Sabato, 23 Novembre 2024
Giovedì, 13 Febbraio 2020 23:44

Bomber d’epoca, imprenditore di abbigliamento sportivo, padrino di Tongya: alla scoperta di Franco Tallone, una vita nel calcio

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IL PERSONAGGIO - Il titolare della Tallone Sport a ruota libera: “Sono legato ai presidenti della vecchia scuola, manca un personaggio come don Joe Galea. Oggi c’è più professionalità ma meno valori, i ragazzini sono un po’ troppo stressati fin da piccoli”


Maglie, borse, scaffali pieni di scatoloni, scrivanie ricolme di carte, contratti e appunti: è la sede di Tallone Sport, l’ufficio-magazzino di via Trecate in cui si vestono un centinaio di società di calcio di Torino e del Piemonte. Il padrone di casa è Franco Tallone, da una vita nel calcio, sempre con un atteggiamento mite ma uno sguardo deciso. Dietro la sua scrivania campeggiano due foto, un giovanissimi Franco Tongya con la maglia della Juve e un giocatore d’epoca in bianco e nero.

Franco, per raccontarti iniziamo da queste foto. Tongya, trequartista della Juventus Primavera e della nazionale Under 19 è considerato tra i talenti emergenti del calcio italiano.
“Il papà è mio dipendente, fin da quando avevo aperto un’attività in Camerun e lui lavorava per me. Quell’attività è ormai chiusa, ma quando c’è stata la possibilità l’ho fatto venire qui in Italia, lavora ancora con me. Io e mia moglie siamo padrino e madrina di Franco, che si chiama così in mio onore… Siamo legati da sempre”.

E la foto in bianco e nero?
“Sono io quando giocavo a calcio, tanti anni fa. Lavoravo in banca e giocavo a livello semi professionistico, in serie D, con Cuneo e Albese”.

Ruolo?
“Ero un bomber”.

La tua attività nell’abbigliamento sportivo è nata dalla passione per il calcio?
“Ho smesso di giocare a 33 anni e ho iniziato con questa attività, non volevo restare in banca tutta la vita”.

Che anno era?
“Ho aperto la Tallone Sport nell’87, da più di 30 anni con la stessa passione”.

Quante magliette hai prodotto in questi anni?
“Non so, milioni, impossibile contarle”.

Forse è più facile contare le società.
“Tantissime società, in Piemonte saranno un centinaio, tutte le più importanti di Torino le abbiamo”.

Solo calcio?
“Diciamo l’80 per cento del nostro fatturato arriva dal calcio, ma serviamo anche altri sport, tra Piemonte e Liguria”.

Poi ci sono le Academy.
“Per quattro anni ho gestito le Academy Torino in esclusiva, quest’anno hanno cambiato sponsor tecnico e la Kappa ci ha dato le Academy Genoa su tutto il territorio nazionale, una cinquantina di società. Dalle nostre parti ci sono Pro Collegno, Borgaretto, adesso anche il nuovo Cuneo”.

Hai vissuto una vita nel calcio dilettantistico piemontese: i personaggi a cui sei più legato?
“Dal punto di vista affettivo don Joe Galea, avevo grande stima per lui ed eravamo legati da un ottimo rapporto, la sua scomparsa è stata una grave perdita per tutto il movimento. E poi tutti i presidenti storici, come Riccetti, Zecchi, Frau. Quelli della vecchia scuola, ci siamo accompagnati per tanti anni”.

Ultima domanda. Ti riconosci nell’evoluzione che sta vivendo il mondo del calcio?
“C’è più professionalità, ma meno valori, i ragazzini sono un po’ troppo stressati fin da piccoli. Mancano realtà come l’oratorio, dove sono cresciuti tutti i ragazzi della mia generazione”.

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