juniores, non per presunzione ma per ambizione, cerco nuovi stimoli e voglio crescere come allenatore, ne voglio fare un lavoro. Dieci minuti fa mi ha chiamato per dirmi che non rientro più nei piani del Chieri, in una telefonata di 30 secondi”.
Pecorari non nasconde la sua amarezza: “Non ho mai preteso di allenare la Prima squadra a Chieri. Non conosco la situazione di Morgia, che stimo molto, ma a prescindere da questo non nego che mi sarebbe piaciuto. L’anno prossimo ci saranno due 2001 e un 2002, annate che conosco molto bene, ci poteva stare. Ma il problema non si pone, ci ha pensato la società a esonerarmi”.
Sono i modi, più del merito della decisione societaria, che non sono piaciuti all’ormai ex mister del Chieri: “Il presidente è libero di decidere come meglio crede, ci mancherebbe altro, non pretendevo niente, ma una spiegazione sì: mi sarebbe piaciuto sentirmi dire che non sono all’altezza della Prima squadra, e invece nessuno mi ha detto niente. Questo mi è dispiaciuto, c’è modo e modo di trattare gli allenatori: fiducia e valorizzazione dei giovani, a volte, sono solo parole”.
Ma Pecorari guarda già al futuro: “Il calcio non finisce a Chieri, fortunatamente. Ho fatto qualche chiacchierata con amici e poco più, ora che non sono più ufficialmente a Chieri sono libero di ascoltare nuove proposte. Ripeto, mi piacerebbe una Prima squadra ma ci possono essere anche altre soluzioni interessanti. La cosa più importante è che devo sentire fiducia in me, nei miei metodi e modi di lavorare, e devo continuare nel mio percorso di crescita”.