Domenica, 26 Gennaio 2025
Venerdì, 24 Gennaio 2025 17:01

Beppe Viola - La scommessa (vinta) di Paolo Borio: in Terza categoria con l’Under 19

Scritto da Denis Lauriola

INTERVISTA - L’allenatore racconta la scelta di passare subito nel mondo dei grandi: “Me lo ha proposto il presidente, ci ho pensato e mi sono convinto. I ragazzi sono cresciuti tantissimo e adesso siamo primi in classifica e imbattuti. Amo il calcio perché è democratico, metto in primo piano i rapporto umani”


Giocare in Terza categoria con la seconda squadra Under 21, come previsto dal regolamento. Squadra che in realtà è l’Under 19, che ha saltato a piè pari l’ultima categoria del settore giovanile per confrontarsi subito con il mondo dei grandi. E ritrovarsi, alla vigilia della ripresa del campionato dopo la pausa invernale, come la squadra da battere, al primo posto in classifica, imbattuta e con la miglior difesa. È la sfida del Beppe Viola del suo allenatore, Paolo Borio.

Mister Borio, raccontaci la tua carriera da allenatore.
“Ho incominciato a giocare a calcio tardi, quando avevo 18 anni, negli anni Ottanta, senza fare le giovanili perché facevo nuoto a livello agonistico. Ero mancino dal fisico pesante, sono arrivato fino in serie C per 6 mesi. A 28 anni le ginocchia mi hanno abbandonato e ho smesso. Per ben 15 anni sono rimasto a guardare, fino a quando il Barracuda, la società dove giocavano i miei figli, mi ha coinvolto come allenatore. Lì sono rimasto 10 anni, tra Allievi e Juniores, poi una parentesi all’Accademia Pertusa e ora sono al Beppe Viola da tre stagioni, sempre con i 2006. Lo scorso anno siamo arrivati secondi in campionato, adesso stiamo raccontando una nuova storia”.

Come si vive nella famiglia Beppe Viola?
“Mi trovo molto bene. Non ho mai avuto attriti nelle società in cui ho militato, qui sento la stima, c’è un ambiente familiare, con i ragazzi c’è un ottimo rapporto a prescindere dai risultati. Trascorrere il mio tempo libero in società mi alleggerisce, solcare i campi da calcio mi diverte”.

L’arrivo in società di Stefano Guidoni, quale valore aggiunto ha portato?
“In verità mi ha portato via due giocatori, in prima squadra (risata, ndr). Seriamente, Stefano è un allenatore di grande spessore, c’è da imparare solo a vedere come lavora sul campo. La sua presenza è assolutamente positiva”.

Secondo la tua esperienza, quali caratteristiche dovrebbe avere un allenatore oggi?
“In questa domanda c’è da perdersi, le variabili sono molteplici. Ritengo che la mia dote sia la tranquillità, la calma, saper leggere e interpretare una partita. Il gruppo è fondamentale, ci sono ragazzi che incontro dopo anni ed è sempre una gioia, nei rapporti umani ci sono le vere soddisfazioni. Da quando giocavo a quando ho iniziato ad allenare sono trascorse delle ere geologiche, ovviamente mi informo, mi adeguo, cerco di stare al passo. Ritengo che l’umiltà sia il valore più prezioso che un allenatore possa avere, la capacità di mettersi sempre in gioco, la voglia di imparare”.

Metti i rapporti umani in primo piano.
“È fondamentale avere un buon rapporto con le persone, con gli altri allenatori, con direttore, presidente segretario, tutti insomma. Con i giocatori i ruoli devono essere sempre ben definiti, ma un allenatore deve valutare quando essere amico e quando più determinato”.

Cosa ami del gioco del calcio e quali sono i valori che cerchi di trasmettere ai ragazzi?
“Tralasciando tutto ciò che si cela dietro il gioco dei grandi, la forza del calcio è il suo essere democratico: chiunque può giocare a pallone, poi gioca chi è più bravo, chi ha più fame riesce meglio. A me piace fare le cose seriamente senza prendermi troppo sul serio, sono pronto a scherzare per poi lavorare sodo. Pretendo testa e cuore, se si vuole vincere come ci sta accadendo oggi. Ecco, il calcio permette tutto questo”.

Scendiamo nello specifico della stagione. L’idea di partecipare alla Terza categoria con il gruppo Under 19, come nasce?
“Questa estate ero sulla strada di ritorno dalla Normandia quando mi ha chiamato il presidente, proponendomi questa idea. Inizialmente non ero convinto, anche se sapevo di avere una delle squadre più forti a livello provinciale. Poi ci ho riflettuto, la sfida e la prospettiva di crescita mi hanno entusiasmato. La vera difficoltà è stata convincere i ragazzi, che inizialmente erano quasi timorosi. Ragionando insieme, anche se con qualche remora abbiamo deciso di provarci, non sapendo comunque ciò che ci aspettava in una categoria che non conoscevamo.

Finora, scommessa vinta.
“La prima partita, in coppa contro il Rapid, abbiamo perso ma quella gara contro l’avversario ritenuto più temibile ci ha dato fiducia. Abbiamo vinto la prima di campionato contro l’Antonelliana e la consapevolezza è cresciuta. Sulle ali dell’entusiasmo abbiamo collezionato una serie di risultati positivi, siamo gli unici imbattuti, anche i ragazzi non rimpiangono la scelta di inizio stagione, anzi sono cresciuti in modo notevole. Adesso ci aspetta un girone di ritorno agguerrito, ogni partita sarà una lotta con il coltello tra i denti”.

Un sogno nel cassetto?
“Arrivare fino in Prima categoria con questi ragazzi”.

Ultima modifica il Domenica, 26 Gennaio 2025 10:00

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