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Mercoledì, 27 Ottobre 2021 10:20

Il ricordo: Giò Frassi, la normalità di un uomo perbene

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3ª PUNTATA / IL CENTROMEDIANO METODISTA - Il giornalista Paolo Accossato ripercorre le tappe della sua amicizia con Giorgio Frassinelli, dal primo incontro al Piemonte Sportivo fino ai racconti al bar di piazza Basilicata: "Appassionato, competente, innamorato ma prima di tutto un uomo perbene, serio e onesto. Raramente una convergenza di opinioni su una persona è risultata così ecumenica, raramente la mancanza di un amico può sembrare così struggente"    


“Ci vediamo in piazza Basilicata. Facciamo alle 10 così ti offro colazione”. Era giugno e per scrivere il mio libro sulla storia delle società di calcio giovanile avevo bisogno di qualche informazione in più sull’Ardor. Sapevo che lui sapeva tutto sull’Ardor, sapevo che lui per certi versi era l’Ardor. Lo chiamo a casa perché, come mi diceva spesso, “il cellulare spesso lo tengo spento e proprio non mi ci abituo”. Mi dà l’appuntamento e ricordo di essere andato con un buon numero di fogli perché, lo conoscevo bene, l’incontro non sarebbe stato breve.

Cerco di ripopolare la memoria con il ricordo e credo di aver visto Giorgio Frassinelli la prima volta al Piemonte Sportivo, quasi certamente nella sede di via Guidobono. Fine anni ’80, mi dicono che quello è il Frassi dell’Ardor. Con me Aristide Tutino, Luciano Coraglia, un giovane Enzo Tripodina. La sua parlata di velluto sulla “r” un po’ arrotata, la capacità di fare sentire a proprio agio nonostante la differenza d’età. I fogli in mano con distinte un po’ scritte a mano, un po’ a macchina da scrivere. Da lì tante telefonate, soprattutto in occasione dell’Oscar e del Superoscar: “Ciao Paolo Accossato della Stampa” dall’altro capo del filo e io che no, non devi associarmi al giornale, ma lui riconoscente per un trafiletto. Sempre troppo per lui, sempre troppo poco per me.

Quel giorno in piazza Basilicata mi racconta un aneddoto. Frassinelli, siamo negli anni ’70, è al Guala, la società rosanero della piazza omonima. In un’epoca senza cellulari in cui è un miracolo trovare i risultati del proprio girone prima del lunedì mattina, il “Giò” riesce già entro la sera della domenica a sapere come sono andate tutte le partite, stilando graduatoria e classifica marcatori aggiornate, per così dire, in tempo reale. Al bar di piazza Guala passano anche quelli dell’Ardor che tentano lo scippo: “Verrebbe a fare quattro chiacchiere da noi?”. La sede è in strada San Mauro, poco più di un buco dove Frassi trova venticinque persone ad attenderlo. Sui lati, armadi e scaffali che si aprono svelando piatti, tovaglie ed una cena pronta con cui quelli dell’Ardor conquistano quello che sarà l’anima della società per ventisette anni.

Nascono anche così le piccole grandi storie dei grandi e per nulla piccoli dirigenti del calcio: una cena condivisa oppure un campanello rubato alla parrocchia di San Giacomo con cui si guidano le riunioni serali proprio come in un Consiglio dei Ministri. Spesso quando si parla di chi non c’è più si tende a rendere agiografica la sua vita, si mitizza e si esalta senza troppo tener conto delle nostre naturali miserie. Con Frassinelli questo non è possibile perché rappresenta per tutti quelli che lo hanno conosciuto la normalità di un uomo perbene. Appassionato, competente, innamorato ma prima di tutto un uomo perbene, serio e onesto. Che la buona sorte ha portato in rotta di collisione con il calcio ma che avrebbe potuto essere lo stesso in mille altri ambiti della vita. Perché un conto sono gli accidenti aristotelici che declinano la nostra esistenza verso l’una o l’altra parte, altro è la sostanza dell’essere umano. Raramente una convergenza di opinioni su una persona è risultata così ecumenica, raramente la mancanza di un amico può sembrare così struggente.   

 

Ultima modifica il Mercoledì, 03 Novembre 2021 13:04

(Torino, 1970) Giornalista pubblicista, dal 1989 collabora con “La Stampa” nell’ambito del calcio dilettantistico. Dal 1996 è docente di materie letterarie presso il Liceo Valsalice in cui dal 2006 svolge le mansioni di Vicepreside. E’ autore del libro “All’ombra dei giganti. Storie di quartieri e di calcio giovanile nella città di Juve e Toro” (Bradipolibri).

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